Quel giorno pioveva a dirotto, e io entrai tutto zuppo in quel negozio di fiori. Presi una rosa rosa, perché quelle rosse, che non avrebbero detto nulla di più, le avevo già sepolte col sangue e il rodimento di culo.
Pagai e uscii felice come non mai, sotto le gocce enormi che senza tregua mi bersagliavano dalla casa di Dio. Ripresi il cammino, coi piedi fradici che avanzavano sicuri e quasi contenti in mezzo ai rivoli d'acqua impetuosi che venivano formandosi sul marciapiede. Insistevo curvo, con la testa protratta in avanti a proteggere quei petali delicati che temevo sarebbero andati in frantumi.
Venne ad aprirmi divisa tra la sorpresa e lo spavento, combattuta tra il rimprovero e l'amore. Fui fortunato a veder prevalere quest'ultimo. Appendemmo giacca e camicia sullo stendino, i pantaloni in bagno. Misi addosso un semplice asciugamano incastrato alla vita, lei si mise seduta davanti a me, accese il fon e cominciò ad asciugarmi e accarezzarmi i capelli.
Il fradicio diventava umido e l'umido spariva nell'aria, andando a mischiarsi a quello strano amore che aleggiava nella stanza di lei.
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