venerdì 20 aprile 2012

Lettera ad un concetto di bambino mai nato

Era un periodo in cui il futuro stava davvero esagerando. Mortificava le notti, fustigava le sere, rubava le mattine. No, le mattine le lasciava, ma ero così frustrato dalle notti che non potevo che dormire, era impossibile alzarsi. Strani sogni si insediavano in quelle mattine, sogni agrodolci, spesso grandi racconti condannati all'oblio maledizione se potessi registrare i sogni e i pensieri durante le scopate sarei già un grande scrittore, per quale motivo la fantasia richiede sempre condizioni distorte? Insomma, il futuro intorpidiva anche la fantasia. Un giorno esagerò: mi presentò davanti un pargolo. In potenza, d'accordo, ma era un vero bambino in immagini e ossa. Era piccolo e sorridente, mi stava di fronte. Io ero impassibile, lo osservavo come un paziente in sala d'attesa, ma non quel tipo di sala da ospedale mentre dentro la tua compagna partorisce, e per la verità neanche quel tipo di attesa; era una sala più squallida, e il bambino levitava di fronte alla mia faccia non esattamente sorpresa, un po' indifferente. Un po'. Gli chiesi cosa volesse. Non mi rispose, ovviamente. Era un periodo in cui mi facevo molte domande, ma non di quelle che avevano tormentato gli anni del liceo, niente robe del tipo "Costruisci il tuo Dio con coerenza e ragione" o "Come potrei salvare la terra?", erano domande tipo "come posso procurarmi un po' di soldi?" oppure "che futuro ho? dove lavorerò? sto facendo la cosa giusta?" (cazzo, bisognerà pur imborghesirsi prima o poi) (d'accordo essere antisistema e antitutto, ma è difficile protestare se non si hanno i famosi tetto e pasto)e così questo piccino non mi sorprese, sembrò più che altro il risultato di una congiuntura astrale. Beh, caro mio, se ti aspetti che sia io a darti un futuro ti stai sbagliando, tengono il mio in ostaggio, come potrei dartene un pezzetto? E tu poi ne vorresti ancora e ancora e ancora. Mi spiace piccolo, al momento sei un concetto, forse potrai svilupparti fino a embrione, forse arriverai addirittura a un mese o più probabilmente resterai concetto e terrore per lei e disappunto per me. Ma non devi dolertene, non c'è nulla per te qui e sarebbe una crudeltà scodellarti proprio adesso in questa merda, sarebbe una crudeltà nei confronti di noi stessi e tu ne pagheresti le conseguenze. D'altra parte guardaci: leggi nei miei pensieri, puoi? Cosa te ne sembra della mia anima d'infante? Ci vedi l'innocenza dei piccoli? C'è ancora? Quando tua madre mi stringe al seno non capisco mai se stringe il suo ragazzo indifeso o il suo ragazzo bambino indifeso. I suoi dolci seni di miele sono il rifugio di questo involucro di pensieri tristi al momento, come potrei concederteli? Non possiamo dividerla, non adesso. Lo capisci, vero? Non è una prepotenza nei tuoi confronti, non è egoismo, voglio che un pargolo come te possa far capolino nelle nostre vite. Ma adesso ti sembra il momento? No, piccolo mio, non è ancora il momento. Non siamo pronti e non lo saremo mai. Sei così bello, con le tue guance rosse e il tuo sorriso senza dentini, così piccolo e fragile che nulla ti distingue da papà e mamma, nulla fuorché la purezza. Eh si, anche la mamma, così pura, incantevole, rosa del deserto, è stata corrotta. Perché non si può evitarlo, il peccato è universale, il mondo è una fucina di preghiere e tu hai la fortuna di essere ancora un purissimo concetto, un Dio vigliacco vuole insinuarti su questa terra logorata da una logora umanità e tu mi osservi sorridente da quel punto indefinito dentro il tenero adorato pancino della mamma. Non sai quanto sei fortunato. Lei, la mamma, giace nuda sul letto, le sue morbide forme splendono della tua luce e dai suoi occhi sgorgano lacrime provocate dagli angeli, esse stesse sono angeli che colano sulle sue angeliche guance rosate e il suo triste volto, e io devo proteggerla, mi capisci? Non ci è rimasto che l'amore, sei un altro mattone nel muro, piccolo, ci farai del bene e te ne siamo grati, ma io devo amarla e proteggerla, le ho promesso che potrà contare su di me e tra le mille stupide domande che affollano la mia mente mi sembra l'unico futuro sensato, l'unico futuro che è già presente. Non posso abbandonarla e proteggerla significa doverti costruire un altare di reminescenze, ti amo già piccolo mio, vedo la tua promessa, vedo un uomo affannato tornare a casa stanco ma felice, mi accogli con il tuo sorriso e dietro di te l'alta, maestosa, stupenda figura di madre che le appartiene già, madre PER ME, madre per te, madre di me, madre di te, ma non è ancora tempo piccolo mio.
Ti sono grato per ciò che hai fatto, che farai, e spero di conoscerti un giorno, spero tu abbia la bellezza di tua madre, e anche qualcos'altro. Spero tu sia una piccina. Spero di poterti insegnare qualcosa senza insegnarti nulla, sono poche le cose che devi sapere per cavartela da solo. Ma i tuoi genitori non possono avere paura, non quando ci sarai tu. Per allora le nostre paure saranno confinate nella soffitta dell'anima, ci penserà il cancro a rispolverarle.
Ma fino ad allora, lasciaci aver paura, insieme.
Ti amo già, piccolo, credimi.

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