giovedì 29 novembre 2007

E crescendo impari

"E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...La felicità non e' quella che affanosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose.......e impari che il profumo del caffe' al mattino e' un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...E impari che c'e' felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese,nonostante il tuo volere o il tuo destino,in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grandeJonathan Livingston.E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità."


Anonimo

mercoledì 28 novembre 2007

Agli abitanti del Morgana: un rimprovero e una sfida

Cari abitanti del Morgana
Un luogo comune sostiene che la Storia è destinata sempre a ripetersi. Forse è vero, forse no. Fatto sta che ogni volta che si dà alla gente la possibilità di parlare, di dire cosa pensano, la gente ammutolisce. Magari hanno lottato tanto per arrivare a quel microfono, e quando poi ci sono, non viene fuori niente. Emozione, certo. Uno vorrebbe dire sempre qualcosa di speciale, di grandioso, di ironico e profondo, di epico e spiritoso, qualcosa che resti, qualcosa che impressioni, qualcosa che dica, io sono qui, guardatemi. Proprio perché vuole dire tanto, uno finisce per non dire niente.
Forse le grandi Rivoluzioni, anche quelle che apparentemente sono riuscite, hanno fallito per questo motivo: una volta cacciato il vecchio padrone, c’era troppo spazio per dire e pensare. Troppa scelta, nessuna scelta, ancora una volta. Meglio allora trovarsi un nuovo padrone che dica qualcosa al posto nostro. Meglio stare a guardare. La Storia dice questo.


Ok, forse ho sparato troppo alto. Magari la gente qui all’Hotel voleva solo starsene in pace, farsi una birra e basta, senza tanta fregnacce. Giustissimo. C’è chi aveva di meglio da fare. Giustissimo anche questo, e anzi lo auguro a tutti voi, di avere sempre qualcosa di meglio da fare.
Lo stesso però non riesco a credere che nessuno –se non quei pochi poveri pazzi- non avesse niente da dire in tutto questo tempo. Probabilmente il livello è stato troppo epico, drammatico, troppo pseudo-artistico. Mi spiace se questo ha intimorito qualcuno, ma lo ripeto ancora una volta: non è una gara, non è una sfida, non stiamo vedendo chi ce l’ha più lungo o chi è la più carina della festa. Per dio, al Morgana non facciamo certe cose. Il senso dell’Hotel era proprio lasciare fuori tutte queste stronzate, e agire in piena libertà. È un peccato che nessuno abbia messo una barzelletta sconcia, o raccontato un episodio divertente, o semplicemente scritto una frase per dire che c’era e che se ne sbatteva. Ma le cose da dire non si scelgono, si dicono e basta. Senza stare a pensare se saranno belle o brutte, tristi o allegre.
Insomma, ragazzi, niente scuse. Il tempo c’è stato –e per favore, lasciamo perdere il “non ho un attimo”, l’Hotel ha aperto 3 mesi fa, quindi…Lasciamo stare anche il “non so che scrivere”, perché da scrivere non c’è proprio niente, non è un tema, non vi diamo le 3 tracce da scegliere, vi diamo carta bianca. Non lasciatevi spaventare. Lasciamo perdere anche il “non so scrivere”. Qui ancora nessuno di noi e’ stato pubblicato, quindi spiacenti, ragazzi.
Abbiamo unito anche se per poco, 3 Paesi e 2 Continenti…cazzo, vi sembra poco? Continuiamo, amici miei. Fatemi vedere che ci siete, che siete ancora vivi, che non vi hanno ancora preso tutto, che qualcosa c’è. Profondi o cazzoni, fatevi vedere.
Ci siete?
Mi sentite?
Allora dimostratemelo, cazzo. Scrivete e mandate. Vi è scaduta l’iscrizione? Ve la mandiamo noi. Nessun problema. Non si paga, qui al Morgana. Solo la bumba, ma stavolta il giro lo offro io. Magari dopo vi viene più facile.


