domenica 2 marzo 2008

La follia di Nietzsche




L’altro giorno stavo pensando a Nietzsche. Lo so che sembra strano pensare ad un filosofo dal cognome impossibile e dall’opera oscura così, dal niente, ma se avete letto fin qui, sapete già che al Morgana non circola gente tanto normale.
Comunque sia, pensavo al buon N. Mi è venuto in mente quell’episodio che raccontano sempre tutte le sue biografie, e lo fanno sempre quasi con un sorrisetto indulgente tra le righe. A 45 anni suonati, Nietzsche si trovava a Torino, per la precisione in una carrozza che lo portava da qualche parte a qualche altra parte. Per i filosofi questo avrà avuto un certo significato, si capisce. Per i vetturini, un po’ meno. Per il cavallo, meno ancora. Proprio il cavallo sembrava capirci meno di tutti, e non voleva andare quel giorno. Il vetturino allora ha cominciato a frustarlo, e a farlo ancora, finchè non è comparso il sangue. Allora il buon N. è tornato dai suoi pensieri filosofici, è sceso dalla carrozza e, piangendo, si è messo ad abbracciare il cavallo.
Tutti parlano di quest’episodio come dell’inizio della follia che ha poi portato Nietzsche alla tomba (anche se molti sussurrano che sia stata la sifilide a portarsi via il buon N., così poco pratico delle donne e così tanto amante dell’ironia e del paradosso). Io mi chiedo –follia, perché? Cosa c’era di così PAZZO in quello che ha fatto Federico? La gente l’ha chiamato matto, ma perché? Perché ha visto qualcuno debole, indifeso, trattato in quel modo, e si è sentito prendere di pena?
Il gesto potrà essere stato di quelli plateali, ma cosa c’è di SBAGLIATO in quello che lo ha spinto a farlo?
Il pazzo, nell’immaginario comune, quando non è qualcuno da prendere in giro, è sempre una figur pericolosa. Non è nemmeno una persona, come se fosse posseduto. Eppure Nietzsche non stava facendo male a nessuno. Tanta gente getta merda su merda su questa umanità ottusa, con la sola maschera del ruolo della divisa della missione del bene comune, e diventano eroi, ce li ritroviamo nei ritratti invecchiati, nei libri di storia, nei telegiornali col loro sorrisino malato, gli occhi spiritati, la testa che ronza atrocità oscure. E il pazzo era Nietzsche.
Come lui, tanti, naturalmente. Bastava che facessero qualcosa di diverso, che rompessero le righe, che non stessero in completo silenzio in metropolitana, che si vestissero in maniera stravagante alla cena del venerdì, per ritrovarsi bollati. A volte la stessa pazzia poteva essere vista come buona o cattiva, dipendeva dai punti di vista, o dal momento, o da chi decideva cosa. Van Gogh in vita era qualcuno da chiudere in un manicomio grigio e buttare via la chiave, ma dopo morto sappiamo che quella pazzia aiutava il suo estro creativo. Hitler era geniale finchè aveva sotto il suo piede mezzo mondo, mentre adesso a malapena è visto come un mentecatto che si scopava il cane lupo e faceva delle cose a 3 con Benito.
Basta chiederlo a Loro. Loro sanno tutto. Kurt Cobain era depresso. Bukowski era alcolizzato. Jim Morrison c’aveva gli indiani dentro. Baudelaire, solo troppo assenzio. Kerouac vedeva Buddah dappertutto. Kafka era un minorato mentale.
Parole, definizioni. Senza essere mai entrati in una clinica, senza aver mai visto un manuale, senza aver mai guardato da un vetro, Loro sanno tutto. Lo sanno, lo dicono alla gente, la gente ci crede.
Finisce così che semplicemente chi è diverso dal suo tempo, è pazzo. Genio o idiota, basta un gesto in più, una parola di troppo, e da lì non si scappa. Un tot di tristezza è accettata, ma non troppa. Troppa tristezza è antisociale. Togli quella musica deprimente. Tirati su. Sorridi, cazzo.
Ma non troppo.
Passeggiando, infatti, ho notato un’altra cosa. se vedi per strada qualcuno che piange, non ti sconvolgi più. Ormai ne vediamo così tanti nei tg, nei reality (che ormai sono la stessa cosa), da Maria DeFilippi, dappertutto, sui giornali, mercificati e venduti e ci vediamo dopo la pubblicità!, che ormai non ci badiamo più. Un povero barbone, una povera vecchia. Ci dispiace, ma con la coda del cervello. A questo mondo le cose brutte, si sa, capitano. Oggi a te, domani a me, magari. Così tiriamo dritto. Al massimo il tizio avrà avuto una brutta giornata.
Ma ridere? Quella è un’altra faccenda. Ridere è ASSOLUTAMENTE VIETATO. Non si può. Ridi da solo? Sei pazzo. Completamente, irrimediabilmente pazzo. Al massimo puoi sorridere, come se stai ricordando qualcosa di buffo, ma non per troppo tempo, però –bada bene che Loro stanno cronometrando. Non si vede mai nessuno ridere per strada. Uno che piange da solo, va ancora bene. è ben accetto. Lo compatisci. Uno che ride per strada da solo è pazzo. Non si scappa.
Non è contemplato che qualcuno sia felice a tal punto, o di buon umore, o qualsiasi motivo. O fai la loro stessa faccia, o sei matto da rinchiudere.
Provate. Provate a ridere in mezzo alla strada. Vi sentirete gli occhi addosso, e tutti diranno la stessa cosa –sei un/a fottuto/a di testa.
Occhio quindi a quello che fate. Loro vi osservano, vi giudicano, e sanno tutto. Non avete bisogno di psicologi, psichiatri, dottori, infermieri, portantini. Loro bastano e avanzano.
Attenti.
E la prossima volta che vedete un cavallo battuto a sangue per strada, lasciatelo lì e tirate dritto. Potete magari farvi scendere una lacrimuccia, ma una che sia una, mi raccomando. Non vorrete certo passare per pazzi, no?


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