venerdì 30 aprile 2010

Caro E.

Mio Caro Edoardo,
ora da te è primavera. Il mio ricordo va alla canzone che ti dedicai, alle giornate di sole passate insieme, al tuo correre di corsa a casa mia, inutilmente, perché pensavi che ci fosse una motivazione molto più seria che mi spingesse a piangere.
Eppure non sono i ricordi ad accavallarsi nella mia testa ma la visione del futuro, di quello che incontrerai e che incontrerò. Non sono le parole a dirmi come stai, non sono le parole a dirmi cosa fai, non sono le parole a riempire il silenzio, perché noi di riempire il silenzio non abbiamo mai avuto bisogno.
Non è la nostalgia che mi spinge a vedere le persone come sagome colorate senza identità, affollarsi sui marciapiedi di questa metropoli, ma il vento forte che troppo velocemente le fa scorrere via, da me, da te, dal tempo, da quello che saremo, fino a quando lo saremo.
Che fortuna poter anche solo immaginare di restarti accanto, sempre.
B.
28 Aprile 2010

mercoledì 28 aprile 2010

il sole sorge solo se conviene

ehi tu...ragazzina...si può sapere cos'hai?..te ne stai lì con quella faccia da pirla che sembra ti abbiano rubato l'ultima figurina che ti serviva a completare l'album della panini....mbè...non sarà mica questo no?...

NO...

e quindi?...sai come funziona domanda-risposta...ovviamente sono gradite più di due luride lettere...

PAURA..

paura?

SI...

tutto qui?

SI...

fanculo e io chissà che mi credevo che fosse...preferivo averti rubato io l'ultima figurina piuttosto che sentire questa scemenza...paura...normalissima paura...

...

...ok senti...è normale...senza che mi guardi con quegli occhioni da cerbiatta perchè guarda che bambi ha fatto una finaccia...è normale avere paura cazzo...qualsiasi essa sia...c'è chi sviene quando vede un ragnetto...e secondo te quello se ne sta tutto il giorno con quella faccia perchè ha paura di 1 cm a otto zampe?...no...non va così...siamo esseri imperfetti...che provano a usare la loro imperfezione per creare la perfezione..è normale avere paura...e credimi si può avere paura di tutto
...si può avere paura del fatto che arrivi domani...perchè il tuo fottutissimo e meraviglioso oggi può cambiare...MA...si può avere anche paura che il domani non arrivi...perchè ti sarai sentita di non aver fatto in tempo a fare tutto...
...si può aver paura di "diventare grande"...perchè le responsabilità fanno cagare sotto anche gli stitici...MA...si può aver paura anche del fatto che grande non ci diventerai mai e che resterai sempre un idiota...
...si può aver paura della solitudine...perchè siamo nati e cresciuti nella civiltà..gli eremiti sono ipocriti…MA…si può anche avere paura di avere troppa gente che ti affolla dentro…
…si può avere paura di amare…perché è un rischio..perchè concedi te stessa e non sai mai che fine farai…MA…si ha anche paura di non farlo…perché ti senti vuota…
…si può avere paura di correre troppo e sbucciarsi le ginocchia…MA…si può avere paura del fatto che se non corri…non avrai più quelle adorate croste da staccare…
…si può avere paura di avere paura…e questa è l’unica verità che in realtà so darti…perché avere paura ti fa sentire insicura…ti fa sentire debole…ti fa sentire incompresa..anche incazzata…perché probabilmente..ti fa sentire normale…e allora chiudi gli occhi…respira..e pensa che è tutto normale…e che tanto…il sole sorge solo se conviene…

lunedì 26 aprile 2010

La sega è un attimo

A trentun'anni
avrei già dovuto conquistare la Persia
avessi avuto un maestro come Aristotele
adesso non pulirei ruote di seggiolini per vivere
il trucco è tutto lì
qualcuno che ti dica che se vuoi
puoi conquistare la Persia
invece con i 6 presi
riesci a pagare il mutuo
andare al mare in vacanza e portare a spasso il cane
che è abbastanza
ma qualcun altro conquisterà la Persia
e tu lo leggerai sul giornale
e poi metterai il giornale in una borsa
e aspetterai che sia piena
per portarla alla raccolta differenziata
e sembrerà tutto normale - invece è la tua vita che continua
con le minestre solubili il dentista e l'affitto
e ogni notte prima di addormentarti
senti come se avessi dimenticato di fare qualcosa
e ti alzi a controllare il gas
e per un istante ti viene in mente che forse avresti dovuto
conquistare la Persia
ma ti vengono in mente tutte le cassiere del supermercato
che scopano tra di loro
e per la Persia ti ci vogliono ragionevolmente almeno una decina
d'anni
la sega è un attimo.

(Alberto Calligaris, "Poesie d'amore per donne ubriache")

sabato 24 aprile 2010

VOLCANO

A volte credi di conoscere la vita e non hai idea di quanto ti stia sbagliando. Altre volte è la vita stessa che ti prende appostamente in giro, dandoti segnali fuorvianti. Una buona notizia a metà mattina può farti credere in un'altrettanto buona seconda metà. Ma non è una regola, che il seguito sia unto dello stesso olio sgocciolato da ciò che è venuto prima. La verità è che - spesso non ce ne accorgiamo - talvolta le nostre intime speranze esplodono così forte che spargono in aria polveri di entusiasmo talmente dense da offuscare la mente, e forse, visto che quest'ultima sta ogni giorno troppo all'erta, coglie volentieri l'occasione per schiacciare un pisolino. In fondo è un po' come l'amore. Ma non è forse proprio l'amore il veicolo di alcune fra la più grandi tragedie mai accadute?
Ecco, una buona notizia o un fatto positivo nutre quella nostra speranza innata - e stupida - di ritrovarci improvvisamente a vivere in Paradiso, di venire catapultati là dove tutto è facile, è comodo. Ma ammesso che quel posto sia mai esistito o esista, da qualche parte, c'è da rammentare che da lì venimmo cacciati per un preciso motivo. Uomo, donna, serpente, malizia, seduzione, daygum protex, sesso...il solo motivo somma di tutto questo fu, ed è, semplicemente la nostra NATURA UMANA. Come a dire che non siamo fatti per quel paradiso, comodo e facile, e che l'unico Paradiso, o surrogato del quale possiamo raggiungere, è quello conquistato con le nostre scelte, le nostre azioni, spesso i nostri sacrifici e le nostre rinunce. Con l'impegno, con il lavoro. Questa è la realtà. Punto e basta.
E questo "Paradiso in Terra" di rado ammette errori, o comunque mai, MAI, ammette che ci siano errori senza pagarne il peso (eccetto che per Berlusconi, lui è già Dio ed è super partes.
E qui sta il punto. Pensare che una buona notizia meriti di abbassare la guardia può essere un errore. Anche il più tragico, se per il colpo che ci sta arrivando è uno di quelli forti.
KA-BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ESPLOSIONE.

Una giornata è tanto più intensa quanto i suoi avvenimenti significativi si verificano in brevi spazi di tempo. Io non potrei vivere con 24 ore ininterrotte di intensi avvenimenti, non sono una rockstar. A me bastano dieci minuti, quei dieci minuti di ieri in cui prima ho toccato le mie vette più alte, poi mi ha raggiunto l'inferno più atroce. Il colpo è stato più forte di quelli soliti. E' stato un colpo potente come l'esplosione di un vulcano. Ma per fortuna, io, la guardia non l'avevo abbassata del tutto.
Non lo farò mai, purtroppo.

giovedì 22 aprile 2010

Solo et pensoso

E' un momento che so di aspettare da sempre, ma arriva solo adesso e con mia sorpresa mi coglie impreparato.
Tra questi alberi e questo selciato, mi giro e di colpo noto quanto non ci sei più. Ricordo bene e con nostalgia i tuoi passi, i tuoi salti, le tue parole, i tuoi sorrisi, i tuoi capelli, che mi tenevano meno solo. Poi un aereo è partito, e io mi sono ritrovato con la mia ombra e basta.
E non c'è modo di sentirti, e non c'è modo di parlarti diverso da questo, dal fissare il tutto e vederlo vuoto, l'esatto contrario di quanto accadeva quando eri con me.
Ma forse la malinconia, in questa giornata di sole, è una compagna che sa di te più d'ogni altra. Perciò l'abbraccio e la stringo forte, al posto tuo.

martedì 20 aprile 2010

ALLA FERMATA

La sveglia suona, “Cavolo già le sette!”
Mi alzo, colazione, preparativi vari.
Alle otto sono già fuori.

Il tram è pieno come al solito, scendo a Vittorio, già mi aspettano gli “amici dei giornali” ed io per non scontentare nessuno mi ritrovo all'ingresso della metro con una borsa che sembra una valigia, il sacchetto del pranzo ed i giornali sotto il braccio.
Il bello arriva quando devo pescare l'abbonamento dalla Borsa di Mary Poppins, in quel caso un equilibrista mi fa un Baffo.
Fin qui solita storia,succede tutte le mattine e proprio come tutte le mattine mi faccio pure una “manciata” di cazzi degli altri, mi immergo cosi tanto nei discorsi altrui che faccio fatica a non rispondere,alcune volte rido pure sola come una scema.

Ieri sulla metro davanti a me c'era un ragazzo di circa 38 anni, un po' Umberto Tozzi ingrassato e più alto di parecchi cm, insomma impossibile non notarlo.
Era Gigante.

La giornata a lavoro passa noiosa e quando finalmente sono in libera uscita, scappo alla metro Re di Roma, scendo a Vittorio e chi ritrovo davanti a me sulla scala mobile?!?...
”Umberto Tozzi!!..Non è possibile!!!..

La cosa mi ha fatto sorridere ed ho incominciato a pensare, a farmi le paranoie.
Forse le vite delle persone non si incrociano per caso, ci sforziamo continuamente di organizzarci la vita di razionalizzare tutto e poi in una città che sembra un formicaio incontri la stessa persona, nello stesso giorno, nello stesso posto e alla stessa ora.

Lotto sempre per cercare di ottenere qualcosa, per trovare una sorta di felicità, non bisogna arrendersi, questo è certo!!!
Ma forse alcune volte bisognerebbe abbandonarsi un po', lasciarsi cullare dal caso, forse è vero che alcune volte i sogni si avverano quando meno te lo aspetti, forse esiste un disegno già stabilito, una traccia già segnata...
Forse devo aspettare di trovarla a qualche fermata del tram!

lunedì 19 aprile 2010

Controbatto, anzi baratto la merda di Marco, che è merda sana, per una mente stanca, che ogni giorno svendo al terzo miglior offerente.

Mutande e calzini, ogni mattina, un nuovo paio da spiegare, poi pantaloni, con la cintura che anche se non stringi alla tua vita, lo stesso viene via come un dentifricio spremuto, e così ogni mattina… la sera pensi che non sai come sia cambiata così la tua vita, e che cazzo di giornata sia stata. Non sapresti dire quale giorno è cambiata, eppure le date parlano chiaro.

Ricordi i versi della canzone dei Talking heads? Once in a life time ? how did I get here? L'acqua passa sottoterra. Non la vedi.

Basterebbe poco per cambiare un po' di cose. Sapresti anche da dove cominciare, ma qualcosa ti scoraggia. La società, forse. Il clima, forse. La distanza, forse. Sospiri ed allo specchio, si vedono le tue spalle scese, scendere sempre di più, mentre l'addome s'inarca verso l'esterno di giorno in giorno, segno dell'appagamento e della pigrizia della mente che non cosuma più. Ogni giorno sprofondi di più, aggrappato ad una diversa speranza, senza un obiettivo, sulla stessa tazza del cesso del tuo ufficio. Tutto il peso sulle tue chiappe.

Il destino di un uomo s'intuisce dopo i trenta. - non per tutti ovvio - solo per i più fortunati. Sono le scelte più inutili e scontate - in termini economici - quelle che si prendono, e le più care quelle si perdono. Pensi di non essere, malgrado tutto, peggio di altri. Ma in realtà è la tua mente che è stitica, e non sa liberarsi del passato. E' facile trovare alibi a se stessi, anche se colpevoli e vittime. Comunque, ogni cosa ti lascia perplesso. Incerto. Non sai neppure cosa vorresti fare, dove vorresti andare. Eppure, non scegliere è già la tua scelta. I veri stronzi stanno a galla. BLOOP. Ed adesso è ora di tirare lo sciacquone.


