venerdì 5 febbraio 2016
"Swag" - Elmore Leonard
Everything could work out, that was true, it was possible.
As long as he stayed alive.
Ho sentito parlare spesso di Elmore Leonard, autore di crime stories super prolifico e saccheggiato da Hollywood (uno fra tutti, “Jackie Brown” di Tarantino). Come detto altrove, le crime stories non sono il mio genere preferito (a parte alcuni esempi, tipo questo), però Leonard è già tra i classici, e in più gode di fama da ottimo dialoghista –e per chi scrive, i dialoghi sono importanti come imparare a mescolare i colori è importante per chi vuole imparare a dipingere.
Ammetto che, non conoscendo l’opera di Leonard (e avendo lui scritto decine e decine di romanzi, alla faccia mia che mi sudo le mie 1.500 parole al giorno, mortacci sua), ho fatto quella cosa tristissima di chiedere a Google qual è il suo libro migliore col quale iniziare.
Da un’occhiata veloce ad alcuni forum, la risposta sembrava sempre la stessa: inizia con “Swag”. E così ho fatto.
Dopo poche pagine, ho capito che il consiglio era azzeccato.
“Swag” racconta la storia dell’incontro tra Frank, un venditore di auto usate in cerca del colpaccio della vita, e Stick, un ladro d’auto che tira a campare in qualche modo. I due decidono di cominciare a fare delle rapine –piccoli negozi fuori città, niente telecamere- seguendo le dieci regole d’oro che ha scritto Frank: sii sempre gentile, non parlare troppo, non dire mai il nome del partner e così via. All’inizio le cose filano lisce: i due, volando basso, diventano dei manovali della rapina e mettono da parte quanto serve per prendersi un appartamento in un palazzo con piscina (e parecchie donne single) e fare la bella vita. Inutile dire che questo idillio ladresco non è durato a durare: Frank comincia ad infrangere alcune delle regole, poi ci si mette in mezzo il Grande Colpo e… no, va bene, niente spoiler (oggi sono buono).
Ribadendo il fatto che questo genere solitamente non mi interessa, devo dire che Leonard fa bene, anzi benissimo il suo lavoro. Il libro va dritto al punto, senza troppi giri (cosa che apprezzo sempre). I personaggi vengono tratteggiati attraverso quello che dicono, piuttosto che usando lunghe descrizioni o infinite storie di background. Le pagine scorrono veloci come un poliziesco cazzuto in una sera d’estate, in atmosfere così credibili che inevitabilmente vi comincerete a chiedere se non dovreste pure voi cominciare a rapinare supermercati e negozi di liquori per sbarcare il lunario. Inutile dire che lo divorerete in pochissimo tempo, ed a quel punto sarete pronti per dare un altro morso all’enorme opera di Leonard.
Come ha detto anni fa Stephen King: “Ogni volta che mi sveglio e non vedo il nome di Leonard tra gli annunci mortuari, penso, “Ottimo! Starà sicuramente lavorando a qualcos’altro. Finirà un altro libro, ed io avrò un altro libro da leggere. Perché una volta andato lui, non c’è più nessun altro”
E se lo dice il Re, possiamo crederci.
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