È un rientro stanco, ma consapevole.
Ti rubano un'ora con la giustificazione che tempo fa te l'avevano data in regalo. Ti concedono una sola possibilità, avanzi di vita ridotti a frammenti che collezioni per anni cercando di incastrarli tra loro, poi te li fanno sparire da sotto il naso come prestigiatori d'alta scuola.
Il tempo è solo tuo. Come la vita, per cui a priori non devi mai nulla a nessuno, nemmeno a chi te l'ha data.
Non fanno paura le luci, non fanno paura i rumori. Non temi la pioggia né gli occhi di uomini che non conosci. E nemmeno hai timore del silenzio al ritorno.
Quando ti senti perso, e sei ubriaco al punto di confondere la quiete con la morte, riflessi di fari lontani prendono a illuminare, negli occhi, angoli così remoti che non sapevi di avere, mentre un inatteso cinguettio di uccelli, che forse chiamano l'alba, riempie il vuoto dei timpani e scaccia il brusio di pensieri malfunzionanti.
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