martedì 24 gennaio 2012

Ancestrale

Le sue mani odoravano di cazzo. Quell'odore di sudore misto a pesce marcio, anche se il pesce marcio si sentiva poco. Si era lavato abbastanza bene nel pomeriggio. Stava sdraiato sul divano a non far nulla, stava accasciato e privo di stimoli a viversi addosso. Solo un po' d'erba gli faceva compagnia. La sua compagna era al lavoro.
"A 37 anni dovresti trovarti un lavoro come si deve, con la tua intelligenza poi!"
Ripeteva sempre la stessa cazzata, la sua compagna.
E lui rimpiangeva gli anni in cui frequentava l'università e la sua compagna era una stonata diciottenne assatanata.
Suonò il campanello. Il paese era sempre stato tranquillo, cinquemila anime che campavano onestamente. L'unico divertimento era vedere i rumeni scazzottarsi ubriachi, o prendere per il culo qualche assessore. Molti avevano la mania della caccia. Se la portavano dietro dai loro venti, trenta o quarant'anni, quando erano gli anni '10. Non era cambiata, la loro dipendenza dalla caccia. Così giocherellavano coi walkie-talkie, compravano cartucce da 20 euro e allevavano cani, tantissimi cani che abbaiavano e abbaiavano e abbaiavano. Rispecchiavano i loro padroni, avevano praticamente una sola funzione. Non si capiva mai dove trovassero i soldi per conciliare la passione per la caccia con le loro orrende, grasse, gialle mogli. Gialli i denti, gialla la pelle, gialli i capelli unti, un lavoro da assistente al bancone dei salumi per permettersi un paio di stivali o una borsa che il marito non regalerebbe mai. Stanno al bar, sempre al bar. Dove trovano i fottuti soldi? Quando lavorano? Pare siano guardie forestali. Merda, ce n'è uno per ogni albero. Comunque hanno un qualche impiego che assume un aspetto del tutto secondario, pari a quello delle mogli. Alcuni hanno sprecato la loro gioventù a inseguire cinghiali. Altri ci hanno consacrato la vecchiaia. Stimo più questi ultimi. In ogni caso a loro non frega nulla del governo, di ciò che succede e neanche del sesso, se non nella sfera dei loro racconti cazzoni. Non fosse per tutte quelle energie spese a vuoto potrei anche unirmi a loro.
Io preferisco farla ristagnare, la mia energia. E' una palude bonificata dal sesso. Cioè, lo era visto che sto scrivendo un racconto ambientato tra vent'anni. Quindi direi che lo era, e quindi allora non avevo che il sesso e mi sentivo bene quando mi addormentavo con lo scroto svuotato, i muscoli esausti e un sorriso beato in faccia. Non facevo un cazzo proprio come adesso, ma allora era molto più bello, perché c'era la filosofia, permeava un qualche senso da quelle giornate inutili e inerti. Sono due persone diverse, quel me di vent'anni fa visto da questo racconto e la persona di cui stavo scrivendo. E' necessario sia così.
Insomma, non posso star qui a descrivere tutte le mediocrità di quel paese, non fosse altro che sono le stesse di vent'anni prima/adesso. Chissà se si inneggerà ancora al Duce.
Insomma, suonò il campanello. L'appartamento, dicevo, si trovava poco sopra il famoso bar, al terzo piano. Era accogliente e c'era una bella vista per chi amava il verde. Io preferivo i colori dell'autunno e dell'inverno. D'estate c'era un caldo fottuto, il sole picchiava proprio sopra, non c'erano altri piani, solo la terrazza. Cazzo, il fottuto campanello. Andò ad aprire, con mio sommo sbigottimento.
Era lei. Non la sua compagna, non una delle sue amanti, non una qualunque. Era lei.
Quando ci parlava per chat oscillava sempre tra la voce della sua coscienza e la voglia di sbattersela che solo violare la propria coscienza può accendere. In fondo aveva 14 anni, non così pochi. Era già sessualmente matura, un bel corpicino morbido e lo sguardo di chi porterà fieramente le cicatrici della vita sulla pelle. Inoltre, l'ingenuità stampata sul suo viso. Merda, era più arrapante di una torta alla meringa. E stava lì, a fissarlo.
Disse "Ciao."
Poi disse "Sono venuta a trovarti, proprio come mi avevi detto."
Poi disse "Posso entrare?"
Al che fece cenno di si e si scansò.
Lei si mise a osservare il mobile sul corridoio, poi andò in salotto e si sedette sul divano dove prima agonizzava inquieto il nostro.
Poi disse "Sei da solo?"
Lui la raggiunse e le si sedette accanto, il fuoco dentro e nessuna via d'uscita, faccia a faccia con la situazione. "Pare di si", profferì con un filo di voce.
Lei guardò il portatile appoggiato al tavolinetto. Dopo si alzò in piedi.
Gli si mise di fronte.
Iniziò uno spogliarello, ingenuo e maledettamente consapevole allo stesso tempo.
Il nostro non sapeva cosa dire, ce l'aveva duro da quando lei era in quella casa e non era affatto in grado di fermarla.
Aveva delle tettine morbide e il pancino morbido. Si levò anche il reggiseno, e due capezzoli piccoli piccoli videro la luce. Si levò i pantaloni, e le mutandine bianche e leggere custodivano una piccola fichina pelosa. Si levò anche le mutandine, sbottonò i suoi pantaloni con prepotenza e con prepotenza glielo tirò fuori e lo ficcò al caldo. Lui era completamente inebetito, e si lasciò possedere senza capire cosa stesse succedendo.
Fu una cosa breve, era stato colto alla sprovvista e non seppe contenere l'eccitamento. Quel corpo morbido, quella voce adolescente... solo 14 anni, Dio suo cosa aveva combinato, e com'era stato fottutamente bello...
Lei si accese un sigaretta. Fu allora che, recuperata la lucidità, le domandò se fosse vergine.
"Ho 14 anni, mica sono una bambina! Ho già fatto sesso 5 volte, e volevo provare con uno che sapesse farlo davvero, non quei mocciosi. E' stato fantastico. Possiamo rifarlo, vero? Non dirò nulla a tua moglie."
"E' la mia compagna."
"Ok, non dirò nulla alla tua compagna allora."
Cazzo, cazzo, cazzo.
In quel paese dove nulla accadeva senza diventare patrimonio comune, quella storia squarciò la mediocrità borghese dell'esistenza che migrava senza soluzione di continuità da un attimo all'altro. Si chiese in quei minuti di terrore se fosse concesso a un uomo soddisfare quelle che in fondo nascevano come scariche di adrenalina proibita alla routine, se fosse lecito scoparsi (o meglio, farsi scopare) da una 14enne arrapata solo per fare qualcosa, solo per sfidare la noia. No, non lo era.
Pensò tutte queste cose, finché l'eiaculazione non le sputò con se sul pavimento del bagno. "E' incredibile quanti viaggi mentali ci si può fare con una sega", pensò mentre immaginava di scrivere un racconto su un uomo maturo che immagina di scoparsi una 14enne mentre si masturba e che infine pensava "E' incredibile quanti viaggi mentali ci si può fare con una sega".
C'è un senso del limite a tutto, tranne che nel punto in cui i pensieri trascendono la sovrastruttura. Ognuno guardi il proprio ancestrale e non rompa i coglioni.

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