venerdì 2 ottobre 2009

Per tutto il resto c'è l'evasione

Ferrara è calda che pare ci si possa svenire. Dopo la nebbia delle prime ore della mattinata esce il sole, quanto basta per illudersi che sia ancora estate. Terminato il colloquio, ci ritroviamo tutti un po' sconvolti e forse incapaci davvero di comprendere cosa questo comporti. Siamo seduti a un tavolo con qualche bottiglia d'acqua, da cui tentiamo di riattingere le nostre energie. Il dott. M. ci è sembrato un po' folle. Un po' disorganizzato, ma decisamente entusiasmato. Forse più di noi.
Ci salutiamo con un arrivederci e mi ritrovo in macchina con quelli che ribattezzerò come i ragazzi di Urbino. Così gentili da offrirsi di darmi un passaggio a Fano. "E così risparmi con il prezzo del biglietto". Un breve giro al centro prima di partire e siamo in autostrada. Le ore di sole sono ancora calde. L'aria condizionata pare non riesca ad attenuarle. Ma la musica consola.
Consola con qualche accordo di pianoforte e la voce di De Gregori, e con un po' di sana taranta salentina.
"Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere."
Pensare ai prossimi mesi un po' brucia e allora si parla di tutto e di niente, magari di Bob che si deve iscrivere all'università ma non è ancora tanto convinto. Diventa una barzelletta pronunciare qualche parola di consiglio. Io penso che, Io fossi in te... Quando, a dirla tutta, non so nemmeno io cosa farei al posto di me stessa.
Arriviamo a Fano alle 18.38, giusto in tempo per veder partire il mio treno senza di me.
I ragazzi di Urbino si offrono nuovamente disponibili. Questa volta a concedere un tetto sotto il quale trascorrere la notte. Il tetto è in aperta campagna. Un posto isolato dal mondo, nel silenzio più assoluto e naturale. Eppure a me è scoppiato un mal di testa che non mi uccide solo per pietà.
M. ha lasciato Roma a 18 anni per trasferirsi nella casa dei nonni. Dice che la lascerebbe a fatica. Che lo fa stare così bene.
Il silenzio gli fa compagnia e la natura lo rasserena.
La mattina seguente il sole che si sente è ovattato, non invadente, e il mio mal di testa se n'è andato lasciando al suo posto i postumi da trauma cranico (!?). Facciamo colazione al bar di ritrovo, poco fuori il paese. Il cappuccino si rivela capace di riacquietare finalmente la tensione accumulata il giorno prima. Il tavolino del bar dà sulla vetrata. La posizione migliore da cui osservare le montagne, con una bomba alla crema in una mano e il cappuccino nell'altra.
Alle 12.30 siamo a Fabriano. il treno che prendo mi conduce, infine, a Roma.
La mia Roma di caos e consumo, che sempre e comunque, mi scioglie il cuore. Sentirsi sovrastare da una tale emozione non ha prezzo. Per tutto il resto c'è l'evasione.

3 commenti:

Derevaunseraun ha detto...

eccola qua la nostra cleliuccia :D
benvenuta nel nuovo, sebbene il "vecchio" sia un sole che non tramonterà mai :)

Lo Zango ha detto...

GRANDE CLELIA!!!! TUTTA LA CURVA SUD E' CON TE!!!
Benvenuta al Morgana...ti aspettavamo...
A risentirci (spero) molto presto
Marco

clelia ha detto...

onoratissima di questa splendida ospitalità... ;)) Essendomi trovata così bene, credo proprio che "risosterò" al Morgana... ;) Baci a entrambi!