venerdì 27 aprile 2012

I'll get there

Ciao, come va?
Lo so, è da un po’ che non hai mie notizie. Sono rimasto indietro mentre provavo ad andare avanti. Però adesso ho un po’ di tempo e voglio provare a risponderti.

Mi chiedi come sto, e subito mi spiazzi. Non sono abituato –perchè, se sei tu a chiedermelo, so che lo vuoi sapere veramente, che non è per dire.

Come sto? Sto che ho 32 anni, bevo whisky anche se sono mezzo influenzato e non dovrei (ma dicono che fa bene), e mentre scrivo e bevo whisky batto sulla tastiera e guardo il sole tramontare sulle case, in quell’ora dove tutto sembra avere un solo senso, che può essere completamente positivo o negativo.

Sto che ho 32 anni e non molto tempo per rispondere alle lettere e alle telefonate (come sai bene), ma non mi sono mai fatto mancare il tempo per pensare a te e a tutti gli altri che porto con me. Ti sembrerà da paraculo ma credimi, senza di voi non andrei da nessuna parte.

Sto che ho 32 anni e un lavoro che non mi dispiace, e questa è una prima volta. Mi sento strano a dirtelo, perchè so che mi conosci e sai come la penso, eppure stavolta è così. E’ capitato e magari non dura, magari non mi va più bene. O magari finisce, cvisto che da sempre sto lì ad aspettarmi il peggio. E’ un’abitudine innata in me, lo sai. Senza il mio pessimismo non resterebbe molto di me. Magari è quello che mi ha reso capace di resistere alle botte più forti.
O forse è quello che ha reso piu’ vero il mio sorriso.

Sto che ho 32 anni e tra poco saranno 33, e questo pensiero non mi dice niente perchè non me li sento. Non li nego, e anzi me li rivedo in rughe e cicatrici e ricordi che galleggiano sempre nelle stesse pozze, che evaporano sempre nelle stesse nuvole. Ma per me non è importante. Più vicino alla morte? Lo sono sempre stato. Ecco perchè non ho mai smesso il mio irriducibile corteggiamento alla Vita.

Sto che ho 32 anni e ancora alla Vita dedico sonetti e filastrocche, racconti e notti in bianco. Non abbastanza, anzi per ora quasi niente, ma so che il giochetto è sempre lì. Basta stuzzicarlo per causare erezioni e paragrafi. Forse non è il momento. Io non l’ho mai capito, qual’è il momento. Per questo sbaglio e sbatto e torno indietro e ci riprovo. Per questo continuerò ad imparare e poi a sbagliare.
Per questo sono fiero di tutti i miei errori.

Mi chiedi se sono soddisfatto e la risposta è: non so. Che dovrebbe valere come un no, a rigor di logica, ma penso non sarebbe giusto. Mi trovo ancora, a volte, intrappolato nelle stanze dei miei pensieri più scuri, nei corridoi asfittici delle mie abitudini, nelle soffitte polverose dei miei ricordi lontani. Questo, e poi il fatto che sono fisicamente lontano da te, da altre persone che per me vogliono dire qualcosa. Che ho dovuto ridisegnare il mio destino per colpa di altri che me l’hanno deviato e se ne sono lavati le mani. Che non ho il tempo che vorrei per scriverti, per scrivere, per avere ancora quelle meravigliose notti con me stesso, a scazzottarmi, amarmi furiosamente, mandarmi affanculo e parlarmi tutta la notte. Che mi mancano i miei libri, le mie fughe di quaderni e parole. Che mi manca quel certo sole. Quelle stelle vicino alla discarica.
Detta così, sembrerebbe che sono insoddisfatto come pensi. E soddisfatto magari non sono, ma non è tutto qui. Ho i miei giorni, ma cazzo che belli quando capitano. Magari sono arrivati tardi, quando la pelle ha assunto ormai corazze antiche, ma sono arrivati lo stesso. Tu mi conosci da tanto, ma forse non da abbastanza. Ci sono stati tempi in cui i giorni di sole si pagavano un tanto al chilo, e solo io e il compare sappiamo quante cambiali abbiamo firmato.
Adesso mi sembra sia tempo di cominciare a riscuotere.
No, non sono soddisfatto e una parte di me non lo sarà mai, da nessuna parte e in nessuna circostanza. Pago pedaggio per questa vita con incubi notturni e illusioni appese al gancio. Zoppico sulle nuvole ma a volte riesco ancora a correre.
Una parte sarà sempre così, ed è la parte che beve il whisky, che non crede in niente, che ricorda troppo, che cade spesso.
Ma poi ce n’è un’altra. E’ quella che ti sta scrivendo adesso. Non ottimista, ma nemmeno fatta solo di notte. E’ quella che si alza la mattina, si guarda allo specchio, si fa una bella risata e dice, beh vecchio mio, non so come arrivati fin qua, ma proviamoci cazzo. Proviamo a lasciare questo segno, a far ballare il mondo. Proviamo a essere piu’ soddisfatti.
Chissa’, magari ancora non lo sono, ma come dicono in inglese: I’ll get there.
Ora però basta parlare di me.
Tu come stai?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quindi sei sodisfatto o no? Non l'ho capito.

Lo Zango ha detto...

Nemmeno io.

Luca ha detto...

bravo dottò, passa sta boccia và!