lunedì 28 gennaio 2008

Bad Habit

I’m having one of those Sundays in which I can’t really help it.

My mind just keeps going there and there and there.

Like a bad habit.

I guess I need someone to figure out all of this.

Some people need a reason to feel bad.

More likely people call for something to dream about , to strive for.

Just a bad habit.

Distant memories get so close , I can’t even tell when it was … as inside me is still the day after…

During days like this, I can only write down my thoughts, trying to freeze them.

I would just observe them falling down smashing into one thousand pieces.

As an insignificant glass that falls from my hands.

Then I ‘m afraid that I would not be able to fill in such empty space.

I can’t get over this bad habit.

Mauro

mercoledì 23 gennaio 2008

LatinoAustraliana


In qualche libro si vede una foto come questa, ma in bianco e nero –e non è una macchina, ma una barca. C’era una moto, prima, ma a quel punto l’avevano già fusa e le avevano fatto il funerale. La Poderosa, si chiamava la moto. Loro si chiamavano Ernesto e Alberto. Il Fuser e Mial.
Nessun paragone –che suonerebbe solo ridicolo. Ci mancherebbe. Il Che era il Che, anche quando non era ancora il Che. Stavo solo pensando. Pensavo che dopo il libro, dopo il film, tutti erano là a dire che era stato quel viaggio lungo, pazzo, inventato lungo l’America Latina a fare del Fuser il Che. Come se il viaggio, le facce, i panorami, le città, tutto gli fosse entrato dentro fino a cambiarlo e a fare di lui quello che oggi vediamo in troppe magliette e in troppe bandiere.
E’ un luogo comune, il fatto che il viaggio sia qualcosa che ti cambia nel profondo. Non importa forse nemmeno che tipo di viaggio sia, basta che si vada, si vada, senza sapere dove, e senza nemmeno volerlo sapere. Passare i compleanni in movimento, spostarsi barcollando, inventare nuovi percorsi, lasciar perdere cartine e mappe illustrate. Tutto serve a non farsi prendere, ma anche a qualcos’altro. Si fugge, si torna, si trova sé stessi, si dimentica sé stessi, si va per lavoro, per amore, per soldi, per fortuna, per andare e basta.
Forse è vero che il viaggio ti cambia. Io non lo so. Credo che certi cambiamenti prima o poi arrivano lo stesso, dovunque ti trovi. Puoi magari non avere il coraggio o la voglia di vederli subito, ma i cambiamenti sono lì. magari il viaggio è solo l’elemento che accelera tutto. Passano i chilometri e tutto si muove dentro di te ome una centrifuga. Perdi i punti di riferimento, ne trovi di nuovi, tutto è in movimento.
Ecco la parolina magica: movimento.
Forse il Che sarebbe stato lo stesso il Che, senza quel viaggio e senza Mial. Chi lo sa? Di sicuro, però, sarebbe stato un Che diverso. Magari oggi non ne sapremmo nulla. Magari sarebbe invece diventato un ragioniere che per le vacanze portava la famiglia in vacanza in Perù. O in Bolivia, magari. Ragioniere Ernesto Guevara. Uno qualunque.

Cambi, nel viaggio, e resti te stesso, anche questo è verissimo. Sei sempre tu, anche in quei quadri nuovi, con colori che mai avresti immaginato. Sei tu che unisci tutti i quadri. Quello che sei stato, quello che sei in quel momento, e una vaga percezione di quello che sarai. Entri nel quadro nuovo, ma sei sempre tu. Ho conosciuto persone che dopo pochi mesi in una città nuova scordavano il loro accento, la loro parlata, e ne imitavano un’altra. Io non li capivo. Io sono sempre io, anche dall’altra parte del mondo. in questi quasi 5 mesi mi è capitato a volte di riprendere dal cassetto ricordi che non sapevo nemmeno più di aver conservato –a volte cose stupide, futili, piccole leggere cazzate. Mi fanno sorridere, anche quando c’è poco da sorridere. Qui posso pescare nel pozzo della mia memoria senza rischiare di caderci dentro. Non c’è nemmeno nostalgia, se non quella per un me stesso che da tempo non esiste più. Ma quel me stesso, qui, non sarebbe esistito comunque –quindi niente funerali, niente lacrime. Quel vecchio me stesso, coi suoi ricordi che ora fanno ridere, mi ha permesso di arrivare fin qui, e in qualche modo me lo fa anche godere di più. Mi tasto il polso, sento le vene, so cosa c’è dentro. Allora posso continuare, e andare dritto. Sono io dall’altra parte del mondo. Ma sarebbe più corretto dire che è il vecchio me stesso, ad essere dall’altra parte del mondo.

