martedì 23 febbraio 2016

L' Amerigo Vespucci, la nave dei sogni italiana compie 85 anni

Un omaggio all'Amerigo Vespucci con un ricordo datato settembre 2010

Siamo tutti eleganti, ma in otto con un solo invito. Ci scrutano un po' prima di farci salire ma è fatta. Timidamente saliamo la passerella di imbarco e siamo dentro. 

L'Amerigo Vespucci è maestosamente bello. Qualcosa di troppo bello per saperlo davvero ben descrivere. Tutto intorno a noi è una danza continua, nel mix di odore di vino e odore di sale. Tutto è lucente. Dal tek anni '30 che abbiamo sotto i piedi agli alberi maestri imponenti che ci sovrastano. Ci perdiamo tra i lunghi tavoli imbanditi e siamo subito con un bicchiere di vino bianco in mano. La prua è tutta una sala da ballo. E già pienissima di gente. 
Tacchi alti, vestitini leggeri da un lato. Divise bianche e blu dall'altra.
I marinai italiani sono dietro ad ogni donzella. In qualche modo, siamo tutti nella rete più affascinante che ci potesse pescare.
Mi perdo tra i dettagli in legno del ponte di comando e le montagne di corde avvolte su se stesse. Mi faccio servire bicchieri di vino fino a farmi aprire quello più buono. Il maresciallo mi porta sulla poppa e mi aiuta a capire perchè il Vespucci sia tanto bello. Cos'ha di speciale. Il suo odore di pulito contrasta con quello delle corde in cima agli alberi. Il suo mix è quello che il maresciallo preferisce ad ogni altra cosa. Sono sei anni consecutivi che ci viaggia e ancora non si stanca.
Mi fa accorgere di quanto in realtà ci sia poco legno nel Vespucci. Ne ha quanto basta, solo nei suoi dettagli. Gli alberi maestosi, splendenti, sono in realtà di metallo. Di un marrone senape. Simile al legno, ma impeccabile e lucente.
Passiamo tra le danze frenetiche della prua per vedere la scialuppa di salvataggio del capitano. Sotto c'è ancora il "giardino" che si usava fino alla fine della Guerra Mondiale. Lì si piantavano pomodori e spezie. E così sembrava che al Vespucci non mancasse proprio niente.
Un altro bicchiere di vino. Grazie. Un altro ancora. Grazie.
Intorno a me ci sono centinaia di marinai. Anzi, per l'esattezza 140.
Parlano italiano, cercando di farsi capire dalle spagnole in tacchi alti.
E' un tripudio di mondanità.
Una festa perfetta.
"Se domani passi nel pomeriggio, chiedi di me e ti faccio vedere la sala congressi.".
"Davvero?"
"Certo. E' una promessa. Anche se una promessa di un marinaio..."


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