Non avrei mai pensato che una volta saremmo stati in dodici. Che saremmo entrati tutti alla stessa tavola, e che la pasta fredda sarebbe pastata "pelo pelo".
Dodici persone arrivate lì per colpa della vita. Chi per lavoro, chi per vacanza, chi semplicemente per caso.
Tutte con un invito, ricevuto già da una settimana o in altri casi nemmeno due ore prima.
Roma, Sydney, Bruxelles, Messina.
Londra che è, che è stata e che sarà. Berlino che ci pensa, Buenos Aires che vorrebbe essere qui e Cadiz che si prepara a ospitare qualcuno con la testa già al viaggio.
Si ride, si brinda, si parla: c'è ognuno di noi, a questa cena.
Parole multilingue escono, colpiscono, sorridono e cadono nelle orecchie. Alcune solo sentite, altre persino capite. Parole che creano atmosfera, che fanno catena, che sulle note frizzanti di una Barley scivolano sulla lingua e poi in gola, e un po' finiscono al cuore.
Il sudore per il caldo infernale, la doccia veloce mentre gli altri già vivono, gli scarpini per tornare a calciare. La tanto improvvisata quanto attesa "scopa australe-boreale", vinta dalla piccola Daisy, e cosce e mutandine che fanno la loro improvvisa comparsa tra un divano e una sedia.
Poi quelli che vanno, e infine quelli che restano. Veglio sulla loro notte, mi preparo ad accogliere il loro risveglio dell'indomani. Tra qualche giorno partiranno anche loro, in attesa della prossima cena.
GRAZIE di cuore.
mercoledì 28 luglio 2010
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