lunedì 5 luglio 2010

VIAGGIO

A volte conta il viaggio, più della meta.
Perché ci sono volte che esci di casa e non sai neppure dove andare. Semplicemente ti chiudi il portone alle spalle e di colpo sei sul marciapiede.
Puoi camminare, puoi decidere.
Puoi prendere la direzione di quel posto dove hai quel bellissimo ricordo, puoi andare a trovare un amico che non vedi da tempo, oppure puoi mirare a quel luogo che da sempre ti fa paura.

Incontri persone.
Alcune le eviti, ad altre sorridi. Altre ancora vorresti semplicemente abbracciarle. Così, dal nulla: fermarle e abbracciarle.
Quell'uomo sui quaranta, con la faccia rugosa e abbronzata, che ha i capelli biondi che sembrano finti la camicia blu messa dentro al pantalone bianco. Lui ti farà ridere.
Quella ragazza mora con la pelle bianchissima, con toppino di pelle, minigonna rossa e belle gambe imbrigliate in graffianti calze a rete. Lei ti carezzerà l'istinto.
E così via.
Il bambino che fa cadere la grata appoggiata e che chiede "Chi è stato?", i musicanti spagnoli che ti portano il pensiero nostalgico di Cadiz e Buenos Aires, le birre numerose che si incolonnano come addendi senza mai dare il totale.

Poi accade che il viaggio, anche se solo per quella volta, finisce. E t'accorgi che sei di nuovo davanti a quel portone.
Il viaggio conta sempre più della meta, specialmente quando il punto di arrivo coincide con quello di partenza.

Per quanto poco un viaggio possa valere, può sempre servire almeno a raccontare una storia. Persino a raccontarla male, che va bene lo stesso.

1 commenti:

ex-tension ha detto...

Come potevo non lasciare un commento a questo.
Non chiedermi come capito all'hotel Morgana. Perdendomi, suppongo, come faccio sempre quando le strade sono elettroniche.
Ma anche questo è un viaggio, in fondo.
Mi fermo e leggo. E mi piace questa faccenda delle stanze, degli amici che si riuniscono nella stessa sede lasciando messaggi.
Io sono solo un viaggiatore di passaggio, non conosco le regole della casa, non so come si fa ad avere una stanza, nè so se incontrerò qualcuno nella hall che mi chiederà la mia storia o che ore sono.
Ma ora mi intristisce l'idea di questo post che, solitario, assomiglia ad una notte passata in una camera d'hotel, come un commesso viaggiatore.
Le persone che incontri sono la cosa per cui io viaggio, ben più che i paesaggi mozzafiato, o i gloriosi monumenti.
Le loro storie, i loro mondi, frammenti di gesti e di abitudini, sono quello che più mi rimane dentro.
Sullo sfondo l'Himalaya o la Tour Eiffel, poco importa alla fine, se non a contestualizzare, vagamente.
I viaggi creano sempre scambi, non si ritorna mai uguali a come si è partiti.
E a volte non si ritorna nemmeno con la stessa valigia.