domenica 21 novembre 2010

...sì è sabato sera. E allora?

Non immaginerai mai da dove ti sto scrivendo.
...
Niente, eh? No, macché treno per Milano, macché Iphone. Sono a casa, in bagno. Nella vasca da bagno, per l'esattezza. Sì, proprio così. Me ne sto immerso fino al collo nell'acqua semi-bollente (Dio solo sa come ho fatto ad entrarci) e ti sto scrivendo. Sì, lo so che è sabato sera. E allora?

Preferisco starmene qui, tutto nudo allungato in un liquido che mi ustiona il 90 per cento del corpo e mi fa sudare a dismisura quel poco che avanza, la faccia.
Però mi sono attrezzato, ho il notebook a portata di mano. Per adesso va a batteria ma forse tra un po' dovrò attaccare il cavo della corrente.
Sto scrivendo, niente di più. Dopo leggerò un racconto che mi è arrivato via email e forse dopo ancora mi sparerò...un film. Naaa, cosa andavi pensando! Ok, concordo sul fatto che la descrizione della mia situazione possa far pensare alla scena di un imminente suicidio, ma ti assicuro che non ne ho la minima intenzione. Non sono in vena di gesti estremi, ho imparato a farne a meno. Certo a meno che non ritieni rischioso, secondo la tua valutazione, che io mangi un po' di cavolo cappuccio ben condito mentre faccio il bagno e scrivo. Sì, me ne sto nudo nella vasca con il pc davanti e una scodella d'acciaio con del cavolo cappuccio al mio fianco. Qualcosa in contrario? Convengo con te che non si tratti di un bello spettacolo, e che non sia tutta colpa del cavolo cappuccio, ma tant'è.
Stasera non ci sono per nessuno se non per te. E ho il cellulare e il cordless a portata di mano, ci fosse un'emergenza.
Perché solo il cavolo cappuccio? Perché ne avevo voglia, principalmente. Al discount è stato amore a prima vista, anche se in realtà ci sono andato per prendere due birre. Le birre sono un altro motivo per cui sto qui solo col cavolo. Le ho tracannate a casa di un amico guardando una partita di calcio, e per mandare giùla birra ho mangiato un chilo di patatine e una roba come dieci noci. Un paio di noci le ho rotte schiacciandole tra loro nella mano, come faceva mio nonno quando ero piccolo. Quando sono rientrato a casa mi sentivo ancora in gola una presenza mista di patatine e noci, quindi ho lavato e tagliuzzato un quarto di cavolo cappuccio. L'ho condito con un po' di peperoncino in polvere, e poi aggiunto aceto, olio e un pizzico di sale. Devo dirti che è davvero una bontà. A proposito, hai mai pensato all'enorme stronzata di mangiare verdure cotte perché "la verdura fa bene", ma poi quando la cuoci distruggi tutto il suo apporto vitaminico? A me certe cose mi lasciano senza parole. Un po' come quelli che fanno la comunione e poi augurano la morte al primo che taglia loro la strada usciti da messa. In un panorama come questo, l'immagine di me nella vasca da bagno a scrivere e mangiare un'insalata ben condita di sabato sera non è poi così allarmante, non trovi?

Ti chiedi se non avevo niente di meglio da fare? Non lo so, e onestamente non è che me ne frega granché. I telefoni sono davanti ai miei occhi, per le emergenze. Se non ci sono emergenze, adesso sto bene così. Ora te la faccio io, una domanda. Hai mai pensato a quanto è fantastico prendersi del tempo per sé?
Non voglio dire che uscire, andare a bere e a ballare, incontrare amici o farsi una scopata non possano essere considerati modi eccellenti per impiegare il tempo, anzi, beato/a te se stai facendo una di queste cose che desideri. Il punto è che io, che agisco sempre un po' affidandomi all'improvvisazione, ho scoperto per caso che questa era la migliore serata possibile. Il resto, se mi va, lo farò un'altra volta. Forse persino domani.
E poi di persone che vorrei vedere ce ne sono. Ma alcune forse non vogliono vedere me, altre non possono. Un amico sta vedendo Harry Potter al cinema, un altro è in Sicilia e dalla vasca mi resta un po' fuori mano. Un'amica non è ancora tornata dall'Argentina, mentre un'altra è oltremanica. Altri sono qui, qualcuno ha forse persino suonato il citofono, ma io sto troppo bene qui al buio. Sto così bene che a tratti posso chiudere gli occhi e immaginare di essere ovunque. Argentina, Sicilia, Inghilterra...

