Questione di stile, quello stile che io non possiedo. Non ne ho uno definito, almeno. Uno che possa chiamare mio e che sia riconoscibile agli altri come mio marchio di fabbrica.
Non ce l'ho. Ed è un dato di fatto prima ancora che un vero problema.
Non ho un mio stile, non ho una mia peculiarità.
Non sono né carne né pesce, né abete né salice. Sceglierei a caso tra l'acqua, il vino, e la birra. Sceglierei a caso persino la mia famiglia.
Perché?
Forse sto ancora imparando a camminare, a scrivere, a vivere, e in tutti questi casi mi ci vorrà ancora molto. Forse è perché non ho una personalità decisa, perché l'unica costante del mio carattere è l'incostanza.
Ho l'impressione di poter essere tutto, ma non essere niente. Di essere la bandiera, che sventola a seconda del vento leggero, e nello stesso istante il palo, fissato nel terreno con convizione. Rincorro una vita serena, ma forse lo faccio solo per quanto mi è irraggiungibile, complicando la mia ancora di più. A volte temo che potrei soccorrere il diavolo, e poi prendermi gioco di Dio. In altri casi invece sarei il più brillante degli angeli.
Non ne sono fiero. Ma nemmeno il contrario.
Non ho visto nessun posto dove fermarmi. Alcuni erano seducenti, altri rinfrescanti. C'erano posti bellissimi e semplici, con panorami stupendi, posti dove respiravo la migliore aria del mondo. Li ho lasciati perché ho saputo di altri, così sporchi, infettati e intricati che erano parimenti imperdibili. Il mare per la montagna e poi ancora l'oceano. Nessun posto era mio, tutti lo erano in una parte piccolissima. Di fronte ai miei passi, di colpo di aprono strade a perdita d'occhio. A raggiera. Alcune vanno all'opposto di altre, e spesso non ho idea di che scegliere.
Roba che ci vorrebbe una vita accampati a riflettere. Eppure cammino.
giovedì 2 settembre 2010
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