giovedì 17 maggio 2012
Angeli e dee
Era un supermercato. Mi chiedo come cazzo si faccia ad ambientare un sogno pseudoerotico in un supermercato. Comunque c'era una luce strana, sembrava che gli scaffali della merce si trovassero in una piazza cittadina, il sole tramontato ormai da un pezzo, al posto delle stelle alcuni fari inclinati, l'aria tersa della sera. In un supermercato. C'è folla, ma la mia attenzione si focalizza su Valentina. Indossa un vestito nero un po' scollato, la sua pelle bruna come una colata d'Africa sulla morte. E' stupenda, altera, una dea, conserva in viso un'espressione d'attesa. A volte sembra più vicina, a volte si allontana tra la gente, ma a cambiare è la mia prospettiva, lei resta al centro di un inconsapevole palcoscenico. E' allora che Mariaelena la raggiunge. Valentina risplende di luce bruna, è in armonia con il cielo crepuscolare; Mariaelena è colorata, una pennellata di vita su quella strana tela dinamica. E proprio come un pittore mi sembra di dipingere il susseguirsi di carezze delicate tra gli angeli, una candida mano scivola su di una spalla d'ebano, scopro che non era attesa, era desiderio che espira pudico dalle loro labbra appena dischiuse, la spallina del vestito scivola giù per il braccio, la mano dell'angelo s'insinua nel caldo seno dell'infelice dea, il loro abbraccio è triste e l'amore sembra nebbia che offusca il lieto fine...
Un sogno un po' strano, d'accordo.
Mi piacerebbe cancellare la tristezza dalle vostre vite.
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