venerdì 4 marzo 2011

Tra sogno e realtà


Ecco. Ho preso una penna, un foglio di carta e i miei pensieri, e mentre non credo di riuscire a buttar giù qualcosa, la mia mano comincia a scrivere, comincia a darmi sfogo.
Non so bene qual'è la mia intenzione. Sono solo io, una penna e un pezzo di carta. La mia voglia di guardarmi dentro e forse, non posso negarlo, la voglia che qualcuno mi guardi dentro.
Eppure sono a disagio.
Sento il bisogno di uscire allo scoperto, di affrontare come un nemico l'inaridimento che sento avanzare nella mia vita, sotto qualsiasi forma.
Mi sono preoccupata e mi sforzo ancora di costruire la mia barriera dalle delusioni, dagli attacchi, dal male gratuito, e mi sono accorta che la medaglia su cui è impressa la protezione ha come risvolto l'immagine di un albero dai rami spogli, specchio di un autunno infinito; ma forse questa è la parte migliore, perchè dopo l'autunno viene l'inverno, e non so se sono capace di affrontarlo.
Ed è quindi facile cedere alla tentazione di non svegliarsi da questo lungo torpore, da questa indifferenza costruita con tutta me stessa.
Miro a raggiungere una certa superficialità, ma al tempo stesso la odio, perchè la sento troppo lontana.
Mi chiedo se il progressivo distacco dai sogni puerili si possa definire maturità, o si avvicini di più alla rassegnazione. E a tal proposito sento proferire sempre quelle sciocche frasi fatte sull'uomo che quando smette di sognare è morto, e dico che il sogno è un rifugio, ma rischia di diventare una malattia, quando non sai più distinguerne la raggiungibilità.
Così, tra sogno e realtà, mi muovo alla ricerca di un equilibrio. Mi guardo attorno e credo nella mia fortuna; mi guardo allo specchio, e crollo davanti alla mia fragilità di donna.
Certe volte vorrei tanto smettere di sognare.

0 commenti: