mercoledì 5 settembre 2012

Morogoro, Tanzania

Morogoro è come un nuovo punto di partenza. Il primo è stato Dar, il secondo Zanzibar Town, ma qui sembra di essere entrati nella dimensione più selvaggia del Paese. La città si estende lunga una strada principale come ogni villaggio del posto. Dopo lungo percorrere nel fitto verde del territorio incontaminato, si apre uno spazio multicolore di banchi sulla strada. Da Morogoro si inizia il cammino verso il safari nel Mikumi Park. Dopo quattro ore di lungo viaggio in jeep, a tratti interrotto dai posti di blocco della polizia, arrivati a Morogoro, l'atmosfera cambia insieme al paesaggio. La lussureggiante vegetazione, ornata da palme e baobab, lascia il posto a una distesa secca di erba alta: la savana.
Morogoro è punto di partenza due volte; anche, infatti, quando siamo costretti a lasciare il Mikumi Park.
Lasciamo alle nostre spalle mandrie di bufali e gnu, famiglie di elefanti e antilopi, zebre e giraffe, ma soprattutto la soddisfazione di aver avvistato tre leoni nei soli due giorni che ci hanno preceduto.
Lasciamo il tepore del fuoco acceso davanti alla nostra tenda e il chiarore della luna piena nella notte, dopo ore al crepuscolo del sole in cui le ricerche del leone sono state vissute con la speranza di poterlo scorgere ancora. Maestoso, ai piedi di un albero, sotto una luce sempre più calda. Sempre più bella.
E, infine, lentamente poterci avvicinarvi.
Ripassiamo dunque per Morogoro e la gente ci fa le foto. I turisti qui non sono all'ordine del giorno. Il viaggio verso Dar diventa un lento ritorno al presente. Un ritorno alla dimensione metropolitana. La lentezza scandita dalle corse goffe delle giraffe, rallentate dal peso del loro collo, scema anche nella mia testa.
Torna l'odore di umanità alla vista delle donne intente a vendere pomodori sul ciglio della strada.
Rashid ferma la jeep per comprarne un sacco.
Loro sono pittoresche nel loro tripudio di colori e i loro pomodori sono il preambolo di un nuovo mondo, fatto di frutta e terre coltivate. Di villaggi costruiti con terra rossa e arbusti di baobab. Di piccoli, poveri centri di civiltà che dai confini della savana si estendono qua e là, fino al mare.

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