domenica 18 settembre 2011

Visioni

La notte scura e l'acqua melmosa. La notte è la metafora di Dio.
In prospettiva sul sedile posteriore, l'universo inizia a roteare.
Le nostre bocche sono tunnel illuminati da un neon, luce bianca e asettica.
Sembra di baciare le porte del paradiso.
Rotea piano, e mi accorgo che il mare è il profilo di un altro universo che, puntellato di stelle, carezza le mie braccia. Cambia il centro di gravitazione, il lungomare è una galassia lontana.
Un vortice più forte, nulla importa se non il suo profilo morbido, mentre la immagino nuda nel suo candore senza credere nell'innocenza e vorticano prismi di piacere sulla fragilità dei suoi occhi, continua a proiettar fuori l'infinito universo da se mentre stringo nebulose di riccioli a me, gira ancora oltre lei oltre la rossa luna che piano emerge mi vien da vomitare mi appoggio al suo ventre, madre della terra culla il mio malessere e sembrano assalirmi la gioia e la tristezza del mondo intero mentre cerchiamo l'unisono col il movimento privo di senso, divenire e gettarsi tra le braccia di un'amata uguale a me.
Lacrime, non piangerai se per una notte il cosmomare e il cosmocielo si immergeranno nella luce indistinta rosea del tuo seno, non ci sarà paura e le tue parole saranno spente da baci soffusi, il vuoto e il fulmine, è vuoto che trova la tua essenza, sei il dolce respiro della fisica, alito caldo sul collo, tutto vortica e assorbe e ancora grazia dal tuo cuore e muoiono in gola parole d'amore.

Bianca
ancora
un respiro

prima di riconsegnarmi all'apnea.
Un nuovo giorno...

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