martedì 25 novembre 2008

E stiamo ancora passando...




Così, eccoci. Cinque giorni –ormai quattro visto che la mezzanotte australiana è passata da un po’- e si partirà per l’ennesima follia. Io e il buon Mauro, pochi vestiti, un caldo equatoriale, e dei mango.
Neanche in un film di Bud Spencer e Terence Hill, ragazzi miei...
Domenica pomeriggio partiremo per Cairns, nell’estremo nord dell’Australia –che qui vuol dire appunto vicino all’equatore. Da lì, non si sa bene come, dovremo percorrere altri 300 km verso l’interno, in piena foresta pluviale, lì dove esiste solo una strada e per il resto è tutta giungla. Una volta arrivati alla nostra meta finale, Dimbulah, ci aspetta la fattoria del simpatico italoaustraliano Frank, dove io e Mauro taglieremo, raccoglieremo, impacchetteremo mango per 3 settimane, in un luogo privo di telefono, internet (e se non mi vedete al Morgana per un pezzo, sapete dove sono –ma giù le mani dal mio minibar!), negozi, dove nemmeno il cellulare prende e si lavora a fianco con i veri aborigeni, quelli che sono fieri delle loro origini e che a volte si sbronzano così tanto che il giorno dopo non ce la fanno ad andare al lavoro.
Tutto questo senza specificare che il mango spesso e volentieri crea una fastidiosissima forma di allergia che arriva quasi all’ustione.
Dunque, 3 settimane in questo luogo imprecisato, a raccogliere mango, con 35 gradi fissi, in attesa del Santo Natale.
Solo io e quell’altro pazzo potevamo trovarci in una situazione del genere (oltre al Dottore che ci legge anche lui, e che è stato lo sponsor ed eventualmente il responsabile di questa spedizione)...
Un modo come un altro per approcciarsi al Santo Natale.
Penso a tutti i miei amici sparsi nel mondo, della mia età più o meno. Alcuni cercano ancora, altri hanno già trovato. Molti di loro hanno un lavoro, un posto dove andare ogni mattina alle 9, hanno scadenze e responsabilità. Programmano la carriera, si guardano da lì a dieci anni, si informano sul prezzo delle case. Si chiedono cosa dovranno regalare a nonno Angelino a Natale. Preparano la solita settimana bianca nel solito posto. Si domandano se sia meglio una monovolume o un Suv.
Cose stabili, ferme, sensate. Noiose, magari. Cose loro, vite loro.
Facciamoli fare.
Io mi tengo i miei mango.

lunedì 24 novembre 2008

Ritrovarsi

Ogni attimo vissuto accanto
é una nuova emozione
sguardi che si spogliano
mani che si toccano
in una passione incontrollabile
troppo forte per vincerla
troppo desiderio di sentirsi
uno nell´altro
Due corpi che si fondono
nell´ansia di aversi ancora una volta
ancora un´ultima volta
con false promesse di fine
e sogni di esserci ancora.
Per consumare ancora qualcosa di immenso
e infinito
che si nutre di segreti
e profumi inconfondibili
di baci e abbracci
di carezze, segreti e risate.
Un calore che lascia dentro
ancora tanto desiderio
e ancora l´ultimo bacio
l´ultimo abbraccio
per un infinito desiderio.

Portatemi Dio

"Portatemi Dio
lo voglio vedere
Portatemi Dio
gli devo parlare
Gli voglio raccontare di una vita che ho vissuto e che non ho capito
A cosa è servito
Che cosa è cambiato
Anzi
E adesso cos'ho guadagnato?
E adesso voglio esser pagato!"

