venerdì 1 gennaio 2010

Per favore, facciamo gli eroi

Per me l’unica gente possibile sono gli eroi. Non ne esiste altra. Non so che farmene delle persone comuni, delle loro vite piatte, insulse, delle loro zero aspirazioni, della loro mancanza di coraggio, del loro fuoco spento, delle loro palpebre sempre velate di sonno. La gente mi opprime, mi annoia, mi stanca. Mi pesa sull’anima, mi toglie l’energia. Loro e i loro cinema, le loro discoteche, i loro supermercati, il loro traffico nell’ora di punta. Loro e i loro programmi tutti uguali che parlano di altri mediocri come loro ma un po’ meglio perche’ loro almeno sono in tv. Loro e i loro luoghi comuni, le loro banalita’ erette a sistema, loro e la loro conoscenza generale da telequiz, loro e le emozioni che vengono imboccate col cucchiaino. Loro che credono a tutto, che si bevono tutto e solo alla fine si accorgono di essere stati fregati alla grande. Loro e le loro scopate a buon mercato, loro e le battute zozze sul posto di lavoro, loro che non si sono mai chiesti, mai domandati, loro che non sanno distinguere il cielo dall’inferno, loro e il loro dio preconfezionato, loro senza orgasmo, loro che il sesso e’ quello dei film porno. Loro che piangono solo al cinema, prima dei titoli di coda.

Questa gentarella mi devasta. So che non dovrebbe, ma lo fa. Le loro vite sprecate mi deprimono, le loro stronzate mi fanno incazzare, le loro facce svuotate mi fanno venire voglia di bere.

Ed e’ a quel punto che devo pensare a loro. Agli eroi. Devo poter sollevare la testa da tutta questa miseria umana, da questi uomini piccoli, ed accorgermi che c’e’ stato qualcuno di piu’ grande, che c’e’, che l’umanita’ non si esaurisce in quelli che leggono Baricco e guardano il Grande Fratello. Mi serve alzare la testa e vedere qualcuno li’ sopra, come esempio, come aria in una stanza senza ossigeno, come speranza. Con la speranza si fanno grandi cose.

Si puo’ evadere dal carcere, con la speranza.

E anch’io evado in quei momenti, e penso ai miei eroi –che non sono molti, a dire il vero, ma quelli che ci sono bastano.

E non pensiate che siano solo quelli dei poster. Ne ho anche di quel tipo, non lo nego. Mi serviva sapere di quel pazzo cubano che con un sigaro e una camicia sporca ha provato a cambiare il mondo. Mi serviva leggere di quel pazzo tedesco-californiano che ha rischiato di morire e poi si e’ ritrovato scrittore a 50 anni, miracolato, ancora vivo. Mi serviva sentire quel pazzo genovese e le sue poesie infinite, tra il fumo e i bicchieri vuoti.

Ho anch’io alcuni eroi che avete voi. I soliti, diciamo. Ma per me l’eroe non e’ solo quello. L’eroe e’ quello che non accetta il suo destino, che lotta contro la merda che gli e’ capitata in sorte, o anche piu’ semplicemente vede cos’e’ il mondo, e decide che vuole cambiarlo. Gli eroi che abbiamo tutti, hanno provato a farlo in larga scala. Abbiamo letto tutto di loro, abbiamo gioito con loro, le loro sofferenze sono state le nostre. Anche noi siamo stati a Capaci o in via D’Amelio con loro.

Ma gli eroi piu’ comuni fanno cose di cui nessuno sa niente. Cambiano il mondo a modo loro, sebbene il mondo non ne sa nulla. Cambiano le persone intorno con la loro sola presenza. Lo senti, quando ci sono loro. Ti mettono in pace e allo stesso tempo ti riaccendono il fuoco sotto il culo, quel fuoco vitale. E’ questo l’effetto che ti fanno gli eroi: ti fanno sentire fortunato anche solo per avere diviso la loro storia con te.

Ce ne sono, di questi eroi. Basta guardare, basta sentire. Come dice Caparezza nella sua canzone, l’eroe e’ anche l’operaio che va avanti in mezzo a mille problemi, all’usura la disoccupazione il carcere la morte bianca, e ogni sera si prepara ad un’altra battaglia. Quelli che stringono i denti in silenzio, che non trovi sul giornale, che la loro vita e’ stata tutta una soap scritta male ma lo stesso trovano la forza di vivere e qualche volta sorridere.

Io ne ho conosciuti. Sono il motore che mi fa andare avanti. Sono loro il motivo per cui mi impegno, vivo, scrivo, e qualche volta sorrido. Quelle persone che fanno cose piccole che non sono mai piccole. Quella ragazza che ha lasciato perdere una vita e un matrimonio che non le andavano e a 18 anni e’ andata dall’altra parte del mondo, da sola, col suo meraviglioso sorriso e il suo italiano stentato, con la voglia di fare, pronta a cambiare completamente il suo destino e quello degli altri.

Quella donna che si e’ ammalata anni fa e stanotte ha passato il Capodanno in ospedale, e ha quello sguardo che cura e fa ridere.

Quell’amico che si fa mille km per vedere una persona, in una macchina scassata. Che una volta ha salvato una persona, parlandogli. Che una volta ha detto ad una persona, penso che dovresti scrivere.

Sono io, quella persona.

Fortunato di vivere circondato da giganti.

Questa e’ per voi.

0 commenti: