mercoledì 21 dicembre 2011

Come un'alba

L'alba è di un blu anomalo, un po' elettrico ma neanche tanto, cola sulla parete, entra dalla porta del terrazzo. Quest'alba blu dissipa i miei pensieri, dalle persiane entra improvvisamente un rivolo di luce bianca come fosse l'ambasciatore del giorno nascente. Sotto le coperte medito sul panino con marmellata di fragole che ho divorato in un'anelito di sopravvivenza. Dopo una notte insonne.
Prima odiavo le mie notti bianche. No, non le ho mai odiate. Ma da qualche tempo hanno un sapore, una fragranza diversa. Questa sa di Kerouac, di Beat ma d'accordo, è pure una mia fissazione. Ecco che blu era, blu Kerouac, blu anni '50 sulla strada, blu cielo che risveglia dolcemente su una spiaggia come se a far danzare quell'orchestra fosse un coreografo di Hollywood, accanto a te il fuoco spento della sera prima e sopra la padella con i fagioli in scatola consumati, e il mare e Dio sopra. Chi mi coglie la licenza poetica? Ecco il colore dell'alba, visto dalla mia tana oscura sotto le coperte. E pensare che mi sono addirittura alzato in questa notte folle; e non per pisciare, non solo cazzo! Anche per mangiare e trovarmi di fronte quel blu folle come la notte. Mi guardava insolente provocante come la mia amante, in un certo senso me la ricordava, le cose belle si somigliano tutte o forse è l'armonia che genera il loro passaggio nella nostra anima a essere analoga o forse addirittura c'è un'armonia cosmica, un'essenza comune alla bellezza. Non si spiega altrimenti la nostra predilezione per essa. La bellezza dev'essere felicità, perché l'uomo ricerca con eguale foga soltanto la felicità e la bellezza, saranno la stessa cosa, o forse la bellezza è una sottocategoria. Comunque io posso assaporarla, e gioisco della mia fortuna. In realtà io ne sono soltanto consapevole. Tutti potrebbero, invece ci riescono solo i barboni e qualche insonne che vede il colore dell'alba mentre tenta di rimorchiarlo. Non è così male.
Coricarsi, voler guardare un film ed esserne impediti da un cerchio che circola chiuso in se stesso, scaricarlo e attendere e scoprire nel frattempo che devi cercare più attentamente e che hai paura di macchiare la dignità della tua ragazza se ti lasci fare una pompa o una sana sega spagnola, beh amici esiste ancora chi la pensa così. Ma lo guariremo, certe discussioni aprono gli occhi, la solita storia della consapevolezza.
Se la caverna di Platone fosse stata una figa la filosofia sarebbe morta lì dentro.
E insomma, due ore a parlare di sesso e imparare perché a insegnare il sesso possono essere solo e soltanto le donne. E sono le 3 di notte, nessuna ombra di Morfeo che probabilmente ha trovato un foro segreto della larghezza nominale di 56 mm nella sua lira e ne sta scaltramente approfittando, e inizio quindi a guardare American beauty, gran bel film, è nella lista del Vate Zango quindi tanto male non dev'essere ed effettivamente due cose mi colpiscono, le splendide meravigliose tette di Jane (è incredibile quante tette simili a quelle della mia amata sto incontrando, e quanto ogni paio di tette metta in risalto l'unicità di quei primissimi istanti di vita dell'universo, i seni hanno sempre qualcosa di materno anche quando sono l'inizio di tutto) e poi se vogliamo anche il senso generale del film. Però c'ero già arrivato a tutte quelle cose, non mi hai detto nulla di nuovo Kevin Spacey.
L'uomo è un paradosso. Vive tra condanne e infinito. Percepisce ovunque l'infinito. Prendete la morte. Io non riesco a capire cosa di noi muore. Qualcosa muore, d'accordo, muore l'insieme, la nostra zoè, forse trapassa la psychè, e il bios? Lui continua beato a esistere, solo obbedisce alla regola aurea dell'universo per cui nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Non un solo atomo del nostro corpo andrà perduto. Il nostro corpo, la linea della nostra esistenza, parallela coincidente a quella della nostra vita (che tuttavia può essere assente) non subisce alcuna variazione quantitativa, solo strutturale e nemmeno nella sua quantistica, ma semplicemente a livello molecolare. Cibo, energia, altra vita, è assurdo trovare una coincidenza perfetta tra reincarnazione e monoteismo all'occidentale. Eppure è così. Qualunque sia il destino della nostra anima, della nostra zoè-psychè, la vita eterna noi la lasciamo nel corpo, idolo dell'apparenza funebre, colui al quale si consegnano ricordi felici turbandoli per sempre, insieme ai sogni di tanti uomini tristi. Quell'orribile ghigno che sora morte ci posa in volto diventa la nostra ultima, definitiva parola, e i nostri atomi ci provano a urlarci NO NON E' COSI' RIFLETTETE SUL SENSO PROFONDO DELLA MORTE E NON SU QUESTO CADAVERE SCHIFOSO!
Ma noi non ascoltiamo, ciò che vediamo è l'apparenza più illusoria della morte. Quella di un putrido orrendo cadavere ghignante.
Non capiamo che la morte legittima la nostra stessa vita, che senza essa non avrebbe senso. La vita è un'incognita compresa tra l'amore nel suo stato più alto di amor di sè e percezione dell'altro come limite al nostro ego, e la morte limite alla nostra esistenza. Il gioco del quadrilatero. La vita trova ragion d'essere nell'altro, nella persona che sarà capace di rappresentare la carezza-limite all'infinita possibilità di espansione del tuo ego, e allora due esseri che racchiudono l'infinito formeranno un finito perfetto, in loro rifletterà la Sacra Luce e non dovranno far altro che percepirsi per vivere. La morte è il limite della nostra esistenza, i carati del nostro ammasso informe di luce, quello che comunemente definiamo corpo. Provate a far saltare uno solo di questi elementi e vi smarrirete nel vostro stesso infinito. Chissà quante notti ancora ci vorranno prima che io riesca a collocare Dio in questo casino infinito.
La morte è un'opportunità.
Il mondo è dentro di noi.
Ecco perché la verità non può essere fissata, perché essa è divenire e nessuna fotocamera riuscirà a fissare il divenire. Non esiste il frammento, il fotogramma. Tutto è infinitamente divisibile fino al suo cerchio magico, alla sua stringa di luce.
L'universo è il circolo ermeneutico della luce.
Neanche il tempo di finire le mie elucubrazioni che suona la sveglia, e tutto diventa giocoso, mio fratello si sveglia e deve prepararsi per andare a scuola, io mangio una Kinder Delice e pane con marmellata di fragole, prima vedo la sensuale alba blu beat, poi torno a letto e sento il bisogno di scrivere.
A fare da sfondo a tutto questo, il mio limite, chiaro e definito.
A proposito, le ho scritto qualcosa, una poesia o non so bene. Ora la ricopio.

