domenica 4 maggio 2008

I soldi di Topolino

Ritorno, e naturalmente sorvolo su psiconani e topo gigi. Scusatemi davvero, ma queste cose non mi interessano. Sono a Oz, belli miei. Ogni Paese, alla fine, ha quello che si merita. Da questa parte il sole, da quell’altra la stessa faccia su 6 canali per altri 5 anni. Auguri vivissimi.
Pensavo a una storia di Topolino che ho letto una vita e mezzo fa. Insomma in questa storia gli amici di Topolino si accorgevano che lui stava passando un brutto momento. Impegnava i mobili, andava in giro coi vestiti con le toppe, cose così. Ognuno allora diceva all’altro, te l’avevo detto!, è stata colpa tua!, Minni che se la prendeva con Basettoni, Basettoni con Manetta, Manetta con Macchia Nera, e dove cazzo è Paperino?
Tutti allora cercano di aiutarlo con discrezione, mettono assieme una colletta, gli comprano vestiti nuovi, mobili nuovi, finchè alla fine si scopre che in realtà l’inossidabile (e per quanto mi riguarda antipaticissimo) Topolino stava solo agendo sotto copertura per beccare non so che bandito, ed era importante che questi lo credesse povero. Risate finali, baci e abbracci, perdono generale, grande festa tutti assieme. La storia era finita e tu potevi tirare l’acqua, pulirti il culo e tornare alla tua piccola realtà senza risate finali e senza feste.
A me però, bambino scassapalle, mi era venuto un dubbio. Topolino, in fin dei conti, non faceva nessun lavoro. Aiutava sempre quell’incapace di Basettoni (che probabilmente era lì solo perché raccomandato) e il futuro cancro-ai-polmoni Manetta, ma ovviamente non lo faceva per i soldi –ci mancherebbe! Aveva una casa a due piani, giardino enorme, una macchina. Anche se metteva sempre gli stessi vestiti, che cazzo, avrà dovuto lavarli qualche volta anche lui o no? Portava Minni a cena nei ristoranti. Se la sbatteva negli hotel. Ogni tanto in qualche storia spuntavano questi nipotini noiosissimi, una brutta copia di Qui Quo Qua –mi sa che loro si chiamavano Tip e Tap- e giustamente giocattoli gelati e cinema anche per loro. Bolletta del telefono e, in tempi recenti (visto che si era modernizzato) anche Internet. L’albero a Natale era sempre stracarico di regali –e occiamente non mancava mai un tacchino che era grande quanto lui (e perché mai un topo dovesse mangiare un tacchino, sono cose che non mi spiego). Poi ossi e veterinario per Pluto, canale porno notturno, e qualcuno che gli pulisse la casa –un paio di topi filippini, visto che a lui non lo si vede mai che scrosta il cesso o toglie la muffa dalla doccia.
Allora io, povera anima innocente, già mi chiedevo: ma dove cazzo li prende Topolino i suoi soldi? Come fa a pagare tutto?
Nell’unica storia in cui tutto questo sembrava venire fuori, ecco che si scopre che era tutto per scherzo. È così dunque, mi chiedevo? È così facile, la vita? basta che sei onesto, retto, tediosamente simpatico, melenso, e puoi avere una casa con 2 piani tutta per te? E se tutto filava davvero così liscio, perché cazzo allora Gambadilegno Macchia Nera e tutta quella serie di sfigati si intestardivano a dover rubare del vile denaro? Erano forse dei viziosi? Gli piaceva farsi mettere in carcere? Era una loro fantasia sessuale?
Risate finali, scherzi e Pluto che lecca qualcuno in faccia. Fine.
