mercoledì 7 ottobre 2009

Quei 70 kilometri...

La discesa è eccitante quando è ripida e lunga.
Pensi possa essere per sempre, che quel vento in faccia e tra i capelli possa non finire mai.

Le ruote un po' traballano, tra il peso e il fondo stradale, ma vanno che è una meraviglia. Sono un po' dubbiose forse, si pongono delle domande, ma sanno e vanno dove devono andare.
Beate loro.

E io immagino di non sapere dove vadano, e intanto mi godo il viaggio.
Sono il passeggero di una barca che segue una rotta sconosciuta.

La velocità, l'aria nei capelli e contro il viso.
Apro le braccia.
Socchiudo gli occhi.
Sto volando.
Senza meta precisa, magari.

Sono il naufrago aggrappato ad un'asse di legno, in balia delle onde del mare.
"...portami lontano a naufragare, portami lontano sulle onde".

Il compagno è sempre lì. Perché un viaggio si fa sempre da soli ma mai in solitudine.
A volte è più avanti, altre più indietro. Ma c'è.
Questo deve fare un compagno. Esserci.

Magari per tirarti lo sprint, o invece per rallentare ed aspettarlo. Il compagno deve esserci anche solo per dirti che stai viaggiando anche tu. Perché una strada vuota è come una strada che non porta da nessuna parte. E' inutile.

E poi la scritta ROMA, quella che una volta tanto aspettavi sul serio.
Due ruote. Un viaggio ed un sogno.

E realizzare un sogno è il modo migliore per sognarne subito uno nuovo.


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