domenica 31 gennaio 2010

DOVEROSAMENTE VOSTRO

PERDONATE, OSPITI DELL'HOTEL PIU' BELLO DEL MONDO.
PERDONATEMI MA STO PIANGENDO DA DIVERSI MINUTI E MI SENTO COME SE AVESSERO UCCISO LA PERSONA PIU' IMPORTANTE DEL MONDO. INTERROMPO DOVEROSAMENTE I NOSTRI POST SULL'AMORE, SUI VIAGGI. FACCIO UNA PAUSA, NON POSSO FARE DIVERSAMENTE. ME LO IMPONGONO QUESTE LACRIME.
PRENDIAMO ESEMPIO. SFORZIAMOCI AFFINCHE' DA OGGI, DA QUI, DA QUESTO STESSO HOTEL, I NOSTRI CUORI SIANO SEMPRE PURI, E FORTI.
UNITI.



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Giuseppe Gatì: un ragazzo libero

di Salvatore Borsellino - 31 gennaio 2009

Mi ha telefonato un minuto fa Sonia Alfano, con la voce rotta, mi ha detto che è morto Giuseppe Gatì, un ragazzo libero, un ragazzo coraggioso, un ragazzo che qualche settimana fa aveva contestato Vittorio Sgarbi presso la biblioteca comunale di Agrigento.


Quello che successe allora ve lo faccio raccontare da lui stesso.



Con alcuni amici l’altro giorno mi sono recato presso la biblioteca comunale di Agrigento per contestare con volantini e videocamera Vittorio Sgarbi. Ci siamo soffermati su due punti in particolare: la condanna in via definitiva per truffa aggravata ai danni dello stato, e quella in primo e secondo grado, poi andata prescritta, per diffamazione del giudice Caselli. Dopo quasi due ore di ritardo ecco che arriva, in sala la gente rumoreggia e fischia. Subito dopo aver preso la parola, naturalmente con qualche volgarità annessa, inizia la nostra contestazione. Nel video non si vedono o sentono certe cose. Sono stato subito preso e spintonato da un vigile, mentre qualcuno tra la folla mi rifilava calci e insulti. Sgarbi, prima chiedeva che venisse sottratta la videcamera alla mia amica, e dopo cercava lui stesso di impossessarsene.
Ma è importante sapere cosa succede dopo. I miei amici vanno via perchè impauriti, mentre io vengo trattenuto dai vigili. Si avvicina un uomo in borghese, che dice di appartenere alle forze dell’ordine e cerca di perquisirmi perchè vuole la videocamera (che ha portato via la mia amica). Io dico che non puo’ farlo e lui mi minaccia e mi mette le mani addosso. Arriva un altro personaggio, e minaccia di farmela pagare, ma i vigili lotengono lontano. Dopo vengo preso e portato in una sala appartata della biblioteca, dove la polizia prende i miei documenti e il telefonino. Chiedo di vedere un avvocato (ce n’era addirittura uno in sala che voleva difendermi), per conoscere i miei diritti, ma mi rispondono di no. Mi identificano piu volte e mi perquisiscono. Poi mi intimano di chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze dell’ordine in borghese e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo oltre un’ora e mezza mi dicono che non ci sono elementi per essere trattenuto ulteriormente, mi fanno fermare il verbale di perquisizione e mi congedano con una frase che non posso dimenticare: “Devi capire che ti sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro…”.

Quando mi ha telefonato Sonia stavo lavorando al computer. Come 17 anni fa, quando mi chiamò mia moglie e mi disse che stavano dicendo alla televisione che c'era stato un attentato a Palermo, in Via D'Amelio. Ho provato una sensazione troppo simile a quella di allora.
Si, lo so, è una cosa diversa, allora era stato una attentato, un attentato che aveva provocato una strage. Questa volta dicono che è stato un filo scoperto, un filo sul quale sembra che Giuseppe abbia camminato mentre lavorava vicino a un silos pieno di latte. L'autopsia dirà se le cose sono andate come si legge in questo momento nelle prime notizie di agenzia.
Ma io sento un nodo alla gola che non si scioglie. E' morto un ragazzo coraggioso, un ragazzo libero, un ragazzo che aveva il coraggio delle sue idee e le gridava in faccia senza timore anche ad un pregiudicato travestito da sindaco e protetto dalla forza pubblica e dai suoi amici, che hanno preso quel ragazzo a calci e pugni,
Questa è la legalità ad Agrigento, essere forti con i deboli e deboli con i forti. ma questo ragazzo non era debole, era più forte di tutti noi, era una ragazzo che aveva il coraggio di fare quello che tutti noi doveremmo fare. Non assistere in silenzio a quello che sta accadendo in Italia, allo scempio della nostra Costituzione, all'assassinio senza spargimeto di sangue di magistrati, alla distruzione della nostra democrezia, ma gridare dovunque la nostra protesta, la nostra rabbia, la nostra voglia di Giustizia.
Adesso Giuseppe, grideremo anche per te, te lo promettiamo, e la nostra rabbia diventerà più forte, più forte di tutto, non riusciranno più a fermarci.

Tratto da: 19luglio1992.com



VITTORIO SGARBI CONTESTATO IN UNA BIBLIOTECA DI AGRIGENTO (video YouTube)

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Incidente sul lavoro nell'Agrigentino, ragazzo muore folgorato in caseificio

31 gennaio 2009

Agrigento - Un ragazzo di 24 anni, Giuseppe Gatì, è morto questo pomeriggio a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, dopo essere stato folgorato da una scarica elettrica. L'incidente è avvenuto nel caseificio di proprietà del padre della vittima, coordinatore cittadino del Pd. Il ragazzo, che lavorava con il padre, non si è accorto che c'era un filo scoperto, inavvertitamente l'ha toccato ed è morto folgorato. I carabinieri hanno aperto un'inchiesta. Nelle settimane scorse Giuseppe Gatì si era reso protagonista di una accesa contestazione al sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi durante la presentazione dell'ultimo libro del critico d'arte ad Agrigento.

Tratto da: la Repubblica

1 commenti:

Lo Zango ha detto...

Ricordo bene questa storia...ero in Italia di nuovo, di nuovo nel Paese dove i delinquenti siedono dietro i microfoni, ascoltati, riveriti, e i ragazzi con la fedina pulita vengono presi a manganellate...
E' il discorso che ho fatto qualche post fa: facciamo gli eori, sempre, continuamente, ogni giorno e secondo. Basta poco, basta non dire sempre di si', basta chiamare i ladri col loro nome, basta definire gli amici dei ladri come tali, basta non farsi prendere per il culo, basta incazzarsi quando c'e' da incazzarsi,basta non dire e' tutto inutile,basta andare avanti per la propria strada senza abbassare la testa. Non serve morire, e non basta stare a guardare. Ragazzi cosi' ce ne sono tanti, e spero ce ne siano sempre. Ognuno a modo suo, ognuno un po' eroe, di quelli che nessuno ne sa niente e che alla fine fanno tutto.
Ogni giorno.