E se ancora il foglio bianco vi spaventa, se non volete perdere la vostra verginità virtuale, ok, vi diamo la traccia –che potete seguire o fregarvene altamente.
Vi faccio una domanda: che cos’è la felicità? Ecco, direte, abbiamo fatto l’angolo della posta. Ci manca zia Marta che dà i consigli di cuore e poi l’oroscopo. Non importa, io ve lo chiedo lo stesso.
CHE COS’E’ LA FELICITA’?
Domanda facile facile, domanda difficile. Io la mia idea me la sto facendo, ma sarei curioso di sentire la vostra. Fatemi sentire la vostra voce, anche per rispondere a questa domanda apparentemente stupida. Ricordate: non parliamo di contentezza, serenità, e tutto quello che potreste trovare nel dizionario dei sinonimi e dei contrari. Qui si parla di Felicità.
Non si parla di stare bene: si parla di stare da dio.
Vi siete mai chiesti se in questo momento (o in altri) siete /siete stati felici? Cosa vuol dire essere felici? Che sintomi ha la felicità –citando un abitante dell’Hotel, che citava una canzone?
Potete risponderci con la vostra storia, il vostro episodio, con le vostre descrizioni, con una riga, un pernacchio, un sonetto o un rutto, un vaffanculo di cuore o qualsiasi altra cosa. Potete anche dirmi che la Felicità non esiste. Non si nega niente a priori, qui al Morgana.


Insomma, adesso la traccia c’è. Le scuse sono proprio finite. Prendete quei 5 minuti che avreste buttato comunque in quella scatola malefica –sì sì, lo so che la guardate, non fate finta- e rispondeteci. Siamo qua, in attesa. Fateci vedere se siete ancora vivi. Stupiteci. Abbiamo bisogno di qualche sorpresa.
Vediamo se stavolta ce la facciamo, a fare questa rivoluzione.
Intanto vado a comprarmi basco e anfibi…
Ciao, felici abitanti.

venerdì 2 novembre 2007

Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria, e anche per tutti gli altri

Caro compare
Stamattina giravo per la casa in doposbronza ascoltando la mia musica, guardavo il cielo che era dappertutto e mi chiedevo quando ci è entrato in testa questo sogno dell’Australia. Forse a scuola, pensavo. Te la ricordi la scuola, socio? Quelle ore buttate, quel posto grigio, quelle persone grigie? Quelle finestre che non davano su nessun panorama, e noi lo stesso pensavamo che un giorno saremmo evasi, e che non ci avrebbero più presi?
Ricordi la birra prima del corso di recupero di disegno? La sigaretta di nascosto in quei portoni sporchi? Ricordi quel cielo che sembrava sempre pieno di nuvole, per giorni e giorni, e noi allora ascoltavamo "Leggero" di Ligabue una volta dietro l’altra, aspettando e sperando?


Leggero, sì. Nessuna definizione di come ci sentivamo era più lontana di questa. Eppure la ascoltavamo, e lottavamo. Adesso possiamo dire di essere stati fortunati, perché anche per noi ci è mancato quasi solo un pelo. È stato così, in quelle stanze dove la luce non filtrava e c’era polvere dappertutto e si andava a dormire presto perché tanto era lo stesso, e l’alba era sempre non richiesta. Col telefono muto e i giorni che si impiccavano, ancora allora si parlava di Oz, della mitica Oz, di quello che c’era, di quello che ci sarebbe stato. Ma non parlavamo di canguri, di deserti o di città. Parlavamo di andare, andare e basta.
Parlavamo di partire perché partire suonava proprio bene.


Certi giorni però era impossibile parlarne. Certi giorni c’era veramente poco da dire. Ci si versava un po’ di bumba, si accendeva un’altra sigaretta e si aspettava che smettesse di piovere, guardando quei muri che sembravano stringersi sempre di più addosso a noi. Ci sentivamo prigionieri senza colpe, e senza aver avuto processo. Avevamo anche smesso di fare ricorsi, di pensare a presunti appelli. Ormai tutto quello a cui si poteva pensare, ancora una volta, era evadere. Eppure il muro sembrava troppo spesso, le finestre avevano le sbarre e i problemi erano dappertutto. Il mondo ci aveva rinchiuso lì e aveva buttato via la chiave. In tutto questo però ci facevamo coraggio e ci chiedevamo, esisterà un punto debole nelle sbarre?


