domenica 19 settembre 2010

SUNTO

Vi è mai capitato di vivere un giorno in cui di colpo si riassuma tutta la vostra vita? Io al massimo ho vissuto dei "giorni molto intensi", ma il venerdì 17 del settembre 2010  ha decisamente superato ogni limite, andando oltre ogni aspettativa.
Ci sono dei giorni in cui ti svegli gagliardo e parti per spaccare il mondo, per prenderti con gli interessi tutto quello che di solito, per pigrizia, lasci in avanzo nel piatto della vita. In realtà quasi mai quei giorni vanno come dovevano andare. Colpa del caso, di imprevisti, delle mille difficoltà che oggi devi affrontare per fare persino le cose più stupide. Il certificato è stato stampato con un errore di battitura e quindi è invalidato, la consegna del pacco che aspettavi è slittata a chissà quando, mentre ti chini a raccogliere il fazzoletto a una signora in fila alla posta, quella ti supera e poi nega che il fazzoletto sia suo. E se perdi un autobus, solo Dio sa se sarai mai in grado di arrivare in orario.
Un bal casino.
Eppure ci sono dei giorni (pochissimi, in realtà) in cui vai oltre queste cose. sembra che nulla possa fermarti. Non è solo questione di fortuna o di forza di volontà. Le cose che volevi semplicemente ti accadono. A volte pare che nemmeno tu possa farci niente. Sembrano delle giornate già scritte, e te ne accorgi minuto dopo minuto. Senza mai crederci, però.

Alla segreteria la scelta più difficile ha preso vita nel modo più semplice. Un ritiro è una cosa semplicissima. La tua carriera si strappa, la segretaria timbra, e non vogliono nemmeno un cent delle tasse arretrate. Il mondo è arrivato a un punto che se vuoi vivere devi romperti il culo, mentre per farti morire ti viene incontro lui. È quasi tutto pagato. Dall'autobus posso leggere un cartellone che mi dice che potrei farmi un funerale con soli 790 euro. Mi viene da pensare che tra un cazzo e l'altro, considerando questa crisi infinita e la svalutazione dell'euro , mi converrebbe di gran lunga morire in questo istante. Oggi potrei permettermelo, domani chissà.

Sono incredibilmente sorpreso, i 150 euro più adeguamento si trasformano esattamente nell'ammontare che avevo stimato. Duecento. Quello che mi sorprende ancora di più, però, è che, al contrario del solito, questa volta la cifra si trasforma anche in lettere e approda su un assegno. Lo tocco, sembra essere vero.
C'è la scritta, c'è il numero, c'è la data e c'è la firma. Manca solo la mia. C'è giusto il tempo di fare un altro saluto a chi è rimasto nel cuore.Il capitano, il KING, poi è sempre al mio fianco. Eccolo lì che mi saluta e cammina col mio stesso passo verso un altro sorriso.

Due libri in cambio dei suoi occhi. Scuri, vivi. Più grandi, forse. Per niente arrabbiati, come ricordavo. Il suo sguardo vale più di mille sincere ammissioni di colpa, più di quasi un anno di attesa, più di infinite rincorse senza traguardo.Al di là della tosse, sta bene. I suoi occhi grandi dicono questo. Ed è questo quello che conta. Quindici minuti valgono più dei dieci mesi che ho atteso. Non ricordo neppure se mentre aspettavo ci credevo, in questi quindici minuti. Forse ci speravo soltanto, perché era il massimo che potevo fare. Ma ci ho sperato con tutto me stesso.

Giorno dopo giorno, sono lì a aggiungere e sottrarre, a tenere a mente il conto. Sudo, metto e tolgo, calcolo, prego la memoria di non tradirmi. Mi porto tutti i numeri sulle spalle, e davvero sono felice per ogni giorno che non crollo. La pigrizia la pago col sudore della fronte, la ponderazione di mesi con la sfrontata improvvisazione di giorni. Grandezze, misure. Sorrisi e lacrime, numeri in colonna. Poi, di colpo, un giorno mi ritrovo a guardare una riga prendere forma sotto di loro. Il totale si scrive da solo a inchiostro indelebile. Non si può evitare. Si fanno i riporti, e i conti si azzerano. Non c'è un limite, non puoi sforare. Ma è facile che manchi qualcosa. La riga separa, cancella il peso senza cancellare il passato. Sotto di lei un solo numero. Non si riparte da zero.

Dedico questo post a tutti quelli che lottano, che vivono con un block notes a quadretti e una penna, sempre pronti a tenere il conto senza perdere né una pagina né una riga.
Lo dedic a te, Giulia, che non hai paura di segnare, di mettere in conto. Che come tutti cerchi il totale, la quadratura, e che quando fai i conti li fai sul serio, lasciando a casa la matita.

Edo

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