venerdì 26 luglio 2013

TWO THOUSAND SOULS


Un’esperienza di vita…queste parole mi sembrano riduttive per riassumere quello che sto vivendo da quando ho avuto il coraggio di raggiungere l’altra parte del mondo. Riduttive come qualsiasi cosa densa di emozioni e significati. Come quando senti di amare così tanto qualcuno che ti mancano le parole per esprimerlo. Vi è mai successo?

Insomma…eccomi qui! Ce l’ho fatta! Sono arrivata in Australia a Gennaio e sto vivendo un anno incredibile. Dopo 6 mesi  ho deciso finalmente di scrivere qualcosa e lasciare qualcosa di me in questo spazio. Magnetic Island ti ispira, con la sua bellezza, la sua pace, il suo tepore. Questo è il momento giusto per sentirmi un po’ scrittrice, non per le capacità letterarie, ma per la vena poetica. Sono passati 8 giorni e sto iniziando a conoscere qualcuno dei 2500 abitanti dell’isola. Ieri notte sono stata a casa di una signora dolcissima, che abita qui da 30 anni con i suoi tre gatti neri. Mi offre un Cowboy cocktail e mette su un po’ di Bob Marley. Non potevo tornare a casa prima dell’una a causa dell’alta marea. Abito in un posto da sogno, sulla spiaggia, ma dovevo ricordarmi che questo sogno era senza strada. Così sorseggio il mio cocktail mentre una delle tre gatte riceve ben volentieri le mie coccole. La gatta ha una panciona enorme, convinta che fosse incinta chiedo alla padrona da quanto tempo, mi risponde che è semplicemente “fat”. Per fortuna era solo una gatta! Non credo si sia offesa.
Il giardino era pieno di collane di conchiglie, di statue di gatti, di fiori. Mi sentivo Alice nel paese delle meraviglie, ma al posto del Bianconiglio c’era uno strano uccello grigio con le zampe lunghe che correva per tutto il giardino inseguito dal gatto. Continuo a chiacchierare con la signora e organizziamo una cena durante la prossima settimana. Finalmente torno a casa a piedi, e non a nuoto, saluto i tre micioni spalmati sul divano e raggiungo il mio caro letto.
Penso a quanto sia semplice la vita qui. Mi manca un po’ Sydney, la sua confusione, i suoi festival, il suo modo di stupirti sempre al meglio e, ovviamente, mi mancano i miei amici. Una delle cose che ho imparato nelle lunghe permanenze lontano da casa è che quel mucchio di emozioni che provi viaggiando si colora solo se condiviso. Sono partita dall’Italia da sola, ma sapevo che avrei dovuto subito cercare qualcuno con cui condividere quest’esperienza. Ero consapevole delle mie “capacità di ricerca”, cresciute grazie ai due anni trascorsi a Roma e ai sei mesi in Portogallo. Ma come in tutte le cose, avevo bisogno anche di un pizzico di fortuna, forse anche due…alla fine credo di averne avuta una bella manciata. Dalla prima settimana ho trovato quella che è stata, ed è tuttora, la mia migliore amica a Sydney. Una matta e solare siciliana con la quale ho riso, pianto, ballato, mangiato, bevuto, litigato, conosciuto, imparato…
Ora sono su questa isola stupenda e non vedo l’ora di vivere le mie prossime avventure, felice e orgogliosa della mia forza e delle mie scelte, senza dimenticare mai la mia casa e miei affetti dall’altra parte del mondo.

lunedì 8 luglio 2013

memoria



Troppo facilmente ci si rivaluta, ci si trasforma in bravi cittadini, ci si dimentica chi o cosa eravamo, cosa e come abbiamo vissuto. Improvvisamente diventiamo eroi di noi stessi, artisti, geni e grandi pensatori, senza percorso e senza meta ma con il diritto e il dovere di puntar il dito e scuoter la testa.

Tutti ricchi di merito, smemorati dimentichiamo il passato.

domenica 7 luglio 2013

Ricapitolando

Ricapitolando, questo 2013 è stato un anno un po’ particolare.
Ricapitolando, nel giro di pochi mesi sono stato prima derubato (ma non di beni materiali), poi sono stato in Italia a visitare le mie due famiglie, e al ritorno sono riuscito a dare un’occhiata al sistema sanitario australiano tramite una permanenza forzata di un paio di settimane nel glorioso Royal Prince Alfred Hospital di Sydney e un’operazione al cervello che mi è quasi riuscita fatale.
Dopo quell’esperienza sono stato risputato dentro la vita di tutti i giorni, consapevole che per me non sarebbe mai più stata la vita di tutti i giorni. E se non avessi ancora la famosa benda all’occhio a ricordarmelo, avrei un bel po’ di altre cose che non me lo faranno scordare mai.