Vasco

sabato 22 novembre 2008

Le notti dell'anima

Certe notti sono anche delle notti dell’anima. E basta poco. Una notizia, una lettera, un ricordo, qualsiasi cosa. Fa paura pensare quanto poco basti, per entrarci.
È notte e tutti dormono, anche quei pochi che potrebbero aiutarti, che potrebbero avvolgerti con le loro parole e la loro, di anima. Non che si possa fare miracoli. Una notte è notte, dentro. Un cuore nero come ali di corvo. Ma certe persone possono lo stesso farti bene. Non guarire la ferita, ma almeno tamponarla. Impedirti che il sangue vada via in un lungo fiume notturno.
Così provi a contattare qualcuno, senza l’intenzione di metterti a raccontare tutta la tua storia. Non c’è bisogno. Sono cose tue, lasciale nel tuo giardino, a prendere sole o a marcire. Ma parlare sì, sfogarsi un po’, come stai raccontami hai poi preso quel lavoro la prossima vacanza. Poco, anche in questo caso basta poco. Ma una ha da fare, una va a correre –non sanno quel che succede, la tua vita si ferma un secondo ma la loro continua, non c’è niente di ingiusto in questo, forse è ingiusto chi ha pensato tutto questo Affare fin dal principio, ma lasciamo perdere- un’altra ha avuto una bella notizia e l’ultima cosa che vuoi è fare il guastafeste col tuo umore a picco nella notte, e allora lasci stare. Sei tu, ancora, e la notte dell’anima.
Un silenzio innaturale, intorno. Il primo istinto sarebbe il bicchiere, ma è solo un momento. Quando ci sei davvero, in quelle notti lì, sai che sarebbe tutto inutile. Peggiorerebbe soltanto. Domani mattina sarebbe un incubo. Una notte dell’anima che non finisce mai.
Allora ti consoli come puoi, con la coscienza, terribile e spietata, che consolazione non esiste, in quei momenti lì. Dopo, a lucido, a freddo, come si dice, forse. Non perchè passa il dolore, ma solo perchè ti inventi dei metodi per far finta che non ci sia. Ci giri intorno. Il dolore, quello non lo cacci via mai. Sempre lì, fino alla prossima notte.
Ognuno ha il suo modo. Io ho le mie parole, queste parole, che un po’ fanno ballare la mia pena e forse le danno un senso per qualche secondo, forse è un canto leggero a me stesso mentre il buio fuori sembra totale e la Terra mi sembra persa in un nero inchiostro che toglie il respiro. forse divide un po’ il dolore, lo espone, lo spiega un poco, e un po’ lo lenisce, perchè il buio fa meno paura quando non si è del tutto soli. Forse è tutto inutile, come il bicchiere.
Espiri, inspiri. Piano. Senza fretta. La notte è sempre lì, a metterti il groppo in gola, a tapparti le orecchie, a toglierti il colore dal viso. Ti pesa sul cuore, una notte così. Non te la sbrighi facilmente. Dio sembra rimasto rinchiuso nelle ore del giorno, e anche il rumore dei grilli scompare.
È notte e scrivo. Forse non serve nè a me nè agli altri, forse non risolve, ma forse aiuta. C’è tutta una notte da passare, prima di poter andare a dormire.
L’anima con gli occhi pesti si siede un attima. Inspira. Espira. Ecco così, piano. Brava. Batto alla tastiera, e lei osserva. Si dimentica, per qualche istante, delle sue ossa fratturate, dei suoi lividi. L’ho catturata, forse solo fino alla fine del rigo, ma è già tanto. Fa male ancora, ma c’è una pausa breve. Nessuno intorno. Tutti dormono. Io sveglio.
Scrivo.

domenica 16 novembre 2008

Un giocattolo

Quanto tempo che non scrivevo...
troppa fretta troppa frenesia...
poi mi fermo
di fronte a me una finestra, pioggia, un freddo e gelido mare...
e un vecchio amico che risveglia l´arte dello scrivere...
di saper vivere, dare, amare, piangere e gioire con le parole....
Comincio a pensare.. ad amare la mia solitudine..
a ritrovarmi arrabiata con tutto il mondo e con me stessa..
prendo una penna e dopo anni..
qualcosa sgorga come un fiume in piena dalla mia mente,
dalla mia anima...
vorrei essere ovunque e da nessuna parte...
ma basta
basta davvero
non voglio l´amore con il conta gocce,
non voglio essere sua solo quelle ore nella sua casa a mare,
dolcissime,
forti,
che poi lasciano l´amaro in bocca.
Amaro di un amore truccato,
senza scampo,
senza sole
Solo buie ore rubate alla sua vita
e alla mia pace.
Non voglio vivere aspettando che viva la sua vta.
Non voglio piú essere la donna della seconda serata.
Che viene dopo,
dopo tutto,
dopo la cena con lei, dopo i regali
i fiori, il cinema.
Io vengo dopo,
per me non c´é altro spazio
che il dopo.
Mi sento presa e buttata via.
come un giocattolo
che piace
ma ormai vecchio
Rivivi emozioni facili e conosciute
ma di poco valore.
Non é realtá,
non é futuro.
Ero una stella rubata al suo cielo
che vive un riflesso di una vita non sua.

