martedì 11 marzo 2008

I vostri 15 minuti per tutta la vita

Poche cose mi fanno paura come le foto sui giornali scandalistici. Guardo quelle facce vuote, coperte dal trucco, quegli occhi aridi, e mi chiedo: cosa vuol dire essere famosi?
E’ il principio della ripetitività, come sempre: ti fanno vedere una faccia più e più e più volte finchè ti resta in testa, senza una ragione precisa. La gente li riconosce, ma non sa dire perché. Alcuni sono famosi perché sono delle gran fiche, o perché sono stati dentro la casa del Grande Fratello, o perché hanno fatto un pompino a un presidente sotto il tavolo –e nemmeno bene, visto che i vestiti ci sono andati di mezzo.
Questo è, essere famosi. Vedere qualcosa più volte. C’è una chiazza di vomito sotto casa mia, lasciata dagli ubriachi del fine settimana. la vedo ogni mattina e ogni sera. Anche la chiazza di vomito è dunque famosa?
Se funziona così, allora, possono esserlo davvero tutti, famosi. Che poi lo si diventi o meno, è poco importa. io credo che sia importante crederci. Non illudersi, quello già lo si fa per tutto il resto. Sognare, forse è la parola giusta. Anzi, concedersi il LUSSO di sognare. Sentirsi una rockstar, un’artista, quello che cazzo volete, e vivere come tali. Pensate che già, molto probabilmente, alcuni –pochi, ma non importa- vi vedono già così. Senza arrivare alle frasette da diario, dico in tutta tranquillità che sono più interessato a quello che succede ad alcune persone che conosco rispetto ai matrimoni e i tradimenti delle facce che vedo sui giornali. E se succedesse qualcosa mai a queste persone, di tutti quei sorrisi coi denti bianchi e delle tette al silicone e quelle canzoni e quei film, non me ne fregherebbero un cazzo.
E così, vivete il vostro sogno. Siate la vostra cazzo di rockstar. Cazzo se ne frega se non lo diventerete mai. Non è importante. Non è importante nemmeno che sappiate cantare sotto la doccia. Trasformate la vostra inutile domenica in un doposbronza-dopoconcerto, con passi lenti e decisi, e quella sigaretta accesa con luminosa indifferenza. Infilate quegli occhiali da sole come se foste dio. Vedetevi in grande, sentitevi in grande. Non fatevi trascinare dallo squallore, dal becerume, dalle facce spente intorno.
La mattina, andando al lavoro, sul bus leggo Camus, Dostoevskij e Buzzati. Quando faccio la parte a piedi ascolto Mozart e Ludovico Van e Fabrizio e gli Who. So che quando arriverò lì e scatterà il tassametro sul mio culo passerò 8 ore tra inglesi beoni che scorreggiano ruttano e parlano di culi e tette. Quelle 8 ore se le prendono loro. Tutto il resto, però, è ancora mio. Finchè non varco quella soglia allora vivo in tutti i mondi in cui ancora non sono stato, viaggio e penso e a volte ne ho abbastanza a volte penso che ne voglio ancora e ancora e ancora.
Dio è morto, Marx è morto, e anche Jim e gli altri con lui –ma voi no, cazzo. Siate gli artisti che non diventerete mai. Immergete la testa in pensieri meravigliosi e completamente assurdi. Anche se non creerete niente, se il vostro nome non sarà sul giornale di domani, voi andate per la vostra strada. Mentre la musica vi gira nelle vene e vi dimenticate anche di scendere alla vostra fermata, sorridete e godetevela. Non c’era solo Jim e gli altri con lui. Con le facce che girano, non avrete nemmeno troppe difficoltà a immedesimarvi nella parte. Il pubblico è già lì. ricordate sempre le due grandi massime:
a) la gente è stupida;
b) voi fate parte della gente.
Buon concerto. Che il rock sia con voi, ora e sempre.

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