Pensavo tutto questo perché ieri mattina ho comprato la mia prima televisione. Ho già avuto delle televisioni prima, a Roma e a Palermo, ma questa è stata la PRIMA che mi sono pagato coi miei soldi –con le mie ore –con la mia morte. Mentre il commesso batteva lo scontrino alla cassa con aria ottusamente contenta, io mi guardavo intorno e mi chiedevo come cazzo avrei fatto a pagare l’affitto prima del prossimo stipendio. Intorno a me era pieno. Tutta gente contenta, addirittura felice, di poter buttare nel cesso in pochi secondi quello che a loro era costato settimane e settimane e montagne di merda. Papà che erano al settimo cielo per aver speso dieci volte un prodotto di cui probabilmente nemmeno avevano bisogno. Ragazzine che compravano costosissimi dvd che non avrebbero nemmeno visto. Donne grasse con gli stipendi dei mariti in una mano e la lista della spesa nell’altra. Ecco come ti fottono. Queste cose Topolino non te le diceva, quel testa di cazzo. Devi comprare, e una volta che hai comprato, affondi un pochino di più. Resti zavorrato da una serie di cose che quando torni a casa non sai nemmeno tu perché cazzo le hai comprate. Ci sono le RATE, ah!, che cominci a pagare mica ora!, no no, non ti preoccupare!, le paghi tra 3, 4, 5 anni, come se nel frattempo magari sei diventato ricco, nel frattempo hai azzeccato quei 6 numerini lì, invece nel frattempo mi sa che l’unica cosa che succede è che hai comprato altra roba inutile che dovrai pagare tra altri 3, 4, 5 anni, e piano piano ti accorgi che finchè non resterai secco su quel letto con ancora il materasso incellophanato dovrai ancora pagare qualcosina, non tanto per carità!, solo un pochino qui, un pochino lì, un altro là, e se magari nel frattempo succedesse qualcosina, che so?, se nel frattempo tu non AVESSI PIU’ UN LAVORO???
Beh, se conosci Basettoni, allora vai liscio. Per tutti gli altri, mi sa proprio che sono cazzi.
Per quanto mi riguarda, io sono un consumatore ancora agli inizi. Sono un idealista, come sempre. Sono diverso, io. non mi farò fregare, io. solo la tv, mi sono detto. la mia Morgana era d’accordo. Però, e se ci vedessimo anche qualche dvd, che male ci può fare, tanto costa poco? E allora piazziamoci anche il dvd. Sono ancora agli inizi. Devo imparare tante cose.
Eppure non mi lamento. Mi piace non dipendere da nessuno. Non mi sono mai sentito povero, e non ho mai rinunciato a niente che fosse indispensabile. Se mi prende la febbre borghese, me la faccio passare guardando le facce per strade, le facce in banca, le facce alla posta. Mi pago l’affitto, le bollette, il telefono e le birre. Una soddisfazione, finchè dura. Apri gli occhi quando succede, fai caso a un milione di cose in più. Il tuo cervello diventa una calcolatrice che fa i suoi conti molto velocemente. Quando spingi quel carrello al supermercato, butti sempre un occhio alle offerte. Vai in vacanza quando gli altri tornano –se ci vai. Prendi i libri in biblioteca. Il vino è quello che trovi sempre nello stesso scaffale, con l’etichetta che se ne va via. il ristorante di solito è sempre take-away. Fai lunghe camminate per evitare l’autobus. Eppure, in tutto questo, ti ci ritrovi. Ti rendi conto forse per la prima volta di quante cose hai DAVVERO bisogno, e di quante invece puoi fare tranquillamente a meno (e ok, la tv non è fra queste, ma era sabato mattino e per una volta NON avevo doposbronza, quindi mi auto-perdono la mia lucida follia). Capisci che l’essere ricchi o poveri è ANCHE una questione mentale. È tutto un punto di vista. Penso che l’idea che una persona sia il suo conto in banca sia partita dalle donne –non tutte, per carità. Per molte donne lo stronzo in BMW è meglio dello stronzo a piedi. Io invece penso che potrebbero benissimo essere dei perfetti stronzi tutti e due. Magari quello a piedi è più allenato, ma l’altro torna a casa prima. Punto.
E così, mentre aspetto che mi portino a casa il mio bel televisore capitalista e il mio dvd per potermi rivedere mille volte in day-after il concerto del buon Fabrizio, mi godo la mia mancanza di risposte, mi godo la mia strafottenza, mi godo il pacifico nulla di questa domenica mattina senza omicidi e senza scopate al sole, mi godo il mio non sapere niente dell’affitto, mi godo la mia risata sottile che si alza leggera come un rutto da champagne, mi godo l’intestino che lavora bene, mi godo questa tastiera che batte mentre penso distrattamente a come fare qualche soldo senza sbattermi troppo come faceva quel bastardo di Topolino.
Qualcuno di voi lo sa?