Ed è così, socio. Il viaggio, se lo sai prendere dal verso giusto, ti cambia lasciandoti uguale. Il Che sarebbe stato Che lo stesso, ma quel viaggio gli serviva. Prima o poi serve a tutti, inutile negarlo. Serve così tanto che quando finisce ti dici che è un peccato. Guardi indietro i chilometri fatti, pensi ai posti, a quella spiaggia dalla sabbia bianchissima, ai canguri che uscivano al tramonto per farsi guardare, pensi al liquore di 22 anni del nonno, al rosso pazzo che correva verso di noi, pensi al vecchio porco dell’Husky Pub e a quello che si è tirato fuori il cazzo, pensi alla sera che scendeva sui tetti di Melbourne mentre noi là in terrazza ne ordinavamo un altro, e ti dici che è un peccato che tutto questo debba finire, in un qualche punto. Anche se quel momento serve, serve a farsi i propri conti con una birra in mano, a vedere cosa si è guadagnato e cosa si è perso, vorresti che non arrivasse mai.
E in fondo, Mial, chi ha detto che deve finire?
Non esiste un bonus di viaggi che ti fai nella vita e stop. Così, metti su quel cazzo di cd che voi due sentite sempre, quello delle Waifs, mettiti la cintura, e aspetta di vedere in quali altri casini ci andiamo a cacciare –ottobre, domani, ieri, che importa?
Stiamo ancora passando. Questo è quello che conta.
La rivoluzione si fa anche così.
Hasta siempre, socio.

giovedì 17 gennaio 2008

Prima Rata

Cari ospiti dell’hotel,
Ho pensato a lungo a questo momento, a quando una volta tornato sarei passato da qui , per condividere con voi, pazienti lettori, questa esperienza.
Molti mi hanno chiesto di raccontare com’è l’Australia e cosa ho fatto/visto/detto/mangiato …
Caro curioso/a lettore , l’Australia per me non è stato una località turistica, per me l’Australia è stata un’emozione.
Allora, anche se hai visto posti meravigliosi diventa difficile raccontare. Semplicemente è come se i miei ricordi fossero appannati dall’amore che provo per quella terra.
Non so se fosse meglio o peggio di come me l’aspettassi, so solo che mi ci è voluto più di una settimana per realizzare che ero veramente li… adesso dall’Italia mi domando se ci sono realmente stato.
So che può sembrare una esagerazione ma era tutto così tanto che il mio cervello si rifiutava di crederci.
Cari abitanti dell’hotel, so che la mia valigia è tornata in Italia piena di emozioni ma quello che rende questa avventura diversa dalle altre è la sensazione di avere trovato casa.
Sento di appartenere a quel posto (perché io no e gli inglesi che ce li hanno mandati a forza si? ! ?!) e sento che quel posto mi appartiene.
Però, sento anche che l’Australia non è un posto magico , nel quale diventi la persona che hai sempre desiderato , è proprio vero che da te non ci scappi mai …neanche se vai in Australia….
Questa è un’altra delle sensazioni che mi hanno stordito, mi vedevo li, mi pensavo li, ma ero sempre la stessa persona…
Allora ho deciso di iniziare nuovamente un lungo viaggio, di provare a realizzare questo sogno, di fare finalmente di un luogo la mia casa. . .
Per che qui nessuno ha in mente di rallentare…

sabato 12 gennaio 2008

In volo

era arrivato 3 settimane prima
e ora mancavano 3 ore
all’imbarco
in fila coi bagagli parlavamo di cazzate
e guardavamo a terra
avanzando piano
mancavano 2 ore
guardavamo gli altri intorno
e gli altri guardavano noi
quando era arrivato sembrava inverno
adesso sudavamo
c’era il sole e
mancava un’ora
io e la mia ragazza lo abbiamo
salutato, lo abbiamo abbracciato
parlavamo una lingua
che lì nessuno conosceva
e quando siamo usciti di lì, io e
lei
abbiamo visto che era nuvoloso
abbiamo visto che era ancora estate, dopotutto
e sapevamo che a casa
avremmo fatto l’amore
per riscaldarci un po’, anche se
era estate
e allora siamo andati a fare la
spesa
senza dire niente
non riuscivamo a parlare
poi a casa ho trovato
il quaderno che mi aveva lasciato
era bianco
mi aveva detto –tieni
è tuo
così ho preso uno
dei bicchieri sporchi dopo 3 settimane
già in volo da ore
mi sono versato del vino economico
ho preso una penna
mi sono seduto
e ho volato anch’io
mentre fuori
pioveva col sole.