Ricapitolando, questo è stato, finora, il 2013. Un anno che mi ha fatto male fino a spaccarmi il cuore, e poi ha provato pure ad ammazzarmi –tanto che comincio a chiedermi cosa posso mai avergli fatto. L’ho forse picchiato quand’era bambino?
Ora davanti a me ci sono altri 5 mesi e rotti di questo simpatico anno. Vi prego di mettermi nelle vostre preghierine fino al Capodanno 2014.

Ricapitolando: e adesso?
Adesso sono qui a scrivervi, e sono abbastanza contento di farlo. So che mi state leggendo sparpagliati per il mondo, da qui dietro l’angolo fino ad arrivare nella parte di mondo che adesso sta dormendo. Dopo aver raccontato (per il bisogno di raccontare) la mia esperienza in ospedale, sono contento di poter scrivere di altro.
Sono contento perchè oggi sono tornato a scrivere sul serio, che è un po’ come tornare a fare l’amore dopo un grosso spavento come quello passato: non ti è mai sembrato così bello, ti stupisci di saperlo fare ancora, e quando hai finito vuoi ricominciare subito. E c’è fame dietro, una fame gigantesca ma lucida, di chi si vuole mangiare il mondo ma coi suoi tempi e alle sue condizioni.

Non sono mai stato leggero come adesso –adesso che sono sotto medicine che giocano coi miei ormoni, e che giro come un pirata fuoristagione. Non credo di aver mai sorriso come in questi giorni, e non so nemmeno io perchè. Mi verrebbe da dirmi “E ridici al cazzo” (ovviamente col tono di voce di Giancarlo), ma non mi va d’interrompere questo sorriso.
E in fondo, perchè dovrei?
La mia vita è stata così assolutamente rivoluzionata negli ultimi 3-4 mesi, che comincio a credere che non abbia più senso pensare ad un prima e un dopo. Forse qualcosa è morto e qualcosa è nato, tutto qui.
Era giusto così? É stata tutta una grossa ingiustizia? Non posso saperlo. Non posso nemmeno aspettare che arrivi un intervento divino a sistemare il punteggio a mio vantaggio. Lo so cosa ho passato, e lo so cosa mi merito dopo averlo passato, ma la vita segue regole un po’ diverse.
Sta a me risistemare i conti il più possibile, semmai sarà possibile. Non credere ad una giustizia da lieto fine, ma arrivare alla fine nella maniera più giusta per noi.

Ricapitolando, ho meno risposte di prima, ma quelle che ci sono, sono più forti. Io, sono più forte. Ho passato la vita a cercare ispirazioni, e adesso sono orgoglioso di quello che sono e che faccio. Ho smesso di cercare fuori, e ho cominciato a fare un po’ di pulizia dentro. Ecco, il compare ha definito benissimo questo momento: mi sento più pulito.
E ne avevo un gran bisogno.

Ricapitolando, forse siamo tutti in cerca di pulizia. Ci sbattiamo per darci una sistemata, per pagare tutti i debiti, riparare tutti i rubinetti che perdono, compilare tutti i moduli, cominciare tutte le diete e le palestre, fare tutte le pulizie di primavera, come se vivessimo in un eterno lunedì mattina, quando ci sono i buoni propositi del fine settimana, che inevitabilmente non sopravvivono nemmeno al mercoledì.
Ricapitolando, forse per pulirci dobbiamo accettarci. Sapere cosa siamo, cosa valiamo, in cosa facciamo schifo. Ricordarci che in questa pelle dobbiamo viverci per un altro pezzo (2013 permettendo), e allora tanto vale arredarla e cominciare a conoscerla. E a quel punto, anche se siamo mezzi orbi e ancora convalescenti, potremo sentirci forti e puri come se fossimo appena nati.

Ricapitolando, stamattina mi sono svegliato e ho visto questo panorama dalla finestra. E tra il 2013, furti, operazioni e bende, ho pensato che me lo sono sudato, questo panorama.
E ne valeva la pena.