voglio farti sedere
versartene uno
e cominciare a leggere
a voce alta
e voglio farti capire
che le mie non sono poesie di
carta
ma vivono e respirano
usano mezzi pubblici
stappano birre
evitano di rispondere al
telefono
hanno tic e sogni
e cantano sottovoce
quando nessuno le
ascolta
le mie poesie hanno
barba lunga e jeans sdruciti
girano con occhi assonnati
e dicono troppe cose tutte insieme
fanno l’amore
hanno malditesta e manie
e quell’ombra di salvezza
in mezzo alle loro urla da
pazzo
alle due del
mattino
le mie poesie nascono in
qualche modo
e qualche volta non muoiono
ma restano li’, dietro il vetro
a vedere la pioggia cadere
il sole creare nuove forme
e tenere a bada
un intero mondo di parole
ancora tutto
da
dire.
Marco Zangari © 2012
domenica 9 settembre 2012
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