Ogni tanto, quando giro per Oz, mi sento improvvisamente illuminato. No, illuminato non va bene, suona troppo mistico. Mi sento leggero. Ecco, questo va meglio.
E questo non succede per il sole, per il mare, perché vedo bei posti e respiro aria buona. Non sono qui in vacanza. L’Australia non è le mie Maldive del cazzo, non lo è mai stata. Qui è semplicemente la mia vita. Tutto quello che c’è stato prima, era una forzatura, qualcosa di innaturale.
E’ bello essere qua, ed è ancora più bello esserci dopo tutto quello. Me lo sono guadagnato, e ora questo posto è mio, socio. Non dico che per goderti il paradiso devi per forza passare prima dall’inferno –però questo aiuta a prenderne coscienza, e a non perderti niente di quello che vedi e vivi. I sopravvissuti sono sempre stati i miei tipi preferiti, quelli più interessanti, tra i pochi che hanno qualcosa da dire e da dare.


Ricordi, caro compare, quando c’erano quei giorni in cui il sole non si vedeva mai, e anche solo pensare all’Australia era impossibile? Ogni tanto ci penso, a quei momenti, quando mi tocco le mie cicatrici, e mi viene da ridere. La vita è così strana che l’unica cosa che uno può fare, a volte, è ridere.
28 anni, e siamo ancora qui. Ancora non ci hanno preso, dopo 28 lunghi anni. Già questo ti dovrebbe far capire, caro compare, quanto è assurda questa vita che stiamo vivendo.


In Italia riguardavo spesso la fine di quel film, che parlava di prigioni e fughe. Mi faceva commuovere, e mi dava speranza. La speranza, quella è una cosa buona, sempre. Con quella un uomo può fare veramente tutto. È quella che ti fa sognare. È quella, che ti fa vivere.
Quel film mi ricordava tante cose: che un uomo non deve mai arrendersi alla sua prigione, specie se non se l’è meritata; che la prigione non rovina ma invece aumenta il valore della libertà; che bisogna lottare fino alla fine, ingoiando merda e aspettando il momento buono; che ogni cella ha un punto debole, basta saperlo trovare; che non importa quante nuvole ci sono, perché da qualche parte esiste un oceano azzurro ad aspettare; che o fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire; che certe persone non sono fatte per stare in gabbia, e che spesso queste persone a volte si incontrano e da allora saranno sempre insieme, al di là di guardie e muri di cinta e filo spinato.


E allora sognate, porca puttana, e credeteci in questi sogni. Ognuno dovrebbe sempre combattere per la sua Australia. Senza questo sogno, qualsiasi cosa sia la vostra Australia, che cazzo di senso ha?
Nessuno, io credo. Bisogna sempre guardare al di sopra di guardie e secondini, capiufficio e genitori. Il compare l’ha fatto. Il compare ci ha creduto.
Contro ogni previsione, ogni pronostico, ogni scommessa, riusciremo a berci quella famosa birra sotto il famoso ponte. Abbraccerai la tua famiglia vera, ancora una volta. Sarai qui mentre loro si fanno le loro seghe di potere e i cani ti cercano nella foresta. Sarai in Australia, socio. Saremo in Australia insieme. 28 anni, e siamo riusciti a fotterli fino a questo punto. Mi dispiace quasi per loro….
Allora mentre canto e bevo per te, e cerco la copia in inglese di "Le ali della libertà", e ammucchio Shiraz e progetti, ti dico buon viaggio, socio, ti dico buona Australia, ti dico buon sogno.
Questa è solo la prima rata, stronzi. Tenetelo a mente.
Non siamo qui per rallentare.
Siamo qui per l’esatto opposto.

Marco
Quello che ha attraversato un fiume di merda, e ne è uscito pulito e profumato.

giovedì 1 novembre 2007

In viaggio per Sydney

In viaggio per Sydney

Caro compare, ti scrivo con la prenotazione aerea accanto a me… penso di dover raccontarti di ieri….

Tutto si è deciso in 1 ora che per me non finiva mai…. Avevo aspettato tutto il giorno per sentire il mio capo, durante la telefonata con lei sudavo freddo… le ho detto che rinunciavo a venerdì di ferie e che avrei lavorato … le ho detto di si a tutto… mi preparavo il terreno…. Mangiavo merda …ma avevo uno scopo…avere una risposta sulla richiesta ferie che lei aveva sapientemente ignorato…

Ma lei ha usato tutta la sue esperienza, e ha semplicemente scaricato il tutto sul mio collega Giovanni …lui era quellio che avrebbe dovuto darmi una risposta…

io sono rimasto di merda… sapevo che era arrivato il momento di farsi piccoli e accettare…

lui era di fretta perché andava a fuori città... uno dei soliti festini VIP ai quali non mancava mai...
.
Lo prendo da parte e gli parlo della richiesta ferie che avevo mandato al capo, lui mi fa: “si , si , ho presente quella e mail”

Va alla sua scrivania, come se li fosse nascosta la soluzione, mi guarda con aria di sufficienza…

io: “beh, Giovanni, scusa se ti prendo di fretta…. Insomma il capo mi ha detto che per lei va bene… insomma…. L’unica cosa e che dobbiamo metterci d’accordo io e te…”


Lui prende il calendario , accavalla le gambe, lo studia attentamente … e fa : “ummmhhhhh, vediamo un po’…. Quando VORRESTI andare in ferie” anche se lo sa benissimo, gli dico nuovamente che vorrei andare dal 24 dicembre al 11 gennaio …

io so che la settimana di dicembre siamo chiusi e che la prima di gennaio non ci sarà tanto lavoro.... mi gioco tutto su una manciata di giorni dal 7 all'11 gennaio....

Lui sembra leggermi nel pensiero… “beh…. la settimana di dicembre siamo chiusi sicuramente , poi riprendiamo a lavorare però….”

E io: “ Giovanni, io sono sicuro che anche la prima settimana di gennaio non faremo molto…. Mi preoccupa solo la seconda settimana di gennaio” e lui : “ beh, infetti…”

esita ancora un po’…non sembra convinto di quello che ho detto… io mi sento vicino all’Australia come non mai…. Penso a quanto cazzo mi manca il compare , penso a quanto è importante per me che lui dica si …. Penso che un viaggio del genere è qualcosa che sogno da sempre … e lui ha in mano il mio sogno …. Lui lo sa… sa quanto ci tengo, sa che c’è la mia famiglia in Australia…. sa che devo andare la è questo è l'unico momento possibile....

Gioca ancora un po’ col calendario…. Muove le pagine…. Come se pensasse alle cose che ci sono da fare , a come organizzare meglio il lavoro, alle possibili conseguenze della mia assenza…

Mentre io so che sta recitando, nella sua mente c’è solo la consapevolezza di esercitare un potere, gli piace e prende tempo … dopo un po’, con tono del padre di famiglia che concede qualcosa...

“beh mauro , prenditi i tuoi giorni meritati , ci penserò io ….”Ci penserò io… so che quella frase racchiude un mondo di sottointesi: ora io sono in debito….

E lui sta per ricevere un incarico importante… non prima di fare una riunione con me e il capo… quello è l’ultimo scoglio per lui…lui sa che sta comprando qualcosa in quel momento… è l’occasione più ghiotta che potesse capitargli… aveva già cercato di comprarmi da mesi … non c’era riuscito…incominciava ad agitarsi…

l’incarico che aspettava non era stato ancora ufficializzato… qualcosa rallentava il processo e lui si chiedeva se quel qualcosa fossi io…

ma ora tutto si risolveva … ora era arrivato il momento per lui di mostrarsi magnanimo … di concedermi un "si"…. Un "si" che mi avrebbe indebitato …. Presto verrà il mio momento per rendergli il favore … e io non potrò dire di no.... in factotum funziona così....

