martedì 25 marzo 2008

A un amico del Morgana

Tra le pasquette, l'odore di bruciato e le birre che vanno giu' come le pioggie dell'autunno australiano, un pensiero passa per i corridoi polverosi e le stanze ammuffite di questo albergo a ore, dove a volte si fa tanto casino per niente, e a volte non si trovano troppo le parole. In ogni caso si aspetta sempre il sole.
Domani sara' una delle giornate piu' lunghe per uno degli abitanti del Morgana, di quelli che anche se parlava poco, sapevamo che ci seguiva sempre nelle nostre chiacchiere sbronze, serie e semiserie. Una di quelle giornate che sembra non finire piu'. Una di quelle giornate che ti cambiano il panorama da un momento all'altro. Una di quelle giornate col fiato sospeso.
Non siamo tipi troppo seri, noi del Morgana, ma per domani anche noi ce ne staremo buoni a far passare i secondi, a sentirceli scivolare addosso, con tutta la birra accumulata in cantina per il dopo, per quando torneremo a cantare e a farci fare l'amore l'amore dalle infermiere. Domani ci guarderemo senza dire niente, e saremo li', Salvatore, aspettando il sole, come sempre.
Tu, non fare cazzate.
A dopodomani...

1 commenti:

AA ha detto...

Riesco finalmente a rispondere.
Caro amico del Morgana. La battaglia è finita. L'ascia del nemico mi ha colpito lasciandomi un segno di guerra dietro la testa. E' un solco di pelle. E' un grazia sgraziata ricevuta, ed accolta. Quello che avevo, è tornato. Non ho chiesto altro se non quel solco di pelle, che al tatto me lo ricorda.
E se adesso sbando al cammino, è perché dentro sbando meno. E quando un amplesso mi coglie, i coglioni non sono soli a trattenere ciò che si espande.