sabato 5 novembre 2016

Mi fai incazzare, Sydney, e mi sei mancata


Dopo 3 mesi passati fuori, non appena arrivo all’aeroporto, supero gli agenti terrificanti e gentili, trascino il mio bagaglio fino all’auto nell’alba accartocciata e mi infilo nel traffico insonnolito, penso subito: Sydney, mi sei mancata.

Mi è mancato il tuo traffico perfettamente incolonnato, giudiziosamente in attesa, quell’aria di santità che piomba su tutti noi in coda mentre radio show rumorosi esalano gag e rumori e canzoni che non dureranno fino alla meta, sentendoci santi al punto tale che puniremo mentalmente chiunque oserà trasgredire anche per sbaglio anche per un istante le Sacre Regole della Strada –che qui a Sydney, suonano come le Sacre Regole della Vita.
Mi è mancata la tua santità, Sydney, non appena varchi i cancelli e dimentichi i tuoi precedenti da pressappochista, da vabbè-che-sarà-mai, dal “lo fanno tutti, che sono io l’ultimo scemo?”. Mi è mancata la tua aria battesimale che tutti investe e tutti purifica, annullando i peccati del passato in nome dell’intransigenza del presente.
Mi sono mancati i tuoi autobus con le pubblicità cubitali che invitano a denunciare chiunque osi gettare una cicca per strada. Mi è mancato vedere il buonsenso, che altrove è andato a farsi benedire.
Mi è mancata, questa gabbia in cui abbiamo rinchiuso pensieri e comportamenti, in nome di un benessere che è prima di tutto mentale.
Mi è mancata, questa città che può passarla liscia a denunciare gli Orribili Gettatori di Cicche mentre si dimentica di facce e braccia a Nauru e Manus Island.
Mi è mancata la tua finta ingenuità, Sydney, con la quale ci hai sedotto tutti, con la quale continui a fregarci tutti.

Mi sei mancata. Mi sono mancate le tue facce rossastre, sorridenti, come se tutto andasse sempre bene.
Mi sono mancate le tue giornate che sembrano sempre a lieto fine, anche quando in tasca ti restano solo i soldi per la prossima birra.
Mi sono mancate le tue strade ariose, i tuoi parchi con la paletta dei colori posizionata al massimo, mi è mancato l’oceano che continua a fare sempre il suo lavoro, malgrado tutto.
Mi è mancato il tuo cielo, che a vederlo ogni volta è come se fosse la prima. Mi è mancato chiedermi se quel blu così intenso lo vedi solo tu o lo notano anche altri, e anche altri si domandano se c’è qualche senso dietro tutto quel bagliore.

Mi sei mancata, Sydney, coi tuoi caffè che fanno pessimi caffè, che fanno pagare carissimo i loro pessimi caffè, e ognuno siede al suo tavolo, perfettamente contento, perfettamente distante, ingoiando un pessimo dollaro alla volta dalla tazza, parlando di case che non si potranno mai permettere, di vacanze che una volta hanno fatto, di case ancora, di vacanze ancora –come se tutto quel che conta non fosse lì, in quel caffè. Non è mai nei caffè, o nei pub, o nei club, nemmeno in quelle bettole che servono alcol oltre l’orario consentito, quando il weekend è diventato ormai un umore fumoso, un occhio stanco e una pisciata impellente.
Mi sei mancata, Sydney, coi tuoi discorsi sempre gli stessi, con le tue case che scenderanno di prezzo mentre i figli diventano padri e tutto resta uguale. Mi sei mancata, con la tua attenzione sempre all’ombelico, a quello che succede dentro confini vastissimi e troppo stretti, mi è mancata la tua disattenzione costante a quel che succede intorno, alla politica che non sia solo gossip, alle emergenze sociali che diventano cartelloni della metropolitana ben studiati ben progettati ben fotografati con ottimi slogan che tutti vediamo per qualche secondo prima di salire in carrozza incontro ad una giornata esattamente identica a quella prima e a quella dopo.
Mi è mancato il tuo ripeterti che non hai storia per dimenticare che una ce l’hai, che probabilmente non sempre è stata piacevole –nemmeno in tempi recenti- ma saperlo forse servirebbe a qualcosa –a godersela, a capire, a buttare giù tutto. Mi è mancata la tua noncuranza mentre ti costruivano intorno orribili palazzoni uno dietro l’altro, ti appesantivano di casinò e grattacieli, e la sola cosa che ti interessava era la lista dei dieci locali migliori dove fare il brunch la domenica e le vacanze al mare e azzeccare il prossimo cavallo alla Coppa mentre ti ubriachi e al ritorno in treno ti addormenti senza più sognare.

Mi sei mancata, Sydney, con la tua aria da multiculturalismo, con le tue opportunità, con un sistema che sicuramente non è ancora per tutti, ma stiamo lavorando per voi. Mi è mancata la tua pietà e la tua ferocia, come braccia di uno stesso corpo che non sai mai se proteggerà o colpirà, se è lì per aiutare o per punire.
Mi è mancata la tua inflessibilità, mi sono mancate le tue uniformi così strette che non lasciano più nemmeno respirare, mi sono mancate le tue migliaia di regole procedure policies avvertenze restrizioni, mi sono mancati i tuoi consigli costanti su come dovrei vivere la mia vita in armonia, mi è mancata la tua impassibilità con cui vieti e tassi e punisci chi beve e poi costringi tutti seduti dentro un pub.
Mi è mancata, la tua assenza di interesse per queste leggere sfumature di contraddizione.

Mi sei mancata, Sydney, coi tuoi coprifuoco e i tuoi locali tutti uguali e la tua cultura sporadica e tutti a letto presto che domani si lavora.
Mi sei mancata, con la tua baia che tutti almeno una volta dovrebbero vedere per ridiventare bambini per qualche minuto.
Mi sei mancata, con le tue solitudini per chi arriva, per chi prova a starci, per chi è solo di passaggio e non capisce perchè non si riescano mai ad abbattere queste mura, a vedersi davvero senza doverlo progettare settimane prima.
Mi sei mancata, con la gentilezza della gente anche in mezzo al caos, con un sorriso che non si nega mai a nessuno, con quell’aria docile, marina, che sembra voler riconciliare tutte queste Sydney diverse tra loro.
Per tutto questo, per molto altro, mi fai incazzare, Sydney, e mi sei mancata da morire.
Sono tornato a casa.

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