ALWAYS HAVE YOUR VICTORY DANCE READY

http://www.youtube.com/watch?v=V8Vn35Ybr90

domenica 18 aprile 2010

Grazie

Non sarebbe lo stesso, senza di te. Le domeniche passerebbero inutilmente e con gli amici, davanti a una birra, avremmo ben poco da dirci. Ci sarebbe un (enorme) motivo in meno per festeggiare, per gridare. Se non ci fossi tu, saremmo costretti a vedere le nostre vite sempre e solo per quello che sono. La donna che non ci tira più, il lavoro che non c'è o se c'è è mal retribuito e ci trattano da schiavi, la macchina rubata o le bollette da pagare. Sarebbe una vita grigia e piatta, e non sapremmo che fare. Perché sì, in fondo ci sono le uscite, il fumo, l'alcool, le scopate, ma se ci sei tu anche tutto il resto ha più senso. Soprattutto, il resto possiamo scordarcelo. Possiamo urlare dai balconi e correre per strada, possiamo insultare chi ci pare e - perché no? - "sgranchirci le mani". Se non ci fossi tu, per alcuni non avrebbe senso rubare. Se non ci fossi tu, qualcuno il clacson non saprebbe nemmeno a cosa serve.
La verità, è che se tu non ci fossi avremmo tutti un sogno in meno, e sarebbe terribile.
Un sogno in meno.
Oggi i sogni costano così poco che valgono il massimo. Valgono come le nostre vite e forse anche di più. Sono tutto ciò che possiamo permetterci, specie se non abbiamo nient'altro.

 

venerdì 16 aprile 2010

Squillo nella notte

Era una di quelle cose che erano mie di nome, ma non di fatto. Non solo perché gli altri, arraffoni, me ne impedissero l'uso, ma anche e soprattutto perché in fondo, io, nei confronti delle cose da spartire con chi poi crea problemi, ho sempre scelto di abbandonarle. Non mi bastava il 51% delle quote, non mi andava bene nemmeno il 10, né il 90. Ho imparato a contornare la mia vita delle pochissime cose di mia esclusiva proprietà. Solo 100%. O nero, o bianco.
Questo fino a qualche tempo fa. Adesso, non mi ricordo precisamente da quando, sono cambiato.
Non tratto più le mie cose come una manna dal cielo, ho imparato - o meglio ho deciso - che le cose che mi piacciono le merito, quindi posso desiderarle e devo lottare per averle. E se una è mia solo in parte, dallo 0,01 al 99,99 per cento, mi impegno per raggiungere la quota piena. Forse mi impadronirò di nuovo anche della mia vita.

I casi, della vita.

Una telefonata nella notte, in cui ti dicono che l'hanno ritrovata. Lei, la tua prima e in fondo unica. Quella che non hai mai dimenticato. Quella che in un mondo di persone che tra loro si trattano come cose, è l'unica cosa che - non sai bene nemmeno come e perché - tratti un po' da persona.
Secondo una mia amica tutto dipende dalla sorte, dal caso. Quindi forse è solo un caso, quello che è successo. Eppure è strano che adesso, in un momento in cui cerco di riprendermi ciò che è mio - soprattutto me stesso - molte cose stiano tornando al proprio posto, alcune persino dal passato.
E tutta la vita, tutti gli eventi, hanno la grossolana forma di un disegno. Una bozza. Mia.

