lunedì 5 aprile 2010

Sballando l'antiappennino con Carver

La pioggia m'ha preso per poco. Me ne stavo lì alla stazione, aspettando il treno, e di colpo sono scesi i goccioloni. Non ne aveva abbastanza, evidentemente, dopo ore e ore di acqua dalla mattina.
Comunque eccomi lì, a correre di nuovo dentro la sala d'attesa (e che sala).
Poi la campanella, ed io che esco di nuovo. Il treno ancora non si vede e la pioggia è la stessa di prima, ma di colpo non me ne frega più niente. Resto lì.
Mi guardo intorno e cosa vedo?
Dopo tanti anni, più di quanti io ricordo, le cose cominciano ad avere un aspetto diverso. Il paesaggio è lo stesso, quello non cambierà nemmeno tra cento anni, ma l'aria che si respira è tutt'altra cosa.
E io sto lì e assaporo quel momento, per niente nuovo rispetto a quello che c'era un attimo prima e per niente antico rispetto a quello che seguirà. Lo assaporo e me lo tengo stretto, perché il caso me lo ha portato alla vista e io l'ho preso al volo. E se mi tuffo in quell'istante respiro a meraviglia. Non annego più, come  invece mi capitava un tempo. Adesso riesco a farmi un'immersione e tornare in superficie senza quell'espressione sofferente dipinta sul volto.
E mentre respiro, rifletto.
Ho fatto molto, finora, ma non ne avverto la fatica. C'è ancora molto da fare, ma non ho paura. E' strano. Come se sia bastato parlare e poi tener duro, come se dire ad alta voce una cosa sia stato sufficiente a mettere tutto e tutti in riga. Sarà questo, forse, il significato ultimo dell'espressione FORZA DI VOLONTA'.
Lontana da quella del pensiero e nulla avente a che fare con la telecinesi, ma un qualcosa che può, in modo facile e poi man mano inarrestabile, cambiare le cose, modificare la realtà.

Il treno arriva e io salgo. Uno zaino con dentro un panino che sazi la fame e un cellulare per non essere lontano da chi vorrei vicino. Un libro di inediti da scoprire per ritrovare un amico, un panorama che mentre l'ultimo sole prova a filtrare si tinge dei colori della primavera. Un uomo che russa e che dorme con la bocca aperta non poco distante, lo sguardo avvilito della ragazza che gli siede di fronte. Un biglietto obliterato, alcuni fogli bianchi e una penna biro. Che altro manca, in fondo?

Gli occhi, per sognare.


1 commenti:

mary ha detto...

Gli occhi per sognare ci sono sempre!!!...