giovedì 16 aprile 2015

"Io sono il Libanese", Giancarlo De Cataldo

Il “Re di Picche” doveva essere ancora aperto. Con un po’ di fortuna, poteva sedersi al tavolo giusto. Avrebbe moltiplicato il capitale. La vita ricominciava.
Perché la vita è o tutto o niente, Libano.


In un periodo storico dove, se non segui almeno dieci serie tv contemporaneamente, non sei nessuno (e più sono sconosciute, più fa figo), io ancora resto con un piede dentro ed uno fuori. Non per snobismo, anzi: ma mi manca la pazienza, il tempo, e di nuovo la pazienza. Molte serie cominciano bene e si perdono per strada, altre si trascinano inutilmente per anni e anni prima di un finale che ti istiga a lanciare la tv dalla finestra (ed io, come tanti altri della mia generazione, sono stato ferito abbastanza da Dawson’s creek). Guardo a chi segue con passione e dedizione queste serie con un misto di rispetto e timore (per chi invece segue The walking dead, solo tanta umana pietà).
Tutto questo per dire una cosa che non mi stancherò mai di ripetere, e cioè che “Romanzo criminale” è, ad oggi, la serie italiana più bella che si possa trovare in circolazione. Cast, tempi, qualità video, dialoghi, colpi di scena: non hanno sbagliato un colpo. Una serie così bella da non sembrare nemmeno italiana, e infatti qualcuno ha sollevato dei dubbi sull’”americanizzazione” del prodotto finale. Se le ispirazioni sono venute da oltreoceano, la storia è però italiana fino al midollo, fatta di carne e sangue, e di alcuni tra gli anni più oscuri che questa simpatica Penisola abbia mai conosciuto.
Sull’onda dell’entusiasmo per aver finito di rivedere la serie per la terza o quarta volta (sì, proprio io, quello che lascia film in sospeso per decenni prima di finirli!), ho deciso di acquistare questo “Io sono il Libanese” di Giancarlo De Cataldo (Einaudi). De Cataldo, autore appunto del “Romanzo criminale” da cui sono stati tratti film e serie tv, qui sforna un prequel della storia che conosciamo, e cioè quando il Libanese non era ancora il Libanese.
Il libro si presenta come preambolo alla storia più conosciuta, e risente molto, forse troppo, di questa influenza. D’altronde la storia è stata concepita dopo l’enorme successo di film e serie tv, e personaggi come il Libanese e Freddo sono entrati a far parte dell’immaginario comune.
Io stesso, lo ammetto, mi sono accostato a “Io sono il Libanese” con l’approccio del fan che conosce la storia a memoria e vuole vedere i suoi personaggi preferiti di nuovo in azione.
Il risultato, purtroppo, non è stato quello sperato. De Cataldo dà vita ad un libro veloce, leggero, breve (forse davvero troppo breve, si legge in una mattina), che sembra fare più merchandising che analisi dei personaggi che abbiamo conosciuto tramite il suo più celebre lavoro.
La storia comincia con il Libanese in carcere, che passa il tempo in cella a fantasticare su un futuro criminale da “re di Roma”, cercando di capire quali passi fare per sfondare e smettere di essere un ragazzo di strada come tanti altri. Nel libro, oltre a personaggi noti della serie come Dandi, Scrocchiazeppi e Bufalo (oltre al primo, breve incontro col Freddo), troviamo Giada, una ragazza con la quale Libano inizia una storia tormentata e, alla lunga, stereotipata e poco credibile. La prosa di De Cataldo è asciutta, ma non convince e dà l’idea di un prodotto furbo, creato sull’onda dell’entusiasmo per i precedenti.
Intendiamoci: è bello ritrovare quei personaggi, vedere cosa facevano prima che la Banda iniziasse, ma dall’altra parte il libro non aggiunge niente. La stessa azione langue per le poche pagine del libro, e sembra essere in quieta attesa del finale, che si ricollega, poi, all’inizio di “Romanzo”.
Ho un debito di gratitudine per De Cataldo, per aver dato vita, in “Romanzo”, ad una storia bella, credibile, con personaggi sì legati alla cronaca, ma anche drammatici ed universali.
Dopo aver voltato l’ultima pagina di questo “Io sono il Libanese”, però, vi verrà da chiedervi se era davvero necessario questo prequel.
E la risposta mi sa che già la sapete.


Consigliato a:
i fan sfegatati di Romanzo Criminale.

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