mercoledì 14 aprile 2010

CHE LA PACE SIA CON VOI

L'altro giorno ho letto da qualche parte PIECE&LOVE, e questo mi ha fatto riflettere su quanto le persone non abbiano idea neppure di come dovrebbe essere fatta, la pace.
Nemmeno io lo so tanto bene, comunque la cerco da anni con tutto me stesso. E finora è stata una ricerca istruttiva. Ho imparato che prima di tutto devo trovarla dentro di me, ma che per questo devo anche allontanare, all'esterno, persone e cose che alimentano la mia irrequietezza.
Capita "a fagiuolo", la giornata di oggi, col suo cielo grigio fitto e la sua luce instabile e confusa.
Non c'è pace a casa, con una madre e una donna delle pulizie i cui dialoghi sfidano l'egemonia rumorosa dell'aspirapolvere.
Non c'è pace per strada, ma si sa che il traffico della capitale è inclemente verso i timpani e le anime in cerca di quiete.
Svolto allora per un parco, fiducioso nel verde e negli uccellini, in uno spazio sufficientemente grande da potermi illudere di essere solo.
Ma no, non è così.
Rombi di tagliaerba al posto dei cinguettii, e testimoni di Geova a irrompere nel mio spazio vitale. Proprio quelli che, se li lasci parlare, magari ti offrono una strada per la pace.
No, davvero nessuno davvero sa dove sia.
Eccetto forse quella ragazza seduta a gambe incrociate sul prato, che studia chissà cosa con la schiena appoggiata al tronco di un salice.

martedì 13 aprile 2010

Mi illumino di Merda

Sfogliavo le pagine della mia Moleskina, regalo di un fratello di mille battaglie, e non ho più potuto ignorare il tempo che passa. I trentuno anni sono vicini ed ancora non ho risolto la crisi dei trenta. Il Men’s health continua a ricordarmi come è distante il mio mondo da quello che dovrebbe essere. A trentanni, l’uomo del Men’s health,è un coglione, ma sa esattamente cosa vuole dalla vita... L’uomo del Men’s Health incomincia a godere della sua carriera, l’uomo del Men’s Health ha una casa (o almeno un mutuo), una macchina, un guardaroba con capi firmati, un paio di ristoranti preferiti e un Hobby costoso. L’uomo del Men’s health non ha sbagliato niente durante i suoi venti anni e se l’è un pò goduta (non nascondiamocelo). Per quanto mi riguarda sono ancora in trincea , a combattere giorno dopo giorno in un presente incerto e un futuro che non arriva. I miei ventanni li ho passati seguendo un ideale, in un libro che quasi nessuno leggeva, in una canzone che quasi nessuno ascoltava e in un film che quasi nessuno andava a vedere. Il mio ideale era essere liberi, puntare sempre in alto e non cedere alla mediocrità. Poi ti rendi conto che non diventerai mai Dostoevsky , Beethoven o Che Guevara e che al tuo padrone di casa non importa un cazzo che hai letto la trilogia di Miller. Poi scopri che la vita non è come quelle dei film, che spesso non basta solo lottarci e credere al finale alternativo. Allora ti guardi allo specchio e pensi che tutto sommato sei un cazzone , nonostante le tue letture, i tuoi tentativi da scrittore e il fatto che in fondo hai imparato a pensare da solo, a essere quello che per te era la cosa più importante: essere un uomo libero. Ti rendi conto che tutto questo ha un costo e che ora ti senti molto meno invincibile di qualche anno fa. Inizi a pensare come tuo padre, ad essere maturo a morire dentro giorno dopo giorno. Alcuni passano attraverso la vita senza accorgersi di nulla, spesso sono i più felici. Allora non posso che illuminarmi di merda. Mi illumino di merda perchè la mia consapevolezza è un pugno allo stomaco. Mi illumino di merda perchè alle volte penso che è un pò troppo. Mi illumino di merda perchè mi sono rotto il cazzo di buonismi, poesie e cazzate varie. Mi illumino di merda perchè ora basta. Mi illumino di merda perchè ancora non mi sono rassegnato. Mi illumino di merda perchè ancora ci credo. Mi illumino di merda perchè non sarò mai come LORO ma un pò di pace , quella, non sarebbe male.

A.M.A.

come avevo promesso al signor Sorani...


