domenica 13 dicembre 2009

Loro e noi

Stavano tutti fuori sulla veranda
a chiacchierare:
Hemingway, Faulkner, T.S. Eliot,
Ezra Pound, Hamsun, Wally Stevens,
E.E. Cummings e qualcun altro.
"Senti", disse mia madre, "puoi
dirgli di starsi zitti?".
"No", dissi io.
"Stanno dicendo solo fesserie", disse mio
padre, "dovrebbero trovarsi
un lavoro".
"Ce l'hanno un lavoro", dissi
io.
"Un accidenti", disse mio
padre.
"Esattamente", dissi
io.

A quel punto Faulkner entrò
dentro barcollando.
trovò il whisky nella
credenza e se lo portò
fuori.
"Una persona tremenda",
disse mia madre.
Poi si alzò e sbirciò fuori
in veranda.
"C'è una donna con loro",
disse lei, "solo che sembra un
uomo".
"È Gertrude", dissi
io.
"C'è un altro tizio che sta facendo vedere i
muscoli", disse lei, "dice di
poterli battere a tre
a tre".
"È Ernie", dissi io.
"E lui", mio padre mi indicò,
"vuole essere come loro!".
"È vero?", chiese mia madre.
"Non come loro", dissi io, "ma uno
di loro".
"Trovati uno stramaledetto lavoro",
disse mio padre.
"Statti zitto", dissi io.
"Che?".
"Ho detto, statti zitto, sto ascoltando
queste persone".
Mio padre guardò sua moglie:
"Questo non è figlio
mio!".
"Spero di no", dissi io.

Faulkner entrò di nuovo nella stanza
barcollando.
"Dov'è il telefono?",
chiese.
"A che diavolo ti serve?", chiese
mio padre.
"Ernie si è appena fatto saltare
le cervella", disse lui.
"Lo vedi cosa succede alla gente
così?", urlò mio padre.
Mi alzai
lentamente
e aiutai Bill a trovare
il
telefono.

(Charles Bukowski)

venerdì 11 dicembre 2009

Somebody

I want somebody to share...share the rest of my life...
Share my innermost thoughts, know my intimate details,
Someone who'll stand by my side...and give me support...
And in return she'll get my support

She will listen to me...when I like to speak...
About the world we live in...and life in general...
Though my views may be wrong, they may even be perverted
She'll hear me out and won't easily be converted
To my way of thinking, in fact she'll often disagree...
But at the end of it all she will understand me

(...)

I want somebody who cares...for me passionately...
With every thought and with every breath,
Someone who'll help me see things in a different life
All the things I detest ,I will almost like

I don't want to be tied...to anyone's strings,
I'm carefully trying to steer clear of those things...
But when I'm asleep, I want somebody who will put their arms around
And kiss me tenderly...
Though things like this make you sick
In a case like this I'll get away with it...

(...)

(Depeche mode)

martedì 8 dicembre 2009

SE GLI INSETTI SI RIBELLANNO ALLE PIANTE

e le piante si ribellano alle case
poi le case si ribellano alle stanze
e le stanze si ribellano a mia madre.
e se mischio il sole e il tuorlo d’uovo
e il pompelmo e li bevo alla mattina
cresco bella come una mimosa
gialla e grandissima come la Cina.
poi se imparo davvero a riordinare
dati e abiti negli armadi e nel cervello
penso nulla mi potrà mai più frenare
a capire cosa è vita e cosa è bello.
allora l’amore crescerà da solo
come un timido geco ipocondriacoo un diamante talmente plateale
da sconfiggere persino lo zodiaco.

Francesca Gente

martedì 1 dicembre 2009

Nella mia ora di libertà

I vialetti sono puliti, ordinati. Le arance sono ancora tutte sugli alberi. Le zanzare che le mangiavano sono morte.
Ci sono delle panchine, un bidone della spazzatura. Una fontana asciutta. È quasi il tramonto.
Poi entri nei reparti. Puzza di piscio, di vomito, di chiuso. Di marcio. Di merda. Di dolore.
A confronto, il paesaggio autunnale là fuori ti sembra un paradiso.
In generale, l’ultimo posto sulla terra dove ti verrebbe in mente di passarci il Natale.
Eppure c’è gente che ce lo passa. E già che c’è ci passa anche la Pasqua, l’estate e il compleanno.
E San Valentino, anche se molti di loro non lo sanno.

In gruppo, dici loro che non è così male. Che la vita continua, anche in un posto del genere. Che non devono badare troppo al cibo, alla puzza, al freddo e al caldo, alle botte, alle medicine, all’ambiente in generale. Che c’è modo di vivere anche lì dentro.

La polizia è tutta ospitale, ti saluta con grandi sorrisi, e alcuni trattano i detenuti come gli amici di tutta una vita.
I detenuti si raccontano, con storie spesso strazianti. Ti parlano, ti chiedono. Anche loro vogliono essere tuoi amici. Ti si sono affidati, si sono aperti con te come nessun altro. Ti vogliono bene come ad un fratello. Sono pronti a ricominciare. Mai più, mai più. Tu sei quello che solo li potrà aiutare.
Tu conforti, spieghi, aiuti. Parli per ore. C’è tutto un mondo che vi aspetta lì fuori, dici. Tutto procede a meraviglia di là, dici. E’ pieno di opportunità. Il futuro vi aspetta. Vale la pena essere sani per un mondo del genere, dici. Tutti vi aspettano. La vita non è mica finita. Gli altri sono fuori a braccia aperte e vi hanno sempre nelle loro preghiere.
Così la prima cosa che impari è che qui si fonda tutto sulla bugia.

Li osservi. Padri di famiglia, studenti, analfabeti, lavoratori, persone semplici, gente che vedi tutti i giorni sull’autobus, negli uffici, perfino in chiesa. Spesso le cose procedevano come per tutti. Una vita normale, a volte noiosetta.
Ed ecco che ti arriva il terremoto. Chissà, forse il terremoto arriva per tutti. Alcuni magari lo sanno contenere.
Loro non ci sono riusciti.
Comincia a fare scuro. Vediamo il crepuscolo a scacchi, attraverso le sbarre.
E quell’uomo accanto è abbastanza grande da essere tuo padre. Un altro potrebbe essere tuo nonno. Un altro ancora così giovane da sembrare un fratello minore.
Un altro ancora, potresti essere tu.
Tendono a non parlare di come stanno, loro. Nemmeno le loro famiglie ne vogliono parlare. È un grande segreto.
E anche a te hanno insegnato, là fuori, che prima viene il corpo e poi tutto il resto. Che spendere centinaia di euro per uno specialista per la prostata, il fegato, le palle, la gola, lo stomaco, gli occhi, i reni, ha senso. Che correre dal dottore per ogni colpo di tosse, è più che accettabile. Che basta che c’è la salute, poi chi se ne frega.
Mente sana in corpo sano, sì. Il corpo comanda. I dottori, la nonna, gli altri, tutto ce lo dice. I serial televisivi parlano di uomini che possono o no salvare dalla morte, che possono donare di nuovo la vita, con un bisturi e delle paroline difficili. Con i loro effetti speciali. Le loro inquadrature. Le loro facce tragiche.
Nessuno però dice come la devi vivere, quella vita.
E se non lo sai?
Qua dentro ci sono persone dal fisico sano. Alcuni muscolosi. Altri meno. Non c’è niente che non vada nel loro corpo. Mangiano, bevono, defecano. Tutto regolare.
Ma non sono qui per un’ulcera o per le emorroidi. Nemmeno per il cancro, se è per questo.
Qualcosa non andava nella mente.
Un attimo, un mese, una vita. È lo stesso.
La seconda cosa che impari qui, è che i pensieri comandano e il corpo è l’eterno secondo.

Uomini enormi che piangono per quel loro pensiero. Mariti in salute che ripensano a “cose brutte”. Fidanzati che non hanno più nessuno ad aspettarli.
Gente intrappolata nei loro pensieri, prima ancora che dalle sbarre.
È sera ormai, là fuori.
Tu parli ancora, anche dopo che hai finito le parole. Ma lo senti. Senti che è sera per tutti, per te per loro per i poliziotti. Perchè quando fa buio, da queste parti, fa buio sul serio.
Saluti, allora. Cerchi di risollevare gli animi. Fai una battuta. Dài pacche leggere sulle spalle. Non t’importa nemmeno cosa abbia fatto la persona che hai di fronte.
Sai che è una persona, e questo ti basta.
Stringi loro le mani. Lasci che ritornino alle loro celle sovraffollate, agli stupri sotto la doccia, alla prostituzione per due sigarette.
Il futuro vi aspetta. Oh sì.
Saluti i poliziotti. Loro ricambiano. Il sorriso è sempre lo stesso.
Nel cortile autunnale si allungano le ombre, e sembrano non finire mai. Nella quiete innaturale di quel giardino disabitato senti un urlo che ghiaccia le vene. Magari è solo qualcuno che ha bisogno di sigarette. Magari no.
Ti chiedi persino se è un urlo umano, tanto è terribile e risuona nell’aria. Te lo chiedi, mentre passi al metal detector, mentre ritiri i tuoi effetti personali. Te lo chiedi ancora mentre stai tornando alla tua macchina, e lo fai senza voltarti mai, senza pensarci mai.
Cerchi di concentrarti sulla cena, su quello che c’è da fare a casa.
Perchè la terza cosa che impari è che la libertà non è scontata. La libertà è una gran bella cosa, quando c’è, quando la sai apprezzare.
Quando te la sai creare.
Perchè te la possono togliere. Perchè te la puoi togliere tu stesso. Te la possono togliere i tuoi pensieri.
Che duri un’ora o una vita, non c’è niente di meglio dell’essere liberi.
E lì dentro, alla fine, ci trovi tutto.
Metti la freccia. Ora di fare la spesa.
Libertà è anche questo.
E ne sei grato.

Ancora tu

Accade che una sera la luce salta, si spegne.
Buio, nient'altro che buio.
Sostituirla? Non puoi.
Buio.
Cambi stanza, ma lì non è lo stesso.
Altrove ancora la luce viene e va, non ti tiene lontana dal buio.
Ma tu stringi i denti, piccola Kz, che prima o poi arriva domani.
E domani sorge il sole.
Qui poi una torcia la trovi sempre.



(E.Sorani)