Ero già nel letto quando ho sentito il bisogno di alzarmi di nuovo per scrivere di un'immagine che mi è venuta in mente all'improvviso.
Tu che alzi il braccio e mostri il polso ad un tipo che ti ha chiesto se sai che ore sono. "No, vedi? Non porto catene" gli dici, con quel tuo sorriso avvolgente.
Chissà se è per questo che a poco a poco perdiamo di vista l'amore. Chissà se è più chiaro e visibile solo se guardato attraverso un anello di ferro, un bracciale cucito, una fede, una foto, un porta fortuna.
Personalmente l'unico motivo che per ora rintraccio è che non ricordo quasi più nulla. Non tanto di quello che ero, ma di molte cose che facevano parte della mia vita. Meglio ancora, non ne ricordo il sapore, il profumo, l'immagine: che sensazione mi dava averle in tasca, nel portafoglio, sulle pareti della mia stanza o sul petto.
Ho come l'impressione di essere una farfalla che ricorda pochissimo di quando era bruco. E non uso questa metafora per dire che sono migliore di prima.
Però ricordo alcune cose. E le ricordo grazie a dei testimoni che hanno attraversato questa mia metamorfosi, che sono sopravissuti non a una tempesta, ma al più letale dei cieli sereni. E ricordo un po', dell'amore, grazie a chi come te l'ha condiviso. Ricordo quel glicine sul tuo parabrezza, ricordo una fiaccolata sulle montagne e una ruota cambiata.
E ben tornata.
venerdì 16 settembre 2011
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