AMA...potrebbe essere una sigla..
Alzati..
Muoviti...
Agisci...
eureka...ho trovato!..eccolo il vero significato...
A.M.A...fallo imperativo...
perchè muove il mondo,
e perchè lo sa fermare...
perchè è la vita che freneticamente cerchiamo,
e perchè è la vita che ci rompe i coglioni...
perchè è tutto in quelle due farfalle nello stomaco,
e perchè quando non le senti più..hai cagato il bruco...
perchè due minuti valgono più di un'eternità,
e perchè un'eternità è troppo dai...
perchè la cosa più bella è il gesto più semplice,
e perchè la semplicità è veramente complicata...
perchè è una questione di sguardi,
e perchè i tuoi occhi sono stanchi di guardare...
perchè quando sei nato hai urlato,
e perchè quando sei nato hai visto tua madre per la prima volta...
perchè passeresti le ore ad ascoltare,
e perchè il tuo egocentrismo ti impone di parlare...
perchè certi odori ce li hai stampati addosso,
e perchè ACE GENTILE elimina i cattivi odori...
perchè c'è un mare pieno di pesci,
e perchè ancora non hai la pazienza delle onde di andare e venire...
perchè ti va di stare sotto le coperte con lo sguardo perso nel vuoto,
e perchè le tue canzoni sanno parlare di te...
perchè c'è la paura,
e perchè esiste anche l'infinitesimo coraggio...
perchè il mondo continua a percorrere la sua orbita,
e perchè di certo non si ferma ad aspettarti,è inerzia gioia...
perchè è...perchè non lo so più cos'è...e allora...
semplifica...dividi...riduci ai minimi termini...
A.M.A.
Alzati..
Muoviti...
Agisci...

lunedì 12 aprile 2010

SHOULD I STAY OR SHOULD I GO?

E' un tuffo nel vuoto, la vita. Ma solo se accetti di scoprire cosa ti aspetta, solo se non accetti di vivere i giorni già avuti. Solo se ti metti in gioco, solo se scommetti emozioni vere su un fatto aleatorio.

La vita è troppo importante, cazzo. Non puoi buttarla buttandoti sui binari con una metro in arrivo. Non puoi finirla così, già sottoterra, in mezzo allo sporco, facendoti (giustamente?) maledire da migliaia di persone a cui rovini la giornata. E alla fine, magari, nemmeno riesci a morire.

Voler stare sempre al centro dell'attenzione, questo è il problema di molti. Nessuno ha il coraggio di andarsene in punta di piedi, di decidere di andarsene da solo, come da solo forse già stava vivendo. Perché se poi muori di nascosto, in un angolo buio, e nell'arco di una settimana nessuno ti cerca? Sarebbe morire per niente. Per quel niente a cui forse temevi che la tua vita fosse ormai destinata. Non saprai mai se era davvero così. Ma se hai qualcuno, qualcuno davvero, qualcuno che non è facile avere, dovresti trovare la forza di restare su questo mondo almeno per lui/lei.

La paura di levare le tende lontano dagli sguardi del mondo: per chi non riesce ad essere protagonista della propria vita, l'unica azione degna dei riflettori può diventare quella di essere protagonista della propria morte. E' un gesto estremo, che ha il falso sapore del coraggio. Lo accarezza con la lingua, schiacciandolo contro il palato, chi ha rinunciato al gusto della vita.

Dovrei restarci su questo mondo, così difficile e incerto? Gli altri sono amici sinceri o infidi concorrenti? Possibile che debba faticare, per rimanere a galla o per essere felice? E che felicità è? Cos'è la vita? Devo starci o passare?

La vita è un tuffo nel vuoto. Con le dovute eccezioni.

