Stavo rileggendo il
post che avevo scritto un anno fa per il mio compleanno (chi mi segue sa che ne scrivo sempre uno in quel periodo, se siete masochisti potete perfino andarveli a ripescare. Non chiedetemi perchè lo faccio, visto che odio i compleanni).
Mi suona molto strano adesso, specie la fine: “e a 33 non c’è altro da fare che puntare Cristo e superarlo col sole in faccia”.
Beh, credo che se lo superassi adesso, mi darebbe sicuramente un sorrisino del tipo, cazzi tuoi, non sai cosa ti aspetta. Del tipo, a chi pensi che sia andata meglio, qui?
E di superarlo, lo sto superando –se tengo per le prossime 6 ore, ma direi che si può fare. Il punto è
come lo sto facendo. Un anno fa avevo il piede incollato all’acceleratore, il sole in faccia, una birra aperta e tutto da perdere.
Poi i 33 sono stati tostissimi, senza tregua. Aggiungergli un anno è qualcosa che addirittura sembrava non fosse più possibile, qualche mese fa, quando me la sono vista brutta.
Non ho smesso di vedermela brutta. Il destino ha deciso di sparigliare ancora una volta le carte, e quasi non so più nemmeno a quale gioco stiamo giocando –ma so qual’è la posta in palio, ed è maledettamente alta.
Quindi capirete che di compleanni, in questo momento, non me ne frega poi molto. Meno del solito, molto meno, anzi sembra quasi una presa in giro. Cosa ci sarà mai da festeggiare?
Forse niente, forse è un altro di quei modi in cui ci illudiamo che tutto vada bene anche se i muri stanno crollando. Invecchiare non piace a nessuno, e farlo con queste zero certezze, piace infinitamente di meno.
Ma allora, che cazzo farne di questo 7 agosto? Potrei far finta di niente, sorridere educatamente quando colleghi e amici mi faranno gli auguri, concentrarmi sulla visita medica di domani mattina (un regalo che mi sono concesso, in perfetta sintonia con questo 2013), tornare a casa, aprire una birra e pensare già al giorno dopo.
Però, come ho già scritto da qualche parte in questo blog, da queste date non si scappa. Ti vengono naturali bilanci, magoni e bestemmie.
Ma no, tranquilli, non farò nessuna di queste stronzate. Non è tempo di bilanci, per uno che sta ancora sospeso sull’abisso –e per magoni e bestemmie, c’è sempre tempo. Ma se proprio dobbiamo brindare, non facciamolo a questo 7 agosto. É un giorno del cazzo, e tra 24 ore non ne sentiremo più parlare. Passa veloce e se ne va, come tante altre cose e persone nella mia vita. No, adesso ho bisogno di certezze.
Brindiamo alla certezze, quindi –quelle due o tre che in questo momento fanno la differenza.
Alla certezza che dopo questo giorno ce ne sarà un altro, e un altro ancora, fino ad arrivare (mi auguro) a quei temuti 35 (cazzo che vecchio!). Alla certezza che anche quel giorno dei 35 scriverò un post palloso come questo.
Alla certezza di avere degli amici che sono una famiglia. Alla certezza di avere una famiglia che conta più di tutto.
Alla certezza, granitica, del mio compare.
Alla certezza che domani F e R mi accompagneranno dal medico ed in macchina faremo casino ed io sarò contento di essere con loro, che E starà ad aspettarmi e poi festeggeremo il suo ultimo giorno e lei si sforzerà di non piangere per i primi 2 minuti, che G mi chiederà come una mamma cosa voglio e come sto, che N mi darà un passaggio al lavoro ed in macchina sentiremo musica hip-hop e parleremo di tutte le stronzate che ci passano per la testa. Alla certezza della mia sorellina M che mi pensa dall’Elba, di R che prepara i suoi dolci buonissimi per me, di F che si preoccupa e mi chiama ogni sera anche se ha i cazzi suoi, di A che mi manda messaggi dallo zoo. E poi tutti gli amici che verranno venerdì e sabato a fare festa, per dimenticarci un po’ di questa guerra infinita.
E la certezza delle mie tante famiglia in Italia, della loro voce che non si spegne mai, dei loro nomi che sono sempre gli stessi. Siete voi, quello che mi porterà fino alla mezzanotte del 7 agosto e poi oltre, sempre oltre.
Alla certezza che tra un po’ farò una doccia, poi una buona cena e mi rilasserò. Cercherò di essere me stesso tra lo sfacelo, e da questo sfacelo farò nascere qualcosa di buono, come fiori in mezzo alle macerie.
Non ho molte certezze, ma per questo 7 agosto, bastano e avanzano.
E grazie ancora a tutti voi per non farmele mancare mai.
Adesso è ora di superare Cristo.