La prima sega mi sorprese in una strana fase della mia vita. O meglio: la prima sega dall'operazione, e la strana fase mi apparve improvvisamente in tutta la sua stranezza. Come tutte le strane fasi della vita, era semplicemente una transizione da un'assodata routine a un'altra che si stava affermando, senza più i racconti di Bukowski (questo non durerà a lungo), senza le 5 di mattina (solo le 2...), senza il sesso estenuante, senza le serate con lei (e queste si mi mancavano, e pazienza il sesso estenuante)... Una nuova routine, ovattata, scandita dal telefilm alle 15, il dolore lancinante della fisioterapia alle 17, l'eredità alle 19, il tg su la7 alle 20, e la sera finalmente un po' d'improvvisazione. TV o computer. Detto così fa un po' schifo, in realtà non è che mi dispiacesse molto. Era semplicemente strano. E fu altrettanto strano, almeno per me, che a farmi scrivere non fu l'assurda scopata-lampo da zoppo del sabato precedente ma la prima, squallida, tsunamica sega dopo l'operazione. Una sega triste, sgomenta, senza senso. Non avevo scritto un cazzo dell'ospedale, per quanto qualcosina da scrivere ci fosse. Non ce la facevo, non avevo volontà sufficiente, ero stanco. E anche tornato a casa non cambiò molto. Qualcosa nella mia testa era inceppato, e tutto andava avanti per inerzia. Dell'ospedale ormai ho dimenticato molto, e non mi va proprio di scrivere. Bah, non me ne frega un cazzo di niente, giusto buttar giù qualcosa. Questo post è lo specchio della mia anima in questo momento: un vuoto desolante.
Ma c'è l'amore, e allora si può accettare anche questo.
Tornerò, forse.
venerdì 23 marzo 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
Permettimi, Fioralba, ma penso che ogni vuoto e' un vuoto a se', con una sua dignita' di vuoto ed un suo senso di vuoto temporalmente e spazialmente definiti.... non credo ci sia un piu' o un meno... l'amore e' intermittenza anche quando il dolore diventa una costante... allora una serie di giornate uguali annichilisce allo stesso modo della fine di un amore.... il senso lo diamo noi in ogni momento, non gli altri... e questo ci permette di capire che senso abbiamo anche noi come persone, e quanto sia insensato il male che in un modo o nell'altro ci facciamo....
Ho capito cosa intendi Fioralba, ma anche tu devi ascoltare ciò che dice Marco: è sempre difficile tirarsi fuori da certe cose, ma tutto parte da noi e finisce in noi dopo un giro completo nella nostra proiezione di realtà...
Posta un commento