domenica 11 aprile 2010

Quando il telefono suona di notte

Quando il telefono suona di notte, non è mai per una buona notizia. Così dicono. E forse è anche vero.
Quando il telefono suona di notte ti chiedi perchè proprio di notte. In realtà capisci, già mentre apri gli occhi, che sarebbe potuto succedere a qualsiasi ora. Sarebbe potuto succedere col sole. E invece succede di notte, nelle ore più solitarie, quando tutti dormono. Come nei film, ti viene da pensare. Ma non è un film.
Quando il telefono suona di notte, diventi improvvisamente cosciente di tante cose tutte insieme. Vedi i mobili della stanza illuminati debolmente dalla lampada, ed è come se li vedessi per la prima volta. Ti guardi le mani, i solchi che non ci avevi mai fatto caso. Apri un cassetto. Tiri fuori delle cose che servono a te e a nessun altro, perchè tu sei sveglio e gli altri dormono.
Quando il telefono suona di notte controlli l’orologio cento volte senza capire l’ora. Accendi il telefonino e ci trovi dei messaggi che leggi e rileggi senza capirne il senso. I tuoi occhi si fanno strada tra la nebbia, le palpebre si staccano con rumore, il cuore va più veloce.
Quando il telefono suona di notte è uno di quei momenti che ti rendi davvero conto di quanti anni hai, ma in maniera strana. Li vedi come occasioni passate, come tempo che non torna. Come un boccale che era pieno ma ormai non più. Come ritrovarti con la pancia grassa ma senza aver mai sfamato il tuo appetito.
Quando il telefono suona di notte ti fai due conti al volo, e il totale è sempre negativo.
Quando il telefono suona di notte senti che è uno di quei momenti di cui si parla tanto, dove la vita cambia in un istante. Ironicamente, crudelmente, fino ad un istante prima non credevi fosse possibile. Un istante dopo, è già troppo tardi.
Quando il telefono suona di notte ti senti di botto invecchiato anche se vecchio non sei. Ma forse solo perchè la tua infanzia si è staccata ancora di più da te.
Quando il telefono suona di notte non riesci a parlare nemmeno con te stesso. Sei solo e manca così tanto per l’alba che non credi possa tornare davvero. No, non stavolta. Non più.
Quando il telefono suona di notte scopri con stupore che accanto alla Vita c’è anche un’altra parola, che non è solo una parola, e che cambia tutto. Ti accorgi con meraviglia che le persone passano e poi se ne vanno. Che non esistono seconde possibilità. Che non c’è il replay. Che una cosa del genere succederà anche a te, un giorno.
Quando il telefono suona di notte ti senti subito stanco.
Quando il telefono suona di notte ti scopre nudo, mezzo bambino mezzo uomo. Ti scopre in difetto, sempre e comunque. Ti trova in credito eterno con la fortuna, col destino, con quello che ti pare. Ti trova con più tristezza che amore, più sofferenza che gioia. Ti trova pieno di cicatrici e con la memoria troppo sveglia. Ti trova sperduto in mezzo a questa vita. Ti trova con tutto da fare, con le tue rinunce, coi tuoi rinvii, con le tue segrete ambizioni di un colpo di scena che deve ancora arrivare. Ti trova in imbarazzante ritardo. Ti trova confuso, ti trova vuoto.
Quando il telefono suona la notte l’unica cosa che ti resta da fare è impegnarti al massimo dal mattino dopo per riempirlo questo vuoto. Darti da fare, sorridere, fare l’amore, viaggiare, prendere il sole, abbracciare, bere e mangiare, dare un senso, per arrivare meno sorpresi possibile al momento in cui il telefono suonerà di notte anche per te.
Quando il telefono suona di notte sospiri, chiudi gli occhi. Ti mordi le labbra.
Quando il telefono suona di notte ti chiedi perchè.
Quando il telefono suona di notte non esistono risposte.
Quando il telefono suona di notte, la notte sembra non finire mai.

mercoledì 7 aprile 2010

TOTALI PARZIALI IN LATINO

Per due giorni di nulla sostanziale, sono accadute alcune delle piccole cose. E' come se nel mio conto personale con la vita stiano apparendo qua e là dei totali. Totali parziali, ma sempre totali.
Così mi vedo costretto a registrare la prima vigilia pasquale in cui davvero non ho mangiato carne (circostanza interamente dovuta al caso), per non parlare della prima assenza ad una messa di quelle festività (circostanza questa invece agognata da anni).
Piccole cose, dicevo.
Una corsa sotto unapioggia leggera, qualcosa di scritto a cui non riesco a dare un finale e una fine.
Piccole cose. Totali parziali.

