sabato 31 marzo 2012

Ospedali

La notte non vuol saperne di passare. Il drenaggio è ancora lì, un vampiro attaccato al mio ginocchio, tira fuori passione mentre galleggio su un letto duro e maledetto. Non c'è una cazzo di posizione comoda, non tollero più di stare in questo buco di merda. Accanto a me il vecchio scorreggione, con il suo orribile carico di depressione e l'alito che puzza di morte, solo due denti e un viso che sembra scalpellato da un artista che ha visto l'orrore dormirgli di fronte una notte intera. Questo capolavoro devo ammirarlo io, un'altra notte, l'ennesima in questo stramaledetto ospedale. Non c'è verso, non riesco a sopportare in alcun modo la situazione. Un buio leggero, l'estenuante lotta contro il materasso e l'insonnia, la morte alla mia destra e il vuoto che scorre nelle mie vene come se i miei passi fossero risucchiati dallo stramaledetto drenaggio. Girandomi verso il mobile di plastica accanto al letto scorgo la mia ancora di salvezza: il lettore mp3, il suo. Ci provo. La prima traccia è tratta dal barbiere di Siviglia di Rossini e non riesco a crederci, crescendo crescendo CRESCENDO! Gioia vivacità gioia cantare! Cos'è questa luce così viva in uno scenario così tetro con il suo insopportabile arancione e quel relitto dilaniato dal tempo accanto? La luce dei crescendo si getta folle sulla notte e per sei minuti sto bene, bene! E poi A forest, i Cure. Mi colpisce il ritmo, mi colpisce il basso e le emozioni che evocano le ombre di un tramonto ormai completo, volgo lo sguardo alla finestra e vedo le luci del paese sulla collina tremolare come fiammelle di candele dipinte, la notte finalmente mi sembra più dolce, M. è madre e amante e salvezza tra le lacrime che accompagnano Lullaby, e stavolta sono lacrime di vita, ho avuto lacrime di desolazione e avrò lacrime di disperazione ma stanotte no, stanotte sono riuscito a riaggrapparmi alla vita, a non sprecare tutto, stanotte ce l'ho fatta, stanotte ho ritrovato frammenti del mio ego futuro sparsi tra le note sconosciute dei Cure, il futuro o qualunque cosa sia. Qualcosa cambierà; non è ancora il momento, non cambierà nulla ma cambia tutto di secondo in secondo e l'io privazione è un desiderio superbo, stanotte è passata e senza accorgermene sono le sei, passa l'infermiera del turno di mattina a controllare, il maledettissimo vecchio ha smontato il catetere e ha lanciato piscio ovunque ma a me non frega un cazzo, e poi ancora il cielo diventa azzurro, un azzurro pesante e totale, la collina è azzurra, i tetti sono azzurri, ogni cosa è azzurra ed è uno spettacolo particolare e tutto resta azzurro ancora a lungo e anch'io sono azzurro i miei pensieri azzurri Cristo bastardo è azzurro e anche quel fottuto arancione è azzurro nonostante sia stato progettato per urtare i degenti 24 ore al giorno con il suo essere azzurro, penso alle cosce di Paola e alle cosce di sua nipote, oh due splendide cosce, le uniche note positive della convivenza con lo stramaledetto vecchio e penso che vorrei solo l'abbraccio di M. e penso che mi manca persino la mia famiglia in un impeto di ingenuità e fanculo a tutte quelle cazzate. Che posto terribile. Ma sono le 7 e mi viene somministrata la medicina, e ormai niente più musica, solo i raggi del sole che annunciano il lento incedere di un'altra pesantissima giornata di inutilità. L'ultima, giusto in tempo.

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