6:04 21/12/2011
A: Elena Berliner

Il silenzio è come un abito di bellezza che tu indossi
sembra di carta trasparente
è così tanta bellezza che dapprima cerco in tutti i modi
in tutte le carezze
di averla,
ma è come voler possedere l'oceano
e allora capisco che non posso possedere l'oceano
che devo nuotarci
galleggiare
lasciarmi trasportare dalle correnti.
La tua bellezza è un oceano,
è nudità
silenzio
che scivola come raggi di luna sul tuo viso,
un lenzuolo innocente,
e il tuo viso è l'anima della bellezza fatta carne per la nuova ed eterna alleanza, per salvare, per
salvarmi.
Tu
bellezza salvifica
che ho il terrore di violare
tu sei l'armonia con la bellezza del cosmo
simbolo e significato,
specchio
ed essenza.
Smetterò di scrivere di te quando Dio o chi per lui strapperà dalla terra e dall'universo intero le radici del mio amore per te
e se questo non basterà a renderti felice
non vorrò altro che donarti Dio stesso
disintegrarmi
e amarti perfettamente
quando la mia imperfezione non basterà più.
Sino ad allora, ego è tutto ciò che ho da offrirti.
Ma risplenderai di luce accecante
divina
d'amore puro
come l'eterna promessa dipinta nel tuo sguardo innocente.

Te lo prometto.

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