martedì 19 febbraio 2008

Tropfest 08





Lasciando da parte la nostra Italietta, o anzi forse per rispondere ad essa, l’altro giorno mi sono ricordato –semmai ce ne fosse stato bisogno- quanto amo questa Città, questo Paese, questo Popolo. l’occasione era il Tropfest, il festival dei corti più grande al mondo (e scusate il gioco di parole…). non una cosa che ti schianta il cuore come il Capodanno all’Harbour Bridge (di cui un giorno scriverò, magari a Pasqua), ma lo stesso faceva un bell’effetto.
L’idea era semplice –un parco, film da vedere, ingresso gratuito. Ma la semplicità è anche la bellezza di questo popolo che ancora non si vanta di essere furbo come il nostro. E così 20mila persone o giù di lì si sono ritrovate al parco ore prima, con le loro coperte, i cestini pieni di roba da mangiare e –ovviamente, trattandosi del folle mondo di Oz- quantità di alcol da ammazzare un bue. Il tutto avveniva in una calma e rilassatezza totali. Nessuno dava fastidio al tizio della coperta vicino –anzi, spesso si cominciava a parlare. Le birre si stappavano e la sera scendeva con calma. Qualcuno aveva il cuscino, magari per vedere meglio i film dopo, magari soltanto per dormire & smaltire. Il primo buio, le prime canne. Famiglie e ragazzi uno vicino agli altri. Nessun bambino a rompere i coglioni. Prosciutti interi che venivano fatti fuori, salsine di avocado e tzaziki, panini con dentro quintali di carne –e ancora casse e casse di VB, di Carlton, di Toohey. Gruppi di sole ragazze con nella sacca qualche cookies, una bottiglia di bianco già aperta e un Cosmopolitan. Persone che si cercano nella folla, e miracolosamente si ritrovano.
Io ho aperto la mia bottiglia di vino con la mia Morgana, e insieme abbiamo guardato la sera inlirasi pian piano nel cielo sopra gli schermi, con gli ultimi pipistrelli che volevano confusi e il rosso che si mescolava alle nuvole. Metallari, ragazzini sbronzi e bellissime ragazze passavano davanti a noi. Le luci dei grattacieli si accendevano mostrando poco a poco la bellezza dello skyline di Sydney. Persino la Tower, che non è bellissima a vedere, aveva un suo perché, lì in mezzo.
Non ero particolarmente interessato ai film, e sapevo anche che presto avrebbe piovuto, ma non m’importava. Mi bastava guardarmi intorno, tutte quelle facce quelle mani quelle bottiglie quei sorrisi, per sentirmi nel posto giusto. Ho sollevato anch’io la mia bottiglia, ho buttato giù un sorso. Era tutto li'.

0 commenti: