giovedì 12 gennaio 2012

Titolo scritto d'impulso

E' iniziato tutto dal racconto di come sua madre ci aveva beccati nell'appartamento, e di come per una straordinaria coincidenza non stessimo vagando tra le nebbie sfocate del piacere. Il capitalismo mostrava ancora una volta la sua forza. Era stata una fottuta coincidenza. Forse. In realtà avevo notato la saracinesca del negozio alzata e avevo riflettuto sulla possibilità. Era stata una gran botta di culo comunque. Insomma, mi ritrovai a dover discutere di società, educazione e tutte quelle stronzate tanto care alla nostra frustrata borghesia. Insomma, non mi andava di scopare prima, figuriamoci dopo. A questo si aggiunse una discreta emicrania. Mi cullò il pensiero che avrei risparmiato qualche euro di preservativi. E il fatto che fossi sempre più innamorato della mia amata amante morbida e avvolgente. Così finimmo in macchina come ai bei vecchi tempi, e fu una serata da ricordare. Senza sesso.
Ultimamente ho rievocato in due occasioni il drammatico giorno in cui conobbi Paolo Brosio. Sto scrivendo di lui nel bel mezzo di un attacco di diarrea, con la porta del cesso spalancata affinchè il condizionatore riscaldi le mie cosce gelate, e credo sia il più alto tributo che io possa rendergli. Adescare una massa notevole di mediocre carne umana con il vecchio trucchetto (capitalista anche questo) della "Premiazione del bambino", e quale famiglia di depravati non sarebbe orgogliosa di un premio riconosciuto proprio al loro figlioletto per il suo disegnino? Merda, le premesse dovevano pur voler dire qualcosa. Testardi, abbiamo abboccato all'amo e pian piano la bella prostituta ha scoperto i suoi capelli bianchi, le sue rughe, il suo informe misero corpo cattolico! Era spaventoso, era come un rituale, tutto trasudava miseria, frustrazione, non c'era nulla che potesse lenire la sofferenza di quelle persone, portavano fieramente il loro annullarsi, il loro essere spudoratamente massa. Il disgusto mi colava tra le chiappe. Ero in trappola e non sapevo cosa fare. Ma LUI fu il colpo di grazia. In mezzo a tutto quel buonismo, quella compassione da quattro soldi, quella disperata straziante richiesta d'aiuto, apparve lui e si fece Cristo e bandiera di quella gente: Paolo Brosio iniziò il suo intervento chiedendo di recitare una preghiera a lui particolarmente cara; raccontò la sua disgustosa, vuota, folle schifosa vita prima della conversione, le donne erano sempre state attratte da lui, gli sponsor se lo giocavano a poker e lui sguazzava nell'inferno della droga, delle orge e del denaro. Finchè un giorno, ormai prossimo alla morte da overdose di gioia terrena, in mutande e nel bel mezzo di un'orgia, gli apparve LA MADONNA. La folla ammutolisce, segue ammaliata l'eroica resurrezione del nostro paladino fino al suo gesto più bello, ossia donare ai primi venticinque acquirenti del suo libro un rosario in omaggio per pregare e pregare e pregare che a questo mondo le preghiere non sono mai abbastanza.
Fu la giornata più brutta della mia vita, ma da allora non ho più toccato cristianesimo e ormai ne sono uscito. Grazie per avermi ascoltato.

Sogno spesso ultimamente. Ero di fronte alle scuole elementari, lessi qualcosa in un manifesto e pensai "ai miei tempi non le facevano così". Ricordo che mi riferivo alla frase ma non ricordo più quale fosse. E improvvisamente sale sulla mia Lancia J. F. Kennedy in persona, l'ho riconosciuto subito per l'inconfondibile colore della sua persona: bianco e nero. Ricordo che abbiamo parlato, non so di cosa, i dialoghi sono svaniti nel nulla però fu una lunga chiacchierata e non ricordo nemmeno perchè a un certo punto si mise ad alitarmi sulla scapola e io lo abbracciavo come per consolarlo. Poi scese e io vidi un messaggio sul cellulare.

Siamo disposti ai quattro vertici di un quadrato ideale. Buio, solo qualche candela e tappeti. Dalle persiane filtra leggera l'aura di Berlino, più orientale che mai. I due vertici superiori sono occupati dalla mia amante e dalla nostra formosa, linda amica e compagna di viaggio. Incenso misto a erba forma un sudario ricamato con arabeschi di desiderio dionisiaco. Loro si osservano, un sorriso malizioso. Si avvicinano, sporgono le loro teste, le loro labbra si sfiorano, si sfiorano ancora,si stringono e si cercano, danzano per me. Carezzano vicendevolmente i loro seni, marmo levigato per la mia amante, carattere di una bruna mediterranea per la proiezione delle mie fantasie. Smettono con la grazia che solo le donne possiedono, si girano verso di me. Ancora quel sorriso. Beh, ok. Mi volto, stringo con le mie le labbra del vertice alla mia sinistra. Bacio con delicatezza e cerco di metterci un minimo di trasporto. Non dura molto. Compiuto il mio dovere, torno a fumare. Il vertice mi chiede a cosa ho pensato mentre lo facevo.
"A farlo bene" risposi.

Finimmo a parlare di Bukowski. La gente come me finisce sempre a parlare di Bukowski. Non vedo futuro, non vedo passato. Il presente è contenuto in lei, e non lo vedo da nessun'altra parte se non filtrato, o piuttosto catalizzato dal concetto di lei. Non vedo niente senza che il suo sorriso, il suo meraviglioso alito cangiante e i suoi seni levigati, il suo sguardo da cerbiatta e tutte quelle belle cose che l'amore porta con se. O forse potrei vedere, ma ho paura. E non lo farò.
La realtà è un pregiudicato che non ha perso il suo sguardo assassino. Me ne guardo bene.
Ci sono tante altre cose che vorrei dire, ma per stanotte può bastare, sperando di non dover tornare al cesso.

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