domenica 30 agosto 2009

Antartide

Me lo immaginavo peggio, l'Antartide.
Quello scoperto dopo uno dei viaggi della vita, di quelli che se hai forza e fortuna ne fai un paio.
Certo non è che sia una meraviglia, ma scoprire un posto così dentro di sè lascia pensar, in primis agli altri che potrebbero esserci.

Me lo immaginavo più solitario, isolato. E invece sono riuscito a portarci le persone care, gli amici, che mi tengono caldo e mi fanno sentire che la casa, la vera casa, è sempre vicina. Ma io resto lì per scelta. A godermi il silenzio, le lunghe notti.
Le voci degli amici arrivano con l'eco. Sono chissà dove. Vicini, ma chissà dove. Un muro di ghiaccio mi separa dal loro vero contatto, ma questo in fondo è ciò che stavo cercando. Ciò per cui ho intrapreso i primi passi, ciò per cui adesso ha senso stare qui.
Nonostante qualcuno mi manchi, perché l'ho lasciato volontariamente indietro.
Mi basta sapere di non poter evitare di portarlo nel cuore.


Qui in camera c'è una luce forte ma piccola, e oltre alla mia ombra vegliano su di me Phoenix e Andromeda, che nel caldo mese di Agosto indossano ancora e sempre le loro brillanti armature.


In Antartide l'unica cosa che puoi fare è far passare il tempo. Finché non muori, o non finiscono le provviste. Finché il freddo o la fame ti cacciano, finché ti stufi. Finché qualcuno non viene e ti trascina di nuovo a casa, ovunque essa sia. Finchè una nuova voce, tra quelle ovattate, ti spinge a muoverti ancora, per cercarla.

martedì 18 agosto 2009



Ciao Nanda.
Pace e Amore anche a te.

mercoledì 12 agosto 2009

Hotel Kalura

La Sicilia è una terra da sogno, ma lì si soffre anche un caldo infernale.

I primi giorni sono stati quelli più difficili, specie la notte, quando non potevi dormire o sognavi il fuoco dell'inferno.
Poi le cose, a poco a poco, sono cambiate. Ho capito che era inutile fingere di essere ancora a Roma, e che dovevo abbandonarmi completamente ad ogni elemento di quella splendida terra.
Così il caldo è rimasto, ma le notti si sono fatte più lievi. Quel sole, anziché bruciarmi, ha cominciato ad accarezzarmi e a scaldarmi il cuore sino addirittura a riaccenderlo.

Tornando a casa, ho portato via con me tutto il calore che potevo, cercando di preservarlo come fosse un tesoro. Eppure è difficile, perché sebbene il sole sia lo stesso, qui a Roma è la terra a non scaldare poi così tanto. E a centinaia di chilometri di distanza, aspetto ancora che arrivi qualcuno a portarmi un po' di calore di scorta.

martedì 11 agosto 2009

SICILIFE

Roma è insolitamente fresca, pochi metri fuori il sottosuolo della stazione della MetroB Bologna.

L'isola è lontana ore e ore di mare, trascorse nella notte rimbalzando tra passeggiate sul ponte, fantasiose pose sulle poltrone, inconciliabili incontri orizzontali tra il corpo e la moquette blu.

Ma c'è la pelle più abbronzata, e bruciata, in alcuni in casi. Ci sono ancora le tracce blu di un pennarello, comprato di domenica per scrivere su dei bicchieri di plastica.
C'è un emotività che perdura, seppure attenuata; occhi ancora rossi per aver sgorgato lacrime per ogni cosa, manco fossero fontane.
C'è un post nel blog di un amico che ti sprona a bere salvo poi giudicare "disgustoso" il corvo rosso che con lui stai dividendo.
Nello zaino c'è la sabbia di Isola delle Femmine, col caos domenicale e le ore di sudore sotto il sole a cercare parcheggio o due ombrelloni liberi. C'è il golf grigio, per cautela portato lungo un viaggio in cui la temperatura non è mai scesa al di sotto dei 30°C, servito a scaldare un po' un'amica forse troppo freddolosa.
C'è un ultimo fazzoletto superstite, miracolosamente scampato alla razzia che ne è stata fatta a causa di attacchi di diarrea post-partita.
C'è ancora il gusto dei pitoni di Orto Liuzzo, specie quelli classici con la scarola, e dei rollò di Scimone a Mondello e del bar di Sferracavallo, divenuti una costante delle mie colazioni. Le papille sono rimaste segnate, e l'impressione è quella che possano in ogni momento ricordare esattamente il sapore indelebile di tali bontà gastronomiche. Le stesse labbra non possono scordare il gusto di quel che hanno incontrato.

Ci sono i ricordi, insomma. In qualcosa che prendi, o che lasci, o che resta ma non è più come prima.
Qualcosa che non dimentichi.