12-XI-08

martedì 11 novembre 2008

Non è successo niente





Ovunque ti giri leggi, Obama Obama Obama. Per una volta tutti, anche fuori dagli US, sembrano essere contenti. Al di là di cosa farà poi di concreto Obama nei prossimi mesi e anni, la notizia comunque è di quelle grosse. Lo stesso popolo capace di votare per ben due volte di fila quel coglione di Bush, popolo di immigrati e di razzismo, è riuscito a portare lassù un presidente nero. Bisogna dargliene atto, per una volta. A forza di esportare democrazia con bombe e carriarmati, magari un po’ glien’è rimasta ancora in casa.
E comunque mentre la Storia maiuscola va avanti e forse qualcuno un giorno la leggerà sui libri, la storia minuscola va avanti come può, giorno dopo giorno, con un mutuo che salta e un nano che parla. Alcune storie invece scompaiono del tutto. Piazza Navona, le proteste, i cortei contro la Gelmini, il nano che prometteva di spaccare le ossa.
Che cosa è davvero successo?
Niente, ovviamente. C’è stato qualche titolo sul giorno, Beppe Grillo s’è incazzato come sempre, qualcuno ha avuto un manganello in testa. Poi arriva Obama e un nuovo scandalo all’Isola dei Famosi, e tutto scompare. Ma questo tutto, come già detto, è niente.
Tutto cambia e niente cambia, diceva lo scrittore. Si riferiva alla Sicilia di un tempo, ma va bene per l’Italia di adesso. Tutto è stato previsto, tutto è programmato. Non esistono imprevisti, nell’Impero del Nano (a parte le cazzate che si fa scappare Lui Stesso). I giovani italiani nascono già vecchi, con uno spazio di manovra ridotto allo zero. La scuola? Quando ci arrivano, hanno già perso le speranze di cambiare non dico il mondo, ma la strada dove vivono. Li hanno schiacciati, come e più dei balilla di un tempo. Anche le proteste, in questa atmosfera stagnante, artificiale, senza respiro, sembrano come le liti in un reality show –tutto finto, scritto a tavolino, per tenere desta l’attenzione e per non far credere a chi guarda che in realtà è tutto deciso.
E quelli delle poltrone osservano compiaciuti e ingrassano come maiali. Il Sessantotto è stata una svista, ma sanno bene che non si ripeterà. Hanno imparato la lezione. Mai far vedere troppo il tuo gioco, se non vuoi bruciarti il culo. I magnacci non picchierebbero mai le loro prostitute in faccia. Non si deve vedere niente. Riempili di cazzotti nello stomaco, e intanto continua a sorridere alla telecamera.
Ma una bella mano gliela danno proprio loro, i Giovani, questa entità sconosciuta. Nessuno sa chi cazzo sono, ma tutti se ne lavano le mani. Con una mia amica parlavamo se ai nostri tempi (come se avessimo 60 anni...) era diverso. Io non credo proprio. Ho fatto parte di una delle prime occupazioni nella mia città. A quel tempo andavo ad ogni corteo, ad ogni fiaccolata. Ci credevo. Ero Giovane anch’io, sapete com’è.
E intanto i miei compagni di classe restavano a casa a dormire. Ogni protesta era un giorno di vacanza per loro. Nella scuola occupata, nel comitato vedevi solo gli amici degli amici, gente che non sapeva nemmeno perchè fossimo tutti lì, ma erano popolari, eggià, sìsì.
Il preside fece chiamare la polizia (molto prima di Maroni) perchè non voleva che la figlia restasse invischiata con questi facinorosi fancazzisti, e l’occupazione finì.
Adesso i cortei, gli scontri. Eppure io so che molti studenti, quando leggono di sciopero generale, la prima e spesso unica cosa che pensano è, domani dormo. Cominciano presto a farsi i cazzi loro, i Giovani Italiani, e poi non smettono più.
Dormono e dal loro sonno non li sveglia nessuno. In Francia la legge sul primo lavoro ha portato alle barricate, agli scontri, ai cassonetti incendiati, alle proteste ad oltranza. Qui in Italia la legge Biagi a cosa ha portato?
Zzzzzzz.
Ora della legge Biagi non se ne può nemmeno parlare perchè sarebbe come mancare di rispetto a un morto –il che, detto da parte di un gruppo che sta usando un morto per i loro scopi, è quasi divertente. Non ne parliamo, e di questa legge dedicata a un martire facciamo invece morire tutti i nostri simpatici Giovani Italiani, che tanto il martirio ce l’hanno di vocazione e anzi qualcuno se l’è messo pure nel curriculum, sai mai quello che succede. Co.co.co, contratti a progetto...ma voi forse queste cose le sapete già. Non perchè qualcuno ve le ha dette. Mica sono notizie da tg, queste. Le sapete perchè c’è passato un vostro amico, un vostro cugino. Se siete proprio sfigati, voi stessi.
Bella merda, vero?
Erano quelli i tempi per scendere in piazza. Ma forse era estate, forse era giornata da andare al mare, come i referendum che nessuno vota. Che cazzo, non venite a romperci le palle. Tanto loro comandano e noi siamo i poveri coglioni. Obama è possibile in America, non qua. Dateci Silvio. Lui è già ricco, che bisogno avrebbe di rubare? Dateci il re, che così ruba solo uno e gli altri no. Dateci un dittatore che ci dica che cosa fare.
Ops scusate, mi sono ripetuto.
E così è. I Giovani Italiani sono morti, ma nessuno li ha avvertiti. Sono governati da morti, da ottantenni di merda che decidono delle loro vite. Nessuno fiata. Bravi questi Giovani Italiani. Perchè andare a Piazza Navona, allora? Sprecare così una bella giornata di sole, dico io? Ma andate ai Castelli, andatevene a Fregene. Massì, chi se ne frega dei tagli alla scuola. Tanto, anche così l’hanno cambiata la legge? No? E allora vedete?
Niente sta succedendo. Lasciate perdere il giornale e compratevi un Topolino, può sempre servirvi quando vi chiudete nel cesso, Giovani Italiani. Non vi preoccupate per le risate, sono i Grassi Vecchi di prima. Non fateci caso.
E un’altra cosa: mi raccomando, sempre odiare Silvio. Diamogli sotto, sì sì, quel bastardo. E poi tra 4 anni (perchè è chiaro che questo governo di leccaculo non cadrà mai prima), rivotiamolo, ok? Mica siamo in America qui. Lo stesso coglione lo puoi votare quante volte vuoi.
Yes we can.
Buon sonno....