Penso alla settimana enigmistica e alla pagina dove c'è quel gioco dove devi collegare i puntini numerati. Quello accanto all'altro in cui devi annerire gli spazi.
Ogni singolo punto non è che un misero e quasi microscopico pallino nero, ma uno dopo l'altro formano una strada.
Ecco, la sensazione è la stessa.
Come se questi totali parziali non siano che puntini poco significativi, ma uno dopo l'altro segnino un percorso.
"Iter, itineris". Un giorno di qualche anno fa, la prof di latino chiedeva di declinare questa parola, e chi sbagliava doveva portarla scritta e declinata cento volte sul quaderno, il giorno dopo. Io non sbagliai. Era una parola troppo importante.
E chissà che a furia di seguire questo iter, di pallino insignificante in pallino insignificante, non scorga man mano qualcosa sulla figura: il mio futuro.



martedì 6 aprile 2010

FRAGILE

Il sole riscalda i corpi
ma non sempre riscalda l'anima,
parole dette e ripetute volano al vento
e risuonano dentro la mente come un eco sordo.

Sensazioni di vuoto e amarezza scorrono velocemente
lasciando una traccia dolorosa in una sensibilità fragile ed ingenua.

lunedì 5 aprile 2010

Sballando l'antiappennino con Carver

La pioggia m'ha preso per poco. Me ne stavo lì alla stazione, aspettando il treno, e di colpo sono scesi i goccioloni. Non ne aveva abbastanza, evidentemente, dopo ore e ore di acqua dalla mattina.
Comunque eccomi lì, a correre di nuovo dentro la sala d'attesa (e che sala).
Poi la campanella, ed io che esco di nuovo. Il treno ancora non si vede e la pioggia è la stessa di prima, ma di colpo non me ne frega più niente. Resto lì.
Mi guardo intorno e cosa vedo?
Dopo tanti anni, più di quanti io ricordo, le cose cominciano ad avere un aspetto diverso. Il paesaggio è lo stesso, quello non cambierà nemmeno tra cento anni, ma l'aria che si respira è tutt'altra cosa.
E io sto lì e assaporo quel momento, per niente nuovo rispetto a quello che c'era un attimo prima e per niente antico rispetto a quello che seguirà. Lo assaporo e me lo tengo stretto, perché il caso me lo ha portato alla vista e io l'ho preso al volo. E se mi tuffo in quell'istante respiro a meraviglia. Non annego più, come  invece mi capitava un tempo. Adesso riesco a farmi un'immersione e tornare in superficie senza quell'espressione sofferente dipinta sul volto.
E mentre respiro, rifletto.
Ho fatto molto, finora, ma non ne avverto la fatica. C'è ancora molto da fare, ma non ho paura. E' strano. Come se sia bastato parlare e poi tener duro, come se dire ad alta voce una cosa sia stato sufficiente a mettere tutto e tutti in riga. Sarà questo, forse, il significato ultimo dell'espressione FORZA DI VOLONTA'.
Lontana da quella del pensiero e nulla avente a che fare con la telecinesi, ma un qualcosa che può, in modo facile e poi man mano inarrestabile, cambiare le cose, modificare la realtà.

Il treno arriva e io salgo. Uno zaino con dentro un panino che sazi la fame e un cellulare per non essere lontano da chi vorrei vicino. Un libro di inediti da scoprire per ritrovare un amico, un panorama che mentre l'ultimo sole prova a filtrare si tinge dei colori della primavera. Un uomo che russa e che dorme con la bocca aperta non poco distante, lo sguardo avvilito della ragazza che gli siede di fronte. Un biglietto obliterato, alcuni fogli bianchi e una penna biro. Che altro manca, in fondo?

Gli occhi, per sognare.


giovedì 1 aprile 2010

Un rumore verso il rum

confusionaria come al solito. non trovo l'entrata dell'hotel. colpa del neon fulminato dell'insegna!che illumina soltanto ANA...ANA....ANA...Finalmente entro, nessuno alla reception.nessun campanello.ma cose da pazzi.mi invitano e non si fanno trovare.del resto sapevo già che ad accogliermi ci sarebbe stato questo ironico buio.mi muovo a tentoni, inciampando in poltrone e lampade.seguo la musica che proviene da queeeeella direzione si. ok, ce la faccio, comincio a vedere un qualche alone di luce rossa in fondo. ancora un pò e pooorco mondo!quante poltrone ci sono in questa reception?trovo le scale.strette. le scale che portano sotto.c'è la musica.scendo le scale.c'è la musica,c'è la gente. sorrido da sola come conoscessi tutti.-vorrei un longisland prego._ il bar non è incluso signorina.Inaudito.