giovedì 21 aprile 2011

CI COPRIVAMO LE SPALLE

Oggi all'improvviso mi sono accorto che stavo correndo, e nonostante gli sforzi non riuscivo a ricordare lo sparo del "via".

Quel giorno accanto a me c'era Fabrizio. Era un momento di pausa e mi chiese come ero finito lì.
"Allora, Edoardo, parlami un po' di te..." mi disse.
Era il mio primo giorno, e io parlavo parlavo parlavo. Parlavo e chiedevo. Non capivo quasi niente ma volevo sapere tutto, di quell'agenzia. Fabrizio mi spiegava qualche piccola cosa, e a me pareva già un mondo.
E c'era anche un ragazzo, quella volta, che seduto mi dava le spalle, ma che dopo alcuni giorni finì a lavorare al mio fianco.
Insieme abbiamo scritto infinite pagine Word, anzi Open Office. Alcune le abbiamo scritte con sufficienza, altre impauriti. Le abbiamo scritte ridendo, scherzando, o trattenendo le lacrime dopo una giusta cazziata.
Che poi, anche se i primi giorni mi dava le spalle, se io chiamavo Enio c'era lo stesso. E si girava.

Il secondo giorno, quando arrivai, Fabrizio era già davanti al computer. Decidemmo che per penitenza gli avrei offerto il caffé. Dopo aver poggiato la tazzina, al bar, mi sorrise e mi disse "Ricordati di spegnerlo, il pc, quando vai a casa".
Anche quando Fabrizio se ne andò, il mio pc non rimase più acceso oltre l'orario di chiusura. Non lo dimenticavo quasi più, e quelle poche volte che succedeva ci pensava Enio. Io facevo lo stesso quando era lui a scordarsi.
Era così che funzionava.
Magari non riuscivamo a organizzare una cena fuori, ma ci coprivamo le spalle.

Mi è tornata di colpo in mente oggi, questa sensazione, durante un altro primo giorno. Stavo correndo e ad un tratto mi sono fermato. L'ho sentita ancora, per un attimo appena.
Come un colpo d'aria polare che ti arriva alle spalle nel deserto, portando l'odore di terre lontane.

0 commenti: