Caro amico ti scrivo, che tanto qui sul Morgana siam tutti famiglia e ormai non si parla d'altro se non di maschere, fantasmi e vera essenza dell'uomo.
Penso che siamo, io e te, abbastanza simili e soprattutto coscienti di questo. Abbastanza coscienti da sapere benissimo che, come è stato vano il mio tentativo di strapparti all'abisso, anche quello tuo odierno finirà per cadere nel vuoto. Il motivo ahimé è però in parte diverso da quello che credi. Nella tua analisi hai rintracciato solo alcune delle componenti, e hai tralasciato quella principale: la mia volontà. Non ti biasimo per questo, perché da che mondo è mondo la mia volontà rispetto a qualcosa è sempre stata vista in secondo piano. Ho fatto io stesso in modo che fosse così, ma adesso le cose stanno cambiando.
Crescere può voler dire tante cose, e nel mio caso si tratta soprattutto della famosa arte di "metter paletti", di delimitare dove finisco io e comincian gli altri.
Se tu solo sapessi quello che mi è successo, talvolta!
Un giorno un mio amico mi ha telefonato, pretendendo di mettere giù dopo aver deciso che quel suo saluto era un disturbo. Ed è strano, amico mio, perché io ricordo bene di avergli detto il contrario.
E pensa che una volta sono partito per incontrare una ragazza di un'altra città, e alla fine della serata, mentre mi riaccompagnava in albergo, le è arrivato un messaggio in cui un tipo la avvisava di sapere che avrebbe passato quella notte in compagnia di un ragazzo col mio nome. E tu ci credi che lei, entrata nel panico, ha chiesto a me di spiegarle la cosa? E tu ci credi che, come se non bastasse, io ho cominciato a discolparmi?
Paletti, amico mio. Paletti sul confine e su ogni intruso che lo oltrepassa con intenzioni superbe.
Non sarò lì da te a breve, non ci sarò perché voglio star qui a mettere su la mia vita con le poche risorse che ho. Perché se sono troppo orgoglioso o troppo illuso, stai tranquillo che la pagherò io. Farò quello che voglio, quello che credo, e non per fuggire dal posto sbagliato, ma per trovare un posto giusto per me. E se per questo dovrò chiederti un sacrificio d'attesa che potresti non superare, e se per questo dovessi incrinare il nostro rapporto a cui tengo, saprò che lo sto facendo per poterlo vivere in modo più vero. Perché ci sono delle cose senza le quali molte delle altre non hanno il senso né il gusto che credi. Cose come il sentirsi padroni del proprio destino, persino di fronte al calore dell'amore o dell'amicizia.
Magari è così solo per una sera, o magari di più, ma oggi per me è l'unica cosa che conta.
Con tutto l'affetto di cui sono capace, e anche di più.
PS: Tieni una Wuhrer in fresco.
mercoledì 9 marzo 2011
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