Tutto questo mi fa schifo…ma non importa….mi precipito alla scrivania, so che mi aspettano in riunione…

prego di avere solo 5 minuti , 5 minuti per controllare i voli, per vedere se posso realmente partire….

Mi accorgo subito che il volo da 1800 euro è andato… penso che sono fottuto … l’ho presa nel culo, controllo un’altra partenza : sabato 22 dicembre , ritorno 12 gennaio …. Il sito calcola le cazzo di combinazioni…. mi chiamano …. Ogni secondo dura una eternità…. Escono i voli….

Malaysia airlines …. 2000 euro… so che quella cifra la metto via in 6-7 mesi di lavoro o forse di più, so cosa significano sei mesi di lavoro….in sei mesi si mangia tanta merda….so che è almeno 700 euro di più del prezzo che avrei potuto trovare se non fossi legato a factotum....ma non dubito neanche un secondo …. Mi vedo su quel cazzo di aereo , mi vedo in Australia….

In riunione mi aspettano…

io chiamo casa …. Il telefono squilla , io spero che cazzo ci sia qualcuno… mi da fastidio, odio dovere continuare ad indebitarmi, chiedere favori…. Ma ormai non posso rallentare…

maledico il fatto che nella mia cazzo di carta delle poste ho 50 euro …che cazzo tengo a fare 50 euro?! Mi mando a fanculo da solo….

parlo con mia madre , le dico solo che mi hanno dato i giorni, parlo e sento che la mia voce esce fuori senza emozioni …

sono semplicemente congelato dalla paura che qualcosa vada storto…. So che ora sono nelle loro mani

Chiedo di parlare con mio padre …. Gli spiego del sito dove comprare il biglietto…

Giovanni è di fronte a me .. mi saluta guardandomi con un sorrisino del cazzo….

Se ne va trionfante …. Questa è la sua vittoria …. Non c’è più niente tra se e il potere….ci ha sconfitto tutti… ora si può godere il suo cazzo di festino con la sua cazzo di r moscia e la sua parlata british

Ma in riunione mi aspettano….

Mio padre non capisce bene , devo dire ogni lettera per filo e per segno, spiego tutto come si spiega a un bambino di 5 anni,

di la mi aspettano….

Prego mio padre di farlo subito, questa volta sento che la voce esce fuori con un tono grave di supplica…. Chiudo il telefono… tutto è nelle sue mani…. Torno in riunione….mi scuso ancora...a factotum ti devio scusare di vivere una vita ... factotum si prende tutto...

Ma Non riesco a pensare ad altro …sono le 5:30 …. I colleghi parlano ma tutto ciò che vedo e sento è AUSTRALIA….

Sono le sei e mezza … chiamo casa …. Mi risponde mio fratello….faccio finta che mi importi qualcosa di quello che dice..

chiedo di mio padre… lui mi dice che è andato al cine forum…

penso che sono dei coglioni, che me l’hanno messa nel culo, penso che non ho quel cazzo di biglietto, penso che se perdo quel posto non potrò raccontarlo al compare…. È tardi….sono stanco…. Ho i nervi a pezzi…. Mando un messaggio a mia madre …. La supplico di darmi notizie…

odio tutto questo …odio scendere a compromessi… odio dipendere da loro….

Ma penso : “keep your eyes on the price”; resta concentrato….

chiudo il pc, anche l’ulima collega va via, abbassiamo le serrande mi sento disperato… sento che non è servito niente a un cazzo… penso ai miei vecchi che stanno al cinema a vedere un film del cazzo …penso a qualcuno che prende il mio biglietto e che sale su quell’aereo del cazzo al posto mio…

mi chiedo quello stronzo che cazzo ci va a fare in Australia… me lo immagino ricco … me lo immagino senza problemi… grasso e puzzolente … un infame…lo odio….

spengo i pc, macchina del caffè, luci….

siamo sulla soglia con l’ultima collega …il telefono squilla…

mia madre,urla , la linea è disturbata

“FINESTRINOOOO O CORRIDOOOOIIIOOOO , MAURRROOO, MI SENTI????” e io:“corridoio!!!!mamma !!! corridoio!!!!”

La collega è accanto a me , la line cade …

mi tolgo il giubbotto e le dico : “ vai!” mi esce fuori come un comando, non la guardo neanche in faccia ….

Mi tolgo la felpa , prendo il tel dell’ufficio e chiamo casa, mentre faccio il prefisso penso che quella è la cazzo di Messina, penso che dopo tutto quello che ho passato ancora digito quel prefisso del cazzo , in quel 090 penso a tutta Messina, a tutto il tempo buttato nel cesso….

Odio quel 090


sono in piedi ….da solo in ufficio, Una mano sul fianco… sudo…. La stanza mi sembra un forno….


“mauro , dammi il numero di passaporto” e io : “mamma non ho il numero!”

questa volta sono esausto… mi sento sull’orlo del pianto.. non pensavo servisse il cazzo di passaporto per comprare un biglietto…

non so che fare…balbetto… tutta la tensione di mesi e settimane mi colpisce…

penso che vabbeh… è andata ….

“Franco! Dice che non ha il passaporto!” e da lontano sento una voce leggera, mio padre… “è facoltativoooooo, SANNì è FACOLTATIVOOOO” ,

“mauro è facoltativo!!!” urla mia madre…

E io rispondo “e facoltativo, è facoltativo” come se cercassi di convincermi di qualcosa…

E mia madre : “ si…. È facoltativo!”
.
Mi chiede l’indirizzo di casa a Roma, io lo ripeto per l’ennesima volta…

mio padre impreca …mia madre gli chiede cosa sia andato storto ….

Lui non risponde…. Mia madre chiede di nuovo e lui non risponde…

mia madre mi spiega che senza occhiali non vede che succede e che mio padre non le risponde…

quindi non capisce cosa sia andato storto…. In quel momento sono uno a fianco dell’altra …

“ mauro , aspetta che vado a pendere gli occhiali che tuo padre non mi risponde e non riesco a capire cosa è andato storto… aspetta mauro… prendo gli occhiali”

A quel punto mi chiedono nuovamente l’indirizzo di casa a Roma, serve per la consegna dei biglietti…. Dopo 8 anni , diverse visite, diverse lettere spedite , non sanno ancora l’indirizzo DI DOVE CAZZO ABITO IO…

Lo ripeto, lo dico di nuovo… mi chiedono il numero della via… scherzano sul fatto che l’ultima volta l’hanno sbagliato e che il pacco spedito da loro si sia perso...

“franco, non facciamo come l’altra volta che abbiamo sbagliato l’indirizzo! Ah ah ah”

sento mio padre che impreca….

ma comunque non lo ricordano….

sudo …. Sono stremato….

Mio padre mi chiede a quale dei miei indirizzi e mail vuole che mando la ricevuta….

Rispondo di mandarlo ALL’UNICO CHE LUI CONOSCE E CHE SA CHE IO HO…..

dico a mia madre che voglio restare in linea ….

Le dico che devo vedere la ricevuta per crederci davvero…

carico la pagina della e mail come un disperato…

ci sono solo le booze e mail di facebook che mi ha spedito il compare…

penso che coglione che è il compare …. Scuoto la testa nel vedere che mi ha inviato diverse sangrie virtuali…

finalmente arriva…apro l’email… leggo la ricevuta: In viaggio per Sydney…

Ancora non è abbastanza…. Ancora non ci credo….dico che lo devo stampare per
….crederci davvero….