mercoledì 10 febbraio 2010

TEMPO AL TEMPO

Un mio amico scrittore lo tematizza tantissimo, il TEMPO. Sicuramente lo fa perché è importante, perché ne ha paura. Non del tempo in generale magari, ma di quello più specifico che passa. Quello sì che è un problema.
Come dargli torto, a questo mio amico.

Corri corri, che se no arrivi tardi. Non tirare il fiato, che non fai in tempo. Se sei a corto di ossigeno riposati, ma dai per scontato che quel posto non sarà tuo.
Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi.


Tutto questo è vero. Vero per tutti noi adulti, oggi, in quasi tutto il mondo. Vero sempre di più anche per i bambini.
Sovraeccitati e ultrastressati ci affanniamo al raggiungimento di obiettivi che qualcun altro ci ha astutamente fatto credere nostri. Corriamo di più per guadagnare lo stesso, mentre loro corrono di meno e guadagnano di più, facendo correre noi. Non ci sarebbe motivo per fermarsi, se non fosse che un altro di noi potrebbe arrivare prima e soffiarci quel posticino, quell'isola di purgatorio che in questi tempi di disgrazia chiamiamo paradiso.
HOMO HOMINI LUPUS, questa è e sarà sempre la verità. Disposti a spaccarci il culo per poco o nulla, corriamo a destra e a manca con una tale velocità che perdiamo di vista tutto. Ma in molti non ce ne accorgiamo, perché quel tutto sembra niente e perché in fondo, se gli altri continuano a correre e nessuno si ferma a fare due chiacchiere con noi, quel tutto vale davvero quasi niente.
Lavoriamo e ci stanchiamo, viviamo e ci stanchiamo. Ci stanchiamo e ci ammaliamo. Guariamo solo per stancarci e ammalarci di nuovo, convinti che domani, quel domani, tutto sarà ripagato da una pensione.
Parole magiche. Come vivere per forza l'inferno per poi avere il paradiso dopo la morte. Non sta scritto da nessuna parte. Non sta scritto forse nemmeno sulla Bibbia (che è tutto dire). Cerchiamo di vivercelo per prima cosa qui in terra, tra di noi, il nostro cavolo di paradiso. Poi, quando sarà il momento, si vedrà.
Nel frattempo però è inutile correre per farlo arrivare prima, questo ultimo momento. Perché ogni volta che andiamo ad una velocità diversa dalla nostra, convinti di rubare tempo alla morte, stiamo solo togliendolo a noi stessi.


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