lunedì 5 dicembre 2011

Il rapporto morboso tra il caso e la bestemmia: rewind

Ok. Ci può stare che la macchina sia croce e delizia delle tue giornate, serate, cazzo, roba così. Forse ci può anche stare che sia la tua fedele compagna di assimilazione, quando l'eroina ricciola schiavizza le tue arterie catalizzata dagli Opeth, quando pensi all'ultima cilecca e non sai risponderti, quando invece ti senti un Dio in terra. I nervi mi fanno scrivere come un ragazzino che non ha un cazzo da fare. D'altra parte potrei anche essere tale.
C'è qualcosa di odioso nella congiuntura di legamenti rotti, batterie scariche e mai un euro in tasca.
C'è qualcosa di meraviglioso nel contatto pressoché assoluto dei nostri corpi sempre più sudati e ansimanti.
Un involucro di seta e piacere
ci avvolge
come bachi.
L'auto ingoia l'asfalto, mi allontana, non vedo che il tuo corpo danzante.
Dio mio è tutto ciò che riesco a pensare.
La rotazione, le leggi della fisica e della statistica. Ma chi sarebbe talmente dissennato da rinunciare ai tuoi morbidi baci?
Non c'è nulla da dire. Nulla da dire adesso, in questo stato. Ma qui, in questa fottutissima dimensione degli spigoli di mobile contro il tuo alluce, sei come la luna di stasera, luminosa quasi a volermi rivelare la verità.
E dietro la tua nudità, quell'angolo di pelle oscuro che lascia intuire l'infinito.
Il tuo respiro è vita, anche il mio è vita, ma io non so respirare.
Una volta sapevo scrivere, adesso vedo solo un nastro che fissa fotogrammi, succedersi e succedersi. E' merito di Marco. Il mio oriente, la mia Sheerazad.
Il mio oriente, la mia Sheerazad.
La macchina si accende, e solo grazie al lavoro di una ragazza con un tatuaggio sopra un culo stratosferico, che alla mia cara bodhidarma sembra troppo grosso.
Se lo dice lei..

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