lunedì 21 giugno 2010

Se non è una ruota, la vita

Saranno più o meno quelli di un anno, i giorni passati dall'ultima volta.
Da quel momento per me cominciò un lungo cammino, all'inizio inconsapevole e in seguito comunque poco chiaro, che mi ha portato sin qui, sino ad oggi.
Oggi mi guardo indietro e lo vedo bene, il cammino. Come su una mappa, ne scorgo le più piccole deviazioni.
Quante ne vedo...
Una ogni volta che ho arrestato la marcia. E specie all'inizio mi fermavo praticamente ad ogni passo.

A un anno di distanza le mie giornate sono cambiate, ma i miei desideri sono rimasti gli stessi. E' strano, questo meccanismo di un qualcosa che cambia ma che resta anche uguale.
Quando sono arrivato, avevo troppe cose e troppi nomi da imparare. Volti da memorizzare, significati da capire. SEO, SEM, SERP, etc.
Ma col passare le cose si sono semplificate: ho imparato le sigle e le tecniche, e ho memorizzato nomi e volti appena in tempo per vedere alcuni di essi sparire. Nemmeno fosse una maledizione.
Io in un posto così non c'ero mai stato, e quelle cose non le avevo mai fatte. Ma seduto su quella sedia, a battere sui quei luridi tasti incrostati, c'ero sempre io. Un'altra volta qualcosa cambiava ma in qualche modo rimaneva uguale, come nell'esempio cartesiano dell'idea della cera.
E nell'arco di giorni sono sbocciati fiori, sono esplose risate, sono volate farfalle. Tasti consumati dal nulla hanno preso a battere parole poetiche, zucchero alla sambuca ha dato un gusto nuovo al caffè.
Lavoro macchiato di vita.

A un anno di distanza, c'è di nuovo una bottiglia di wuhrer nel frigo. Non la bevo. E' in ricordo di una grande occassione passata che per quest'anno non ci sarà. Eppure quei due ragazzi, così pieni di vita, in qualche modo non se ne sono mai andati. Sono ancora in quella stanza, bagnata  in questi giorni da quella luce così simile. Sono a ridere e a scherzare, sono a farsi la doccia e a bestemmiare il caldo. Sono a comprare dei colori in un negozio del centro, sono con le valigie appena scesi dall'aereo, lungo la strada verso casa.
Lui lotta come me e come tutti, come l'anno precedente, col coltello tra i denti. Lei come una rondine attraversa il mondo per portargli il sorriso. Quei due ragazzi mi sono nel cuore.

A un anno di distanza, i suoi occhi sono in parte diversi: hanno luci ed ombre che mi sono estranee. Ma lo sguardo è sempre lo stesso, e il sorriso è rimasto invariato. Mentre qualcosa cambia, qualcos'altro resta com'era.

Prendere una ruota e fissare un punto. Farle compiere un giro completo, finché il punto non torna nella sua posizione.
La ruota è sempre la stessa, ma ad ogni nuovo giro si porta dietro un nuovo pezzo di strada, di asfalto, di breccia, di vetro, di vita.
Ogni volta che ritorna, ha una nuova storia da raccontare. Una storia cui puoi anche non credere, un'avventura di cui forse non la credevi capace. Ogni volta che ritorna da te, in quel punto, la ruota ha una storia talmente estranea che credi sia una ruota diversa, ma in fondo è sempre la stessa.

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