Perché scrivo? Che tu ci creda o no, sappi che a volte sento l'esigenza di scrivere. Hai visto che parolone? Esigenza. Per alcuni è il sesso, o vedere la Roma, per altri è il cibo o la droga. Per alcuni è leggere, o navigare senza meta. La mia invece è quella di scrivere. Sappi però che questo non fa di me nulla. Non fa di me uno scrittore né tantomeno un bravo scrittore. Di me fa solo uno che ogni tanto, mentre vive la sua vita normale, comincia a infastidirsi se non è riuscito a scrivere qualcosa.
Magari quel giorno ti svegli con la luna storta e credi di aver dormito male, di aver avuto un incubo o di aver mangiato pesante la sera prima. Te la prendi col cane, se ce l'hai, e fai un po' l'antipatico con l'amico e la ragazza. E invece tutto questo non c'entra niente. A un tratto butti giù qualcosa, anche solo due righe, e stai un po' meglio.
Chi me lo fa fare, mi dirai tu, e la risposta è che non-lo-so. È così e basta. E non è che ho una scadenza, un vero e proprio programma da portare avanti. Nessuno mi ha chiesto di farlo e non ho commissioni. Le uniche cose che mi vengono chieste, in termini di scrittura, sono le dediche dei regali di natale. Ma lì vado forte davvero. Niente male, eh?

Sai qual è la cosa difficile nella mia attuale situazione, qui nella vasca? Io non ci avrei mai pensato. È muovermi. Proprio così. Fatti i conti col sudore e coi rumori della strada, il difficile è muovermi. Intendo senza fare danni, naturalmente. La scodella col cavolo è sul piano della tazza, alla mia destra. Il blocco di appunti si regge per miracolo alle mie spalle, in bilico sul lato corto della vasca. Il notebook, che nel frattempo si è ciucciato metà batteria, invece è poggiato su una tavola di legno che è poggiata sul bordo lungo. Un vero casino. Prima a momenti facevo un patatrac per prendere un paio di forchettate di insalata. Il segreto è fare movimenti lenti. Il minimo errore comporterebbe un danno che andrebbe dalla caduta del cavolo a terra, con conseguente lavoro di pulizia con straccio & co., al tuffo del notebook nella vasca con me. Romantico, forse, ma decisamente non auspicabile. Pensa, in un attimo quello che ti sto scrivendo sparirebbe, insieme alle altre centinaia di cose già scritte che stanno ad ammuffire (informaticamente parlando) nel disco fisso. E se cadesse dopo aver attaccato la corrente per ricaricare la batteria? In un solo istante morirei io e sparirebbero molte tracce della mia esistenza.
Sono d'accordo, che brutti pensieri! Avevo anche detto che oggi non volevo nemmeno morire! Eppure nella vita c'è sempre qualcosa che non va come credevi, caro/a mio/a. Mi verrebbe da aggiungere "per fortuna", ma in questo caso la fortuna sarebbe al massimo quella degli altri.

A proposito di fortuna, tanti auguri per la tua serata, di qualunque tipo essa sia. Io me la sto già godendo.

In foto Lenny Kravitz (volevo mettere qualcosa che non c'entrasse niente con me)


PS:
Vabbe' però adesso mi sono stufato. Mi asciugo e vado a farmi un'ultima birra.

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