venerdì 6 agosto 2010

Un'idea di letteratura

"... Daremo fondo alla nostra epoca. Dopo di noi non più libri, almeno per una generazione. (...) Ci metteremo dentro quanto basta per dare agli scrittori di domani trame, drammi, poesie, miti, scienze. Il mondo si potrà nutrire del nostro libro per mille anni a venire. E' un'opera colossalmente pretenziosa. Solo a pensarci quasi ci annienta.
Per cento anni e più il mondo, il nostro mondo è stato in agonia. E non un uomo, in questi ultimi cento anni, è stato abbastanza pazzo per mettere una bomba nel buco del culo del creato e di farlo saltare per aria. Il mondo marcisce, muore poco a poco. Ma ci vuole il coup de grace, ci vuole, per farlo andare in pezzi. Nessuno di noi è intatto, eppure abbiamo in noi tutti i continenti e i mari che stanno tra i continenti e gli uccelli dell'aria. Noi dobbiamo sopprimerla, l'evoluzione di questo mondo che è morto ma che non è ancora stato sepolto. Noi nuotiamo alla superficie del tempo e ogni altra cosa è annegata, sta annegando, annegherà. Sarà un fatto enorme, il libro. Vi saranno oceani di spazio in cui muoversi, deambulare, cantare, ballare, arrampicarsi, nuotare, far salti mortali, gemere, violentare, assassinare. Una cattedrale, una cattedrale vera e propria, alla cui edificazione contribuiranno tutti quelli che han perduto la propria identità. Ci saranno messe per i poveri morti, preghiere, confessioni, inni, lamenti funebri e chiacchiere, una specie di criminale sventataggine; ci saranno rosoni e gronde scolpite e accoliti e altri a reggere il cordone del carro funebre. Si potrà entrare coi cavalli al galoppo per le navate. Si potrà battere la testa contro i muri: non cedono. Pregare nella lingua preferitaq, accovacciarsi sugli scalini e dormire. Durerà mille anni almeno questa cattedrale, e non ci saranno repliche perchè i costruttori saranno morti e la formula anche. Faremo stampare cartoline, organizzeremo giri turistici. Costruiremo una città intorno alla cattedrale, creeremo una libera comunità.
Non occorre il genio: il genio è morto. Ci occorrono mani forti, spiriti disposti a piantarla con i fantasmi e a mettere su carne..."

Henry Miller, "Tropico del Cancro", 1935

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