sabato 3 settembre 2011

E mo' come si fa con la fine del post-modernismo?

Volevo scrivere un post sull'estate, ma ho questa immagine della fine del post-modernismo in testa che proprio non riesco ad allontanare. Il post-modernismo in questi ultimi 30 anni è stato un caos dell'etica. Una riscoperta della libertà intesa come privilegio delle proprie percezioni, delle proprie opinioni. E' stato uno slancio di tolleranza verso il diverso, verso tutto ciò che solitamente viene difficilmente compreso perchè di cultura diversa. E quindi un inno al pluralismo (parola ultimamente un po' abusata da Papa Ratzinger, ma vabbè questo è un altro discorso).
Tutto è ammissimibile in arte. Che poi pare più una provocazione che un invito.
Oggi penso al post-modernismo e penso a quanto potrà mancarmi.
Anche se post-modernismo ha significato mettere in commercio tra le varie cose anche un bel po' di spazzatura. Libri illeggibili. Arte contemporanea da quattro soldi.
Ecco, anche se (un po' come quando si parla del capitalismo) ha comportato molte cose discutibili, a me credo che mancherà.
Pare che sia necessario tornare a un riordinamento dei valori, a una valorizzazione dell'etica "universale".
Forse è vero. Forse ora questo mondo centrifugo deve un attimo fermarsi e farsi un po' un esame di coscienza.
Ma libertà e verità (due parole tanto amate e di cui ci si pulisce la bocca) sono entrate nel mio personale vocabolario.
Oggigiorno si parla di tutto. Di tutti. E lo si può fare, fondamentalmente senza grosse conseguenze.
Il mio concetto di libertà, così come quello di verità, un giorno non sarà più valido.
Mi alzerò dal mio letto (chissà dove), aprirò il giornale e scoprirò che l'essenza di queste parole sarà una e una sola. Non ci saranno più i mezzi toni. I grigi.
E io, mi sa, ci avevo fatto l'abitudine.

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