mercoledì 27 luglio 2011

La pacchia dell'essere psicologi in Italia

Di due categorie di persone non si può proprio fare a meno in Italia: le mignotte e gli psicologi. E nonostante le prime siano pagate decisamente di più e godano di maggiori privilegi, la vita da psicologo è tutta una pacchia.
Si comincia presto –ed è meglio far presto, visto che davanti ci sono i 5 anni di università, 1 di tirocinio, l’esame di stato, solo per arrivare al livello base. Uno sceglie di fare psicologia e passa l’estate tra quelli che dicono “wowowow interessanteee” e quelli che dicono “e per fare cosa poi?”. Voi chiudete gli occhi e vi abbronzate ancora un po’, convinti di aver fatto una scelta coraggiosa, idealistica, e degna di pochi.
Quando arrivate in facoltà per la prima volta, capite che la scelta per pochi l’hanno fatta in tanti. Poco male: più si è, meglio si sta. L’ambiente di psicologia è esattamente come ve l’aspettavate: persone dalla mente aperte, vivaci scambi di opinioni, creatività come se piovesse. I professori, poi, non sono da meno: proprio per la facoltà in cui si ritrovano ad insegnare, si dimostrano tutti disponibili e pronti al dialogo, oltre che ben preparati, professionali e democratici.
Una volta terminati gli studi (nel corso dei quali avete avuto anche modo di apprezzare materie biologiche e matematiche, che di sicuro aggiungono un po’ di pepe in più alle già poche materie di stampo psicologico), realizzerete di non ricordare assolutamente niente di tutto quello che avete studiato, ma niente paura: è tempo di trovarsi un bel tirocinio post-laurea (anche se adesso le cose sono un po’ diverse). D’altronde, cosa c’è di meglio che prendere un anno della propria vita e dedicarlo completamente a lavorare gratis e anzi a rimetterci i soldi della benzina?
D’altra parte, nel 99% dei casi, questi tirocini sono estremamente formativi, si viene seguiti passo passo da tutor che sono quasi come dei padri, si consolidano le conoscenze acquisite, si viene trattati con rispetto per la propria professionalità, tutto avviene alla luce del sole, e spessissimo si trova già posto all’interno di tali strutture.
Per quei pochi che ancora non hanno un’occupazione, si prospettano gli esami di stato. Con una modica spesa di un viaggio a Parigi e ritorno, ci si accerta delle conoscenze del Dottore in Psicologia attraverso delle prove valutate attentamente da commissioni severe ma giuste. Un passo necessario per l’ingresso fatidico all’Ordine. Da lì in poi delle braccia amorevoli vi guideranno in tutte le (scarse) problematiche che il lavoro da psicologo comporta. Eviterà, per esempio, che gli ospedali di alcune Regioni assumano preti e suore a tempo indeterminato per dare conforto, invece che dare lavoro agli psicologi, o farà di tutto per evitare che si lavori gratis, o che dei counselor con la quinta elementare possano mettere su studi privati e fare concorrenza agli psicologi guadagnando anche di più.
Particolarmente attenta, poi, sarà in quei settori in cui la presenza dello psicologo è prevista per legge, come scuole, reparti critici degli ospedali, carceri, manicomi criminali e così via. Anche la lotta per affiancare gli psicologi ai medici di famiglia, e per far rientrare le spese terapeutiche tra le spese sanitarie coperte, sono già ad un ottimo punto, proprio perchè ci si preoccupa sempre dei nuovi psicologi, giovani e freschi, e mai di quelli che sono lì ormai da mezzo secolo e che sono ben disposti a lasciare il passo.
A questo punto basta andare su internet o aprire a caso un giornale per ritrovarsi immersi fin qui in migliaia di offerte di lavoro per psicologi, di tutte le età, taglie e indirizzi teorici. Stipendi adeguati, chiarezza sulla mission, garanzie e professionalità sono presenti ovunque. Se proprio uno vuole, con una cifra esigua e un investimento di tempo di pochi annetti, c’è sempre la scuola di specializzazione che, come fa capire la parola stessa, permette di accedere a quel tipo di lavori che si vede nei film, col divano in pelle umana e parcelle che da sole bastano e avanzano.
Al termine di questo cammino, soltanto sfaticati e sciocchini resteranno senza un’occupazione fissa. Per tutti gli altri, sforzi e costi verranno ampiamente ripagati.

E così, come vedete, essere psicologi in Italia è davvero una pacchia. Davvero non capisco come possano essere così tanti quelli che si buttano sui call center o fuggono all’estero. Dovrebbero anzi essere invogliate più persone a iscriversi alla facoltà e a far parte di questa Meravigliosa Grande Famiglia. Di psicologi non ce n’è mai abbastanza. C’è spazio per tutti.
A volte, dico la verità, può capitare di perdere le energie o la motivazione. Sono piccole pause in un luminoso camminoso, e ci stanno.
Una sola cosa (necessaria per preservare la propria sanità mentale) non si perde mai: l’ironia.
Buona